Servizio  
 
 
 
Questo Sito non ha fini di lucro, né periodicità di revisione. Le immagini, eventualmente tratte dal Web, sono di proprietà dei rispettivi Autori, quando indicato.  Proprietà letteraria riservata. Questo Sito non rappresenta una Testata Giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto non può essere considerato, in alcun modo, un Prodotto Editoriale ai sensi e per gli effetti della Legge n.62 del 7 Marzo 2001.
 
 
Scarica il PDF della situazione
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Interni
Esteri
Cultura
Il parolaio
 
Monsieur le President
 
Lettera aperta a Monsieur le Président 
di Ninni Raimondi
 
Sui fatti di Bardonecchia, visto che in Francia non ne danno alcuna notizia, alla faccia della libertà democratica di stampa.  
Tutti servi i giornali, telegiornali e giornalisti francesi. 
 
Lettera aperta a Monsieur le Président 
Caro Macron, stavolta non possiamo proprio stare zitti.  
Vede, Monsieur le Président, la puntura di spillo di Bardonecchia – perché di puntura di spillo si deve parlare – si aggiunge a una serie di episodi che risalgono alla notte dei tempi.  
E ripercorrerli può aiutarLa a capire perché ci siamo tanto arrabbiati. 
 
Da Brenno a Francesco I 
Cominciamo dal 390 avanti Cristo.  
Il Macron dell’epoca si chiama Brenno ed è il capo dei Galli Senoni. Arriva fino a Roma. E se non ci fosse stato Furio Camillo, forse oggi sul Tevere si mangerebbero baguettes e paté de fois gras. 
Da quel primo e fugace incontro passano oltre 1500 anni, ma attorno al 1250 un tal Carlo d’Angiò riesce a farsi incoronare re di Sicilia.  
Poi si prende Napoli e ci vogliono gli Aragonesi per cacciarvi dall’Italia. 
 
Carlo VIII 
Nel 1494 arriva a Bardonecchia un tipo armato fino ai denti.  
È Carlo VIII, che di professione fa il Re di Francia e va ancora fino a Napoli.  
A Fornovo, però, gli diamo una bella lezione, sperando che voi “cugini d’Oltralpe” avreste finalmente capito.  
Ma no, figurati (siamo un po' duri di comprendonio vero, caro President?).  
Passano pochi anni e il successore, Luigi XII, s'incapriccia di Milano e ovviamente se la prende. Dura poco anche in questo caso, perché stavolta le prendete dagli Spagnoli (un popolo a noi molto affine in quanto di origine "latina", altro che galletti ...) e tornate a casa con le ossa rotte e tanti lividi sulla schiena. 
1525: a Pavia un altro sovrano francese, Francesco I, fa lo splendido: “Tutto è perduto tranne l’onore”.  
Ma eravate, ancora una volta, sul suolo italico.  
 
Il Re Sole e Napoleone 
1600: ancora truppe francesi alla conquista dell’Italia e stavolta tocca al Piemonte.  
A Enrico IV piace il marchesato di Saluzzo. Sconfitto il galletto se ne torna in Francia. 
1706: è il Re Sole in persona che ordina l’invasione.  
L’assedio di Torino è rimasto famoso per il sacrificio di Pietro Micca. Ma i “cattivi”, caro Macron, eravate sempre voi e le avete prese (ma non vi stancate mai?) 
Non passa neanche un secolo, quando un tipo non troppo alto – stavolta passando dalla riviera ligure – ripete il solito copione. Il tipo, un certo Buonaparte, oppure Bonaparte (non ricordiamo bene) si ferma parecchio, diciamo una ventina d’anni e se ne va portando con sé (diremmo rubando) quasi la metà delle opere che oggi fanno l’orgoglio del Louvre, mica della Francia. 
Il nipote di cotanto generale, un certo Napoleone III, se da una parte ci dà una mano a scacciare gli Austriaci, dall’altra ci impedisce di arrivare a Roma. Che, detto fra noi, sarà anche ladrona, ma secondo gli italici era il posto giusto per farci una Capitale. Insomma, Roma riusciamo a prenderla solo quando Napoleone III viene sconfitto dai tedeschi a Sedan. Le prende di santa ragione e se ne va. 
 
Le invasioni italiane  
Caro Macron, vogliamo fare una statistica senza disturbare l’Istat o la Cgia di Mestre? Noi vi abbiamo “rotto le scatole” solo due volte in 2500 anni.  
La prima con un certo Giulio Cesare e la seconda durante la Seconda guerra mondiale, quando vi abbiamo fatto il solletico tra Briga e Mentone. E voi, malati da sempre di Grandeur, ci avete risposto: “È un colpo di pugnale ad un uomo in terra. I tedeschi sono padroni duri, ve ne accorgerete anche voi”. 
 
Gheddafi e la Gioconda 
Monsieur Macron: vi siete comprati la Gioconda, Nizza e la Savoia, la Corsica, tutta roba indubbiamente italiana. Vogliamo parlare, anche, delle nostre aziende sulle quali cercate sempre di fare shopping selvaggio?  
E la storia di Gheddafi?  
Noi italiani la vediamo così: quando la nostra Eni soppianta la vostra Total in Libia, voi fate partire i Mirage da guerra. Oggi sappiamo che forse Sarkozy, il Suo predecessore, l’ha fatto anche per far tacere un testimone scomodo, che avrebbe potuto rivendicare qualche milioncino di euro passato di mano.  
Resta il fatto che avete fatto un bel casino che si è riverberato su di noi. 
Arrivando ai giorni nostri, vogliamo parlare di Ventimiglia?  
O di quella madre incinta che è stata respinta, sempre a Bardonecchia, trovando la morte? 
 
Bardonecchia e i cugini antipatici 
Vede, Monsieur le Président, a noi Italiani la Francia piace molto.  
Ci veniamo volentieri.  
Non ci siete molto simpatici, è vero, con questa vostra aria da primi della classe.  
Ma ci piacciono Parigi, Nizza e la Costa Azzurra e anche Chamonix.  
Però ci sono dei nervi scoperti da 2500 anni, sui quali avete continuato a “sconfinare”.  
Ecco perché bastano 5 gendarmi (Neanche tanto svegli. Ma i francesi, si sa ...) che a Bardonecchia chiedono ad un rifugiato di fare pipì a farci venire il fumo negli occhi. 
Come dire: Bastò la pipì per farla fuori dal vasino? 
Ci stia bene e soprattutto stia sveglio e ci saluti la nonna, ops pardon, la Sua signora. 
Licenza Creative Commons  2 Aprile  2018
2013
2014
2015
2016
2017
2018