Questo Sito non ha fini di lucro, né periodicità di revisione. Le immagini, eventualmente tratte dal Web, sono di proprietà dei rispettivi Autori, quando indicato.  Proprietà letteraria riservata. Questo Sito non rappresenta una Testata Giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto non può essere considerato, in alcun modo, un Prodotto Editoriale ai sensi e per gli effetti della Legge n.62 del 7 Marzo 2001.
 
 
Scarica il PDF della situazione
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
 
 
 
L'impegno dei nostri militari in Niger. 
di Ninni Raimondi
 
 
E’ ancora presto per capire quale compito sarà assegnato ai nostri soldati chiamati a schierarsi in Niger, lungo la fascia di confine con la Libia, ma, visto che siamo inseriti in seno ad un’alleanza europea costituitasi alla bisogna (dare supporto ai 5 paesi sahelo-sahariani – Mali, Burkina Faso, Mauritania, Niger e Ciad – nel contrasto ai gruppi jihadisti nel Sahel), mi arrischio a immaginare che il comando dell’operazione resterà ai francesi, già schierati nel Sahel da 4 anni con l’operazione “Berkhane” (nome evocativo, perché Berkhane era la la località del deserto algerino dove i francesi avevano installato il loro poligono atomico). 
Buon per Parigi, che così manterrà una tradizionale primazia in quell’area e si troverà nella comoda situazione di poter alleggerire l’impegno delle sue FF.AA. e contenere la spesa. 
A quanto mi sembra di capire, l’obiettivo principale del nostro governo è quello di fermare i flussi migratori clandestini (leggo dalla stampa: “Il nostro obiettivo è stabilizzare un’area che è fondamentale per il flusso sempre maggiore di esseri umani e nella lotta al terrorismo”). 
Basta conoscere un minimo la regione o consultare una carta geografica per rendersi conto che è velleitario pretendere di contrastare i flussi migratori provenienti dall’Africa sub-sahariana sorvegliando solo il confine Niger-Libia, perché i migranti muovono in piccoli gruppi diradati seguendo dei passatori (quindi per antonomasia profondi conoscitori del territorio in cui si muovono), i quali possono contare sulla complicità di tutta una popolazione che lucra su tale fenomeno; non ci vuole nulla a by-passare quella regione. 
Inoltre, non bisogna essere dei fini strateghi per prevedere che la presenza di un contingente in quell’area sortirà l’effetto di attivare e attirare proprio lì i vari gruppi jihadisti dormienti presenti nel Sahelo-Sahara (AQMI, gruppi Ansar, GSPC, etc), che da un po’ di tempo languono tra sud di Libia, Tunisia e Algeria e nord del Mali, al traino delle numerose bande di contrabbando e preda che muovono in quell’area e con le quali hanno stabilito rapporti di parentela attraverso matrimoni e di complicità tramite azioni predatorie comuni.E non bisogna nemmeno essere degli esperti tattici per immaginare che i gruppi jihadisti si faranno un vanto di compiere attentati in ambiente urbano (penso alla capitale del Niger e alla città di Agadez) e azioni di guerriglia ai danni del contingente, con imboscate e posa di IED lungo rotabili e direttrici percorse dai nostri militari. 
 
Ma torniamo all’obbiettivo primario della missione, ossia l’interruzione del flusso migratorio; stante l’impossibilità di controllare le infinite rotte del deserto che i migranti percorrono al seguito di passatori esperti e collaudati, appare evidente che il metodo cartesianamente più adeguato alla bisogna rimane il blocco navale, l’unico in grado di dare garanzie di riuscita perché: 
le zone di imbarco e partenza per l’attraversata del Mediterraneo sono più o meno tutte note (dove invece nulla si sa delle zone di assembramento e partenza dall’Africa sub sahariana per attraversare il deserto e giungere a quelle zone di imbarco), pertanto l’efficacia del blocco sarà elevatissima; 
a fronte di un elevato numero di abortite partenze di gommoni, il migrante saprà da chi l’ha preceduto che appena lasciato il bagnasciuga è stato intercettato da una nave militare che l’ha costretto a fare dietrofront e non riterrà più remunerativo intraprendere il «pasagium» sahelo-sahariano, dispendioso, faticoso, lungo e pericoloso, e per di più con nulle o scarsissime possibilità di andare a buon fine. 
Quanto alla stabilizzazione di quell’area, non é un contingente militare di alcune centinaia di uomini che potrà risolvere problematiche ormai sclerotizzate dallo scontro tra usi, consuetudini e costumi locali con ingerenze occidentali spesso indebite. 
 
Al fine di specificare più compiutamente quanto ho affermato, ritengo opportuno fare le seguenti chiose. 
1) Se la priorità è il controllo dei flussi migratori, non c’é dubbio che lo strumento definitivo è il blocco navale. Se poi sia fattibile o meno, questo attiene alla volontà di stabilire accordi ed eventualmente far orecchie da mercante nei confronti delle organizzazioni internazionali. 
2) Attenzione però: se l’obiettivo a latere di tale priorità è quello di contrastare i gruppi jihadisti nel Sahelo-Sahara, la questione cambia, e anche di molto. Possiamo anche permetterci di andarli a svegliare, quei gruppi dormienti, certamente non ci mancano le capacità operative, ma l’importante: 
 
E’ che si parli chiaro sin dall’inizio e che sin dall’inizio si sappia che si va a disturbare il can che dorme (in realtà, una muta di feroci randagi) e che è da dementi pensare di ridurli a più miti consigli con la filosofia delle “missioni di pace”; 
E’ che si abbia la consapevolezza che il can che dorme è bene andarlo a svegliare almeno equipaggiati con il manicotto e un randello. Per cui, anche se l’obiettivo primario è il contrasto dei flussi migratori, il controllo di quel territorio non potrà che essere assicurato da un dispositivo “combat ready”, propenso o fortemente orientato allo scontro armato; 
E’ che si assuma che loro non faranno sconti, per due principali ragioni: a) se ne fregano della Convenzione di Ginevra; b) sono ferocemente incazzati contro noi infedeli; pertanto, è bene aver coscienza che rischia di scapparci anche qualche scena truculenta nei confronti di eventuali prigionieri… 
3) Per quanto precede, visto che si va a mettere mano in un nido di vipere, è bene portarsi dietro il siero (che ci immunizzi dalla sindrome del pacifista, quella per cui i soldati buoni sono solo quelli che non sparano) e prepararsi a non fare sconti. 
 
4) Siamo in grado di fare ciò? I nostri soldati sul terreno sicuramente sì. Sono i nostri decisori politici coscienti di ciò? Ritengo di no. 
 
Comunque, onore ai nostri soldati, dovunque siano e qualsiasi compito svolgano, e onore alle loro bandiere.
Licenza Creative Commons  5  Gennaio 2018