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Le Ausiliarie della RSI
 
Le Ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana trucidate dai partigiani! Perché? 
di Ninni Raimondi
 
LE AUSILIARIE DELLA R.S.I., TRUCIDATE DAI PARTIGIANI, SONO STATE DIMENTICATE DAI NOSTRI GOVERNI? PERCHE'? 
 
I morti della R.S.I. non sono mai stati considerati né soldati, né esseri umani.  
Essi sono sempre stati considerati il Male assoluto. Invece, tra quei morti, ci sono stati padri di famiglia, fratelli, figli, donne che non sono mai più tornati dai loro cari. Per essi morire in guerra o in uno scontro a fuoco con i partigiani ha spesso rappresentato un onore ma, a volte, anche una sfortuna. Infatti i soldati della R.S.I. e le Ausiliarie cadute in mano ai partigiani hanno subito fini orribili e atroci torture che non potranno mai essere giustificate da alcun motivo, politico, morale, civile o militare che sia. L’assassinio di queste donne, che erano spesso delle giovanette di sedici o diciotto anni, è stato perpetrato in circostanze assai crudeli, dopo violenze, stupri e sevizie e dopo aver dovuto sfilare nude, con capelli tagliati a zero, tra siepi di gente scatenata.  
Le Ausiliare erano soltanto crocerossine...perchè nessuno le ha mai ricordate? 
Fu l'indignazione per il tradimento badogliano dell'8 settembre 1943, che vanificava il sacrificio dei Caduti e lo sforzo comune di più generazioni, a provocare la reazione di un rilevante numero di donne, la maggior parte giovani, e a spingerle ad una scelta non soltanto politica ma a difesa dell'onore stesso d'Italia.  
 
Esse vollero dimostrare in modo tangibile la loro ribellione all'ignobile tradimento consumato il 3 settembre 1943 a Cassibile, in Sicilia, dove Badoglio firmò all'insaputa dell'alleato tedesco l'armistizio con il nemico. Per rigore storico precisiamo che il 5 dello stesso mese (nonostante l'armistizio firmato) fu violentemente bombardata dalle "fortezze volanti", gli enormi bombardieri angioamericani, la città di Frascati e che solo l'8 settembre gli italiani vennero a sapere dell'avvenuta resa. 
 
Nel gennaio 1944 il giornalista Concetto Pettinato scrive su "La Stampa" un appassionato articolo nel quale chiama a raccolta nell'ora difficile e disperata le donne d'Italia. 
A Milano, in Piazza S. Sepolcro, circa 600 giovani donne si radunano spontaneamente e ribadiscono la loro volontà di partecipare in modo attivo al conflitto, chiedendo di essere arruolate.  
Situazioni analoghe si verificano in altri centri della Repubblica Sociale italiana. Cominciano a costituirsi spontaneamente gruppi femminili in servizio presso i Comandi Militari. Si va sempre più concretizzando l'idea di un arruolamento volontario femminile nelle file dell'Esercito Repubblicano.  
A Torino l'insegnante Anna Maria Bardia raduna un gruppo di ragazze che, dopo un corso di addestramento in una caserma di Moncalieri, vengono impiegate nei reparti della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera (Confinaria), dando prova di disciplina, di serietà e di attaccamento al dovere. 
Anche la Decima Flottiglia MAS comincia ad inquadrare le sue volontarie. i corsi dei Servizio Ausiliario della Decima, organizzati e guidati da Fede Arnaud Pocek, furono tre (Sulzano, BS - Grandola, CO - Coi di Luna, TV), per un totale di circa 300 ragazze. 
Dai primi dell'aprile 1944 è in svolgimento a Noventa Vicentina il primo Corso Nazionale "Avanguardia" dell'opera Balilia, il cui Presidente, Generale Renato Ricci, è un convinto assertore dell'arruoiamento femminile nelle Forze Armate. 
 
