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Ora Minniti piange: “A forza di parlare di antifascismo rischiamo di scomparire” 
di Ninni Raimondi
 
Il Partito Democratico rischia di scomparire.  
È questa la preoccupazione principale dell’ormai ex ministro dell’Interno Marco Minniti, emersa nel corso di un’intervista al quotidiano La Stampa. “Queste elezioni rappresentano una sconfitta storica per la sinistra – spiega Minniti -. Il colpo subito dal Pd con un risultato poco sopra il 18% diventa ancora più sconvolgente se lo guardiamo da vicino”. Secondo il ministro, dunque, lo spettro dell’”irrilevanza politica” è un pericolo concreto per i dem. 
Lui si rifiuta di candidarsi alla guida di un partito che sembra essere ogni giorno di più su un binario morto e afferma che, visti i più che deludenti risultati del voto di domenica scorsa, “serve una riflessione severa, radicale, senza pregiudizi né freni. Negli ultimi anni si è messa troppa polvere sotto il tappeto ma la storia a un certo punto presenta il conto”. 
È un’autocritica pesante quella che Minniti fa al suo partito, che nonostante la batosta subita sembra non volersi rassegnare alla sconfitta e guardare ad alleanze future. “Sarà una mia ignoranza, ma non ricordo un partito che – dopo aver perso le elezioni – si sia affrettato a discutere di alleanze: si tratta di una questione che interpella chi ha vinto e non chi ha perso le elezioni”, afferma l’ex ministro dell’interno che aggiunge: “Se un partito, dopo 5 anni di governo, passa dal 25 al 18,7%, è evidente che gli elettori non ti hanno incoraggiato a continuare. Sarebbe una serafica strafottenza ignorarli. E se lo fai, il loro voto lo perdi per sempre”. 
Ma l’autocritica più forte arriva sull’antifascismo, divenuto la battaglia principale della sinistra mentre i populismi si mangiavano l’elettorato del Pd. “E’ come se fossimo stati privi di connessione con la realtà”, ha notato sconsolatamente il ministro dell’Interno uscente. 
Licenza Creative Commons  14 Marzo  2018
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