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L’altra faccia del grillismo
 
L’altra faccia del grillismo becero: la viltà del Partito Democratico 
di Ninni Raimondi
 
L’altra faccia del grillismo becero: la viltà del Partito Democratico 
 
Ci vuole una bella faccia tosta per dichiarare con fare sconvolto che il governo nascente rappresenta una vera minaccia per questo paese, che si tratta del governo più a destra della storia (magari!) e che è necessaria una riscossa collettiva per togliere il nostro futuro dalle grinfie del duo Salvini-Di Maio. Ebbene, questa faccia tosta la sinistra ce l’ha, e in particolar modo il Partito Democratico o ciò che si esso è sopravvissuto a Renzi. 
Per dirla con tutti i sepolcri imbiancati che per vent’anni si sono inventati il pericolo Berlusconi per la democrazia italiana e che negli ultimi mesi han fatto risorgere fascismi e nazismi vari, non è normale che un partito rappresentante il 17% dei votanti, i quali a rigor di logica gli hanno accordato il voto nella speranza di farlo governare, in un primo momento sia succube dell’oltranzismo renziano che gli impedisce di accordarsi col Movimento 5 stelle adducendo come motivazione il fatto che “chi perde deve stare all’opposizione”, e in un secondo momento si stracci le vesti per l’accordo intercorso tra lo stesso Movimento e l’altra parte politica disponibile, ovvero la Lega, chiamando a raccolta la solita parte civile ed educata del paese Italia che come al solito deve sopportare il fardello della rinascita della nazione. Alla luce degli ultimi anni, dal novembre 2011 ad oggi, questa è roba degna di un manicomio. 
La storia della sinistra culturalmente ricca, affascinante nei modi e all’avanguardia nei costumi, 
portatrice della responsability, a differenza degli altri rozzi politicanti allo sbaraglio, non ha più 
senso d’esistere. In tutta Europa stanno sprofondando nella loro stessa incapacità, e dove riescono a rimanere a galla, vedi Italia, il merito va all’istinto di sopravvivenza e di trasformazione da partito di Gramsci a partito che adotta politiche che somigliano a quelle liberiste. 
 
Ma insomma, perché presentarsi alle elezioni politiche se poi, di fronte ad un tracollo dei 
consensi, si sputa sull’unica possibilità di andare a far parte della compagine governativa? 
Emulazione, e niente più. Il Partito Democratico, da bravo studente svogliato, ha imparato che stare a guardare è più facile di rimboccarsi le maniche e lavorare. Ha capito di aver fatto molti passi falsi negli ultimi tempi, e di aver sottovalutato il sentimento di disgusto nei loro confronti che montava in tutto il paese, soprattutto in quelle zone povere e proletarie che un tempo costituivano la sua ossatura politica. Fateci caso: avete per caso ascoltato nei mesi di campagna elettorale uno straccio di programma del Pd? Annunci da poco, un po’ di vanità per essersi aggiudicati il posto di fanalino di coda tra i paesi dell’Unione in fatto di crescita del Pil, e poi a braccia conserte affacciati alla finestra a guardare gli altri due. Ma perché poi, di cosa diavolo dovrebbe parlare oggi la sinistra? Può scegliere di chiamarsi Partito comunista, rimanendo attaccata alle proprie origini, altrimenti può optare per il trasformismo di cui sopra, facendo proprie delle battaglie inesistenti e reinventandosi un proletariato da difendere: immigrati clandestini, omosessuali, donne mitomani e tutto ciò che si autoproclama “minoranza da tutelare”. Mancano i contenuti. Manca la preparazione. Anzi, manca direttamente il libro di testo su cui prepararsi per l’interrogazione. 
 
Dunque il Renzi, che gestisce il partito nell’ombra dopo averlo condotto al macello, ha 
dichiarato nel salotto delle ovvietà ovvero da Fazio che mai il suo partito si sarebbe alleato col Movimento 5 Stelle. Immaginiamo la faccia di Martina, segretario reggente dem, trovandosi di fatto scalzato dal proprio ruolo da chi è stato in più occasioni preso a pedate dal popolo sovrano. La realtà è che il renzismo è rimasto egemone nel partito grazie a questa nuova corrente di pensiero debolissima ma con forza veicolata al suo interno, fatta di nuove speranze, di riscosse, di slogan sulla rottamazione e di ultima spiaggia su cui far approdare i naufraghi. Sono l’altra faccia del grillismo becero e totalitario. Primo tratto distintivo e in comune: nessuna opposizione. Seconda caratteristica condivisa: l’elettorato. Terza: filastrocche e supercazzole. 
 
La viltà del Partito Democratico rimarrà nei libri di storia come prima voce nel capitolo “Facce toste”. Ed è la prova provante che, al netto dell’insipienza del probabile nuovo governo, dall’altra parte c’è gente che sulla (folle) proposta grillina dell’agente provocatore sta costruendosi il futuro: gettare in pasto alla bestia famelica la vittima sacrificale per poter poi gridare “al lupo, al lupo!”. 
Licenza Creative Commons  24 Maggio  2018
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