Seguiranno altri due corsi nazionali: "Ardimento" a Castiglione Olona e "Siro Gaiani" a Milano, quest'ultimo intitolato al milite della G.N.R. falciato da una raffica di mitra esplosa dai partigiani mentre essi tentavano di penetrare nell'edificio adibito ad accantonamento delle allieve. Le ausiliarie uscite da questi tre corsi vengono scherzosamente chiamate "Balilline" in quanto la loro età minima di arruolamento è di soli 16 anni. In prevalenza, esse presteranno servizio alla Guardia Nazionale Repubblicana. 
Anche le "Balilline", come le sorelle maggiori, non esitano ad abbandonare la casa, la scuola, gli affetti e le comodità della famiglia. Scelgono, temperando l'esuberanza dell'adolescenza, una vita di disciplina e di sacrificio, pur di poter essere anche loro utili alla Patria. 
La loro divisa è costituita da: giacca sahariana senza collo e gonna pantaloni, entrambe di colore kaki, camicia nera, basco, e fregi della doppia M della G.N.R. sulla fibbia dei cinturone di pelle e sul bavero. 
 
Per riflettere un po'... 
(Convenzionalmente, in Italia, la seconda guerra mondiale, termina il 19 Aprile 1945)  
 
Amodio Rosa: 23 anni, assassinata nel luglio del 1947, mentre in bicicletta andava da Savona a Vado. 
Antonucci Velia: due volte prelevata, due volte rilasciata a Vercelli, poi fucilata. 
Audisio Margherita: Fucilata a Nichelino il 26 aprile 1945. 
Baldi Irma: Assassinata a Schio il 7 luglio 1945. 
Batacchi Marcella e Spitz Jolanda: 17 anni, di Firenze. Assegnate al Distretto militare di Cuneo altre 7 ausiliarie, il 20 aprile 1945, con tutto il Distretto di Cuneo, pochi ufficiali, 20 soldati e 9 ausiliarie, si mettono in movimento per raggiungere il Nord, secondo gli ordini ricevuti. La colonna è però costretta ad arrendersi nel Biellese ai partigiani del comunista Moranino. Interrogate, sette ausiliarie, ascoltando il suggerimento dei propri ufficiali, dichiarano di essere prostitute che hanno lasciato la casa di tolleranza di Cuneo per seguire i soldati. Ma Marcella e Jolanda non accettano e si dichiarano con fierezza ausiliarie della RSI. I partigiani tentano allora di violentarle, ma le due ragazze resistono con le unghie e con i denti. Costrette con la forza più brutale, vengono violentate numerose volte. In fin di vita chiedono un prete. Il prete viene chiamato ma gli è impedito di avvicinare le ragazze. Prima di cadere sotto il plotone di esecuzione, sfigurate dalle botte di quelle belve indegne, mormorano: “Mamma” e “Gesù”. Quando furono esumate, presentavano il volto tumefatto e sfigurato, ma il corpo bianco e intatto. Erano state sepolte nella stessa fossa, l’una sopra l’altra. Era il 3 maggio 1945. 
Bergonzi Irene: Assassinata a Milano il 29 aprile 1945. 
Biamonti Angela: Assassinata il 15 maggio 1945 a Zinola (SV) assieme ai genitori e alla domestica. 
Bianchi Annamaria: Assassinata a Pizzo di Cernobbio (CO) il 4 luglio 1945. 
Bonatti Silvana: Assassinata a Genova il 29 aprile 1945. 
Brazzoli Vincenza: Assassinata a Milano il 28 aprile 1945. 
Bressanini Orsola: Madre di una giovane fascista caduta durante la guerra civile, assassinata a Milano il 10 maggio 1945. 
Buzzoni Adele, Buzzoni Maria, Mutti Luigia, Nassari Dosolina, Ottarana Rosetta: Facevano parte di un gruppo di otto ausiliarie, (di cui una sconosciuta), catturate all’interno dell’ospedale di Piacenza assieme a sei soldati di sanità. I prigionieri, trasportati a Casalpusterlengo, furono messi contro il muro dell’ospedale per essere fucilati. Adele Buzzoni supplicò che salvassero la sorella Maria, unico sostegno per la madre cieca. Un partigiano afferrò per un braccio la ragazza e la spostò dal gruppo. Ma, partita la scarica, Maria Buzzoni, vedendo cadere la sorella, lanciò un urlo terribile, in seguito al quale venne falciata dal mitra di un partigiano. Si salvarono, grazie all’intervento di un sacerdote, le ausiliarie Anita Romano (che sanguinante si levò come un fantasma dal mucchio di cadaveri) nonché le sorelle Ida e Bianca Poggioli, che le raffiche non erano riuscite ad uccidere. 
Carlino Antonietta: Assassinata il 7 maggio 1945 all’ospedale di Cuneo, dove assisteva la sua caposquadra Raffaella Chiodi. 
Castaldi Natalina:Assassinata a Cuneo il 9 maggio 1945. 
