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La giravolta di Travaglio 
di Ninni Raimondi
 
Di Maio chieda i voti del Pd per fare un governo 
Una delle cose divertenti della politica è che puoi dire una cosa per anni, poi dire l’esatto contrario, e nessuno se ne accorge. Capita così che Marco Travaglio, dopo mesi e mesi in cui ha insultato in ogni modo il Partito Democratico, cambi idea da un giorno all’altro.  
Appena due giorni fa aveva dichiarato a Tagadà su La7: "Chi sarà il prossimo segretario del Pd? Interpretare i manicomi è difficilissimo». Adesso, invece, arriva la retromarcia: «Se Di Maio vuole i voti del Pd derenzizzato e di Liberi e Uguali, glieli chieda". 
Travaglio, insomma, ora si mette a spiegare al M5S come formare una maggioranza di governo stabile.  
Bisogna costruirla: non aspettando che si facciano vivi gli altri e poi meravigliandosi perché finora non s’è visto nessuno (e ti credo!). Ma facendo ai partner una proposta che non possano rifiutare. Se Di Maio vuole i voti del Pd derenzizzato e di LeU, glieli chieda. Poi vada a parlare con Martina e Grasso su un’offerta chiara, realistica, generosa e rispettosa della democrazia parlamentare (che non si regge su maggioranze relative, ma assolute). 
 
Secondo il direttore del Fatto Quotidiano, dunque, Di Maio dovrebbe fare proprio quello che non fece il Pd nel 2013, quando pareggiò col M5S: si pappò le presidenze delle due Camere, designò Bersani come premier, stese un programma e una lista di ministri, poi pretese che i 5Stelle sostenessero al Senato il suo governo di minoranza.  
Risultato: il famoso e disastroso incontro in streaming. […] Ora Di Maio crede che avere quasi doppiato il Pd lo autorizzi a fare altrettanto». Fa strano che l’infaticabile fustigatore del Pd ora prema sull’acceleratore per un accordo M5S-Pd.  
Dovesse cadere quest’ipotesi, chissà se Travaglio non possa arrivare a ipotizzare addirittura un’intesa con Berlusconi. Tanto ormai la china sembra quella, in effetti. 
Licenza Creative Commons  21 Marzo  2018
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