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Sen. Prof. Dott. Mario Monti 
1 Gennaio 2013
 
 
 
L’uomo di Goldman Sachs si dimette per tornare subito, scompaginando il “bipolarismo obbligato”. Obiettivo: per instaurare l’autocrazia del grande capitale finanziario. Il professore è stato paracadutato a Palazzo Chigi con un compito preciso: distruggere l’Italia, per “rifarla” in modo che possa funzionare da paradigma europeo. Il programma, dichiarato ormai con imbarazzante chiarezza da Monti stesso, è sconcertante: "Far arretrare le condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione fino al punto in cui (secondo i manuali di macroeconomia liberista) diventano competitive con quelle di paesi che stanno soltanto ora approdando alla civiltà industriale". "Si tratta di un esperimento mai tentato prima in tempi di pace: obiettivi così sanguinosi, fino alla Seconda Guerra Mondiale, venivano raggiunti con una bella sequenza di stermini sui campi di battaglia e soprattutto con bombardamenti a tappeto tali da distruggere la capacità produttiva in eccesso". 
 
Era un modo «brutale ma capitalisticamente “normale”» di far ripartire l’accumulazione su nuove e più ristrette basi: "La bomba atomica diffusa, com’è noto, ha bruciato questa possibilità". "I paesi o le aree continentali di potenza industriale simile dispongono di testate nucleari sufficienti a distruggere più volte il pianeta". Oggi, ormai, "la guerra si introverte dunque all’interno dell’Occidente, diventa guerra alla popolazione". Ne parla apertamente lo stesso Monti, prima in conferenza stampa e poi in un’intervista a Lucia Annunziata: i “nemici” da battere sono la rappresentanza del lavoro, sindacati e partiti politici. La Cgil? Un’organizzazione "nobilmente arcaica", conservatrice come il suo affannato scudiero, Vendola. 
 
Chiarissimo anche l’obiettivo di brevissimo periodo: spaccare entrambi i poli fin qui dominanti nell’osceno “bipolarismo forzato” all’italiana, e ricomporne le parti disponibili intorno all’unico programma che possa esistere, l’agenda Monti: «Ovvero la “lettera della Bce”, ovvero il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio per sempre, ovvero la riduzione a nulla della spesa sociale (a cominciare da quella sanitaria, che incide immediatamente sulla lunghezza della vita media e quindi può contribuire rapidamente anche alla riduzione del “monte pensioni” (se muori prima, se ne pagheranno meno e per meno tempo)».  
E’ la fine del welfare state, della sicurezza sociale, dei diritti acquisiti attraverso decenni.  
«Ma Bersani, Vendola, Alfano se ne sono accorti?».  
«Se sì e non sono d’accordo, dovrebbero dichiarare guerra agli “impegni europei”.  
Se no, cambiassero mestiere, perché non sono tagliati per la politica di questi tempi di crisi». 
 
di Ninn Raimondi 
 
 
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