Chandrè Rina, Giraldi Itala, Rocchetti Lucia: Aggregate al secondo RAU (Raggruppamento Allievi Ufficiali) furono catturate il 27 aprile 1945 a Cigliano, sull’autostrada Torino – Milano, dopo un combattimento durato 14 ore. Il reparto si era arreso dopo aver avuto la garanzia del rispetto delle regole sulla prigionia di guerra e dell’onore delle armi. Trasportate con i loro camerati al Santuario di Graglia, furono trucidate il 2 maggio 1945 assieme ad oltre 30 allievi ufficiali con il loro comandante, maggiore Galamini, e le mogli di due di essi. La madre di Itala ne disseppellì i corpi. 
Chiettini (si ignora il nome): Una delle tre ausiliarie trucidate nel massacro delle carceri di Schio il 6/7 luglio 1945. 
Collaini Bruna, Forlani Barbara: Assassinate a Rosacco (Pavia) il 5 maggio 1945. 
Conti Magnaldi Adelina: Madre di tre bambini, assassinata a Cuneo il 4 maggio 1945. 
Crivelli Jolanda: Vedova ventenne di un ufficiale del Battaglione “M” costretta a denudarsi e fucilata a Cesena, sulla piazza principale, dopo essere stata legata ad un albero, ove il cadavere rimase esposto per due giorni e due notti. 
De Simone Antonietta: Romana, studentessa del quarto anni di Medicina, fucilata a Vittorio Veneto in data imprecisata dopo il 25 aprile 1945. 
Degani Gina: Assassinata a Milano in data imprecisata dopo il 25 aprile 1945. 
Ferrari Flavia: 19 anni, assassinata l’ 1 maggio 1945 a Milano. 
Fragiacomo Lidia, Giolo Laura: Fucilate a Nichelino (TO) il 30 aprile 1945 assieme ad altre cinque ausiliarie non identificate, dopo una gara di emulazione nel tentativo di salvare la loro comandante. 
Gastaldi Natalia: Assassinata a Cuneo il 3 maggio 1945. 
Genesi Jole, Rovilda Lidia: Torturate all’hotel San Carlo di Arona (Novara) e assassinate il 4 maggio 1945. In servizio presso la GNR di Novara. Catturate alla Stazione Centrale di Milano, ai primi di maggio, le due ausiliarie si erano rifiutate di rivelare dove si fosse nascosta la loro comandante provinciale. 
Greco Eva: Assassinata a Modena assieme a suo padre nel maggio del 1945. 
Grill Marilena: 16 anni, assassinata a Torino la notte del 2 maggio 1945. 
Landini Lina: Assassinata a Genova l’1 maggio 1945. 
Lavise Blandina: Una delle tre ausiliarie trucidate nel massacro delle carceri di Schio il 6/7 luglio 1945. 
Locarno Giulia: Assassinata a Porina (Vicenza) il 27 aprile 1945. 
Luppi Romano Lea: Catturata a Trieste dai partigiani comunisti, consegnata ai titini, portata a Lubiana, morta in carcere dopo lunghe sofferenze il 30 ottobre 1947. 
Minardi Luciana: 16 anni di Imola. Assegnata al battaglione “Colleoni” della Divisione “San Marco” attestati sul Senio, come addetta al telefono da campo e al cifrario, riceve l’ordine di indossare vestiti borghesi e di mettersi in salvo, tornando dai genitori. Fermata dagli inglesi, si disfa, non vista, del gagliardetto gettandolo nel Po. La rilasciano dopo un breve interrogatorio. Raggiunge così i genitori, sfollati a Cologna Veneta (VR). A metà maggio, arriva un gruppo di partigiani comunisti. Informati, non si sa da chi, che quella ragazzina era stata una ausiliaria della RSI, la prelevano, la portano sull’argine del torrente Guà e, dopo una serie di violenze sessuali, la massacrano. “Adesso chiama la mamma, porca fascista!” le grida un partigiano mentre la uccide con una raffica. 
Monteverde Licia: Assassinata a Torino il 6 maggio 1945. 
Morara Marta: Assassinata a Bologna il 25 maggio 1945. 
Morichetti Anna Paola: Assassinata a Milano il 27 aprile 1945. 
Olivieri Luciana: Assassinata a Cuneo il 9 maggio 1945. 
Ramella Maria: Assassinata a Cuneo il 5 maggio 1945. 
Ravioli Ernesta: 19 anni, assassinata a Torino in data imprecisata dopo il 25 aprile 1945. 
Recalcati Giuseppina, Recalcati Mariuccia, Recalcati Rina:  Madre e figlie assassinate a Milano il 27 aprile 1945. 
Rigo Felicita: Assassinata a Riva di Vercelli il 4 maggio 1945. 
Sesso Triestina: Gettata viva nella foiba di Tonezza, presso Vicenza. 
Silvestri Ida: Assassinata a Torino l’1 maggio 1945, poi gettata nel Po. 
Speranzon Armida: Massacrata, assieme a centinaia di fascisti nella Cartiera Burgo di Mignagola dai partigiani di “Falco”. I resti delle vittime furono gettati nel fiume Sile. 
Tam Angela Maria: Terziaria francescana, assassinata il 6 maggio 1945 a Buglio in Monte (Sondrio) dopo aver subito violenza carnale. 
Tescari Ladini Letizia: Gettata viva nella foiba di Tonezza, presso Vicenza. 
Ugazio Cornelia, Ugazio Mirella: Assassinate a Galliate (Novara) il 28 aprile 1945 assieme al padre. 
 
