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Mafia, Marcello Dell'Utri condannato in appello 
L'ex senatore: "Inventato un romanzo criminale" 
 
La pena per l'esponente Pdl è di 7 anni. "Sono tranquillo. Ci sarà la Cassazione". Il Procuratore Generale della Repubblica, Dott. Luigi Patronaggio,  ha chiesto l'arresto: rischio fuga. 
La sentenza è stata emessa nel pomeriggio di lunedì 25 dal Tribunale di Palermo. "La mia condanna? E' il mio romanzo criminale. Speravo in un'altra sentenza, ma accetto il verdetto", è stato il primo commento dell'ex parlamentare. Poi, prima di lasciare l'aula giudiziaria, ha allargato le braccia, sospirando: "Fiducia? E' una parola grossa. Io continuo ad avere tranquillità. Ci sarà la Cassazione. Ci stava l'assoluzione, ci stava anche la condanna", ha aggiunto.  
 
CHIESTO L'ARRESTO - Il Procuratore Generale della Repubblica di Palermo Dott. Luigi Patronaggio ha chiesto l'arresto, per pericolo di fuga: è quanto si apprende dall'Ansa in ambienti giudiziari. 
 
POSSIBILITA' PRESCRIZIONE - Quanto all'ipotesi prescrizione (possibile se la Cassazione non si pronunciasse entro il 2014), Dell'Utri ha ironizzato: "Se arrivasse, direi come Andreotti: sempre meglio di niente. È una possibilità - ha detto - staremo a vedere. I calcoli li fanno gli avvocati e i giornalisti. Io attendo". 
 
LE ACCUSE - Tra condanne, annullamenti, appelli, parziali conferme delle condanne, la sintesi di quanto addebitato all'ex parlamentare Pdl riguarda la sua contiguità alla mafia. "Vi è la prova - aveva scritto in primo grado il collegio nella motivazione della sentenza del 2004 poi annullata - che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l'imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perchè era in corso il dibattimento di questo processo penale".  
 
"PERMISE "L'AGGANCIO" DI BERLUSCONI" - Il Dott. Patronaggio, nella requisioria che ha preceduto la sentenza, ha detto che "Marcello Dell'Utri, permettendo a Cosa nostra di agganciare Silvio Berlusconi, ha consentito alla mafia di rafforzarsi economicamente, di ampliare i suoi interessi, il suo raggio d'azione, di tentare di condizionare scelte politiche governative in relazione al successivo ruolo politico assunto da Berlusconi".
 
 
 
"Questa condotta - ha ribadito il Procuratore Generale della Repubblica - è stata perpetrata dall'imputato coscientemente, conoscendo e condividendo il metodo mafioso dell'organizzazione, perseguendo il fine personale del rafforzamento della sua posizione all'interno delle varie aziende e iniziative di Silvio Berlusconi". E ancora: "Occorre richiamare, proprio per la complessità di lettura dei rapporti tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi, come emerge dalle concordi dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sentiti, la condotta dell'imputato e mediò la rinnovata richiesta estorsiva di Salvatore Riina, che facendo pressioni e violenze sull'imprenditore milanese, intendeva agganciare l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi". 
 
PIERO GRASSO - Non credo al pericolo di fuga per Dell'Utri 
 
CASO APERTO DA 19 ANNI - La sentenza che ha condannato nel pomeriggio di lunedì 25 Marzo a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa giunge a 19 anni dall'avvio delle indagini per mafia sull'ex senatore del Pdl, aperte nel 1994 dalla Procura di Palermo e sfociate nell'ottobre del 1996 nel rinvio a giudizio. Il primo processo, apertosi il 5 novembre del 1997 davanti al Tribunale di Palermo presieduto da Leonardo Guarnotta, era durato sette anni e si era concluso l'11 dicembre del 2004 con la condanna dell'imputato a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa, più due anni di libertà vigilata, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento per le parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo. 
 
LA CONDANNA - Più in dettaglio, la Corte ha celebrato il processo dopo l'annullamento con rinvio, da parte della Cassazione, della prima sentenza di appello che aveva condannato Dell'Utri a 7 anni, assolvendolo, però, dei reati a lui contestati dal '92 in poi. Nel verdetto la Corte, presieduta da Raimondo Lo Forti, fa riferimento alla sentenza del tribunale che aveva condannato l'imputato a 9 anni e, vista l'assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al '92, si determina la pena a 7 anni di carcere: la stessa pena del primo processo d'appello, annullato dalla Cassazione.  
 
RIMBORSO ANCHE AL COMUNE - La Corte ha condannato l'ex senatore a risarcire le spese legali delle parti civili che si erano costituire contro di lui, il Comune e la Provincia di Palermo. Al Comune Dell'Utri dovrà versare 7.800 euro, mentre alla Provincia dovrà rimoborsarne 3.500.  
 
di Ninni Raimondi 
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1 Aprile 2013