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Ha violato la Costituzione?
 
Articolo 92 e nomina dei ministri: Mattarella ha violato la Costituzione? 
di Ninni Raimondi
 
"Conflittuale, ambivalente, interpretabile, ideologizzata e ispirata alla sfiducia nei confronti degli altri”: così, pochi anni fa e nel pieno di una delle cicliche polemiche attorno alla nostra carta fondamentale, il professor Achille Chiappetti, ordinario di diritto pubblico all’università La Sapienza di Roma, definiva la Costituzione. Un giudizio netto sulla “Costituzione più bella del mondo”, tanto bella da aver prodotto una crisi istituzionale (quasi) senza precedenti dopo lo strappo operato ieri da Mattarella. 
Terreno di scontro è l’ormai arcinoto articolo 92, il quale al secondo comma recita: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». 
Non è la prima volta che, sul tema, il Colle e il premier incaricato entrano in conflitto. Per citare i casi più recenti – curiosamente tutti legati al ministero della Giustizia – Oscar Luigi Scalfaro si oppose alla nomina di Cesare Previti (che non fu comunque escluso ma andò alla Difesa) nel Berlusconi I, Ciampi nel Berlusconi II bloccò Roberto Maroni e Napolitano impedì a Renzi di nominare guardasigilli il magistrato Nicola Gratteri. 
 
Mai, però, si era assistito ad un irrigidimento tale per cui alla mancata nomina di un ministro si arrivasse di fatto ad impedire la formazione del governo. D’altronde, per tornare all’articolo 92, il dispositivo non è per niente chiaro: chi nomina chi? Se per i difensori di Mattarella bene ha fatto il capo dello Stato a rifiutare Paolo Savona al ministero dell’Economia, i suoi detrattori insistono sulla non competenza del Quirinale sui componenti dell’esecutivo. In teoria, volendo interpretare letteralmente l’articolo 92, il presidente del Consiglio dovrebbe indicare i nomi e il presidente della Repubblica nominarli nel senso di procedere alla loro proclamazione. Ma la loro scelta – questo è fuori dubbio – spetta all’organo politico e cioè al premier in pectore. 
Il discorso non è agevole perché, complice la poca chiarezza di quel secondo comma, tutto ruota attorno ai rapporti fra istituzioni, con il Presidente che ha voluto forzare la mano probabilmente eccedendo nelle sue prerogative. O almeno questo sembra emergere dall’opinione di due illustri giuristi che la Costituzione, oltre ad averla studiata, hanno anche contribuito a scriverla. “La proposta dei ministri (inteso fatta dal premier) deve ritenersi strettamente vincolante per il capo dello Stato”, scriveva, nel suo manuale “Istituzioni di diritto pubblico” del 1975, il deputato Dc all’Assemblea Costituente Costantino Mortati. Gli faceva eco Aldo Bozzi, anch’egli deputato alla Costituente ma tra le fila dei liberali: “È quindi evidente che i ministri debbano avere la fiducia del Presidente del Consiglio, ed è da escludersi che il Capo dello Stato abbia il potere di rifiutarne la nomina”. 
Licenza Creative Commons  29 Maggio  2018
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