Tra le vittime del massacro compiuto dai partigiani comunisti nelle carceri di Schio (54 assassinati nella notte tra il 6 ed il 7 luglio 1945) c’erano anche 19 donne, tra cui le 3 ausiliarie (Irma Baldi, Chiettini e Blandina Lavise) richiamate nell’elenco precedente. 
In via Giason del Maino, a Milano, tre franche tiratrici furono catturate e uccise il 26 aprile 1945. Sui tre cadaveri fu messo un cartello con la scritta “AUSIGLIARIE”. I corpi furono poi sepolti in una fossa comune a Musocco. Impossibile sapere se si trattasse veramente di tre ausiliarie. 
Nell’archivio dell’obitorio di Torino, il giornalista e storico Giorgio Pisanò ha ritrovato i verbali d’autopsia di sei ausiliarie sepolte come “sconosciute”, ma indossanti la divisa del SAF. 
Cinque ausiliarie non identificate furono assassinate a Nichelino (TO) il 30 aprile 1945 assieme a Lidia Fragiacomo e Laura Giolo
Al cimitero di Musocco (Milano) sono sepolte 13 ausiliarie sconosciute nella fossa comune al Campo X. 
Un numero imprecisato di ausiliarie della “Decima Mas” in servizio presso i Comandi di Pola, Fiume e Zara, riuscite a fuggire verso Trieste prima della caduta dei rispettivi presidi, furono catturate durante la fuga dai comunisti titini e massacrate. 
 
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