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Il PD contro Salvini
 
Il Pd contro Salvini: “Ha votato il salva-Benetton” 
di Ninni Raimondi
 
Il Pd contro Salvini: “Ha votato il salva-Benetton”. 
La replica: “Chi non ha vigilato stia zitto” 
 
 
“Nel 2008 Salvini votò a favore del cosiddetto ‘salva Benetton‘ che diede al gruppo le concessioni molto vantaggiose per Autostrade. Governava con Berlusconi. Ora non se lo ricorda più?”. E’ questa l’accusa su Twitter della deputata del Pd, Deborah Serracchiani, che non trova di meglio per attaccare il leader della Lega. “Sì, è vero ed è stato sicuramente un errore – replica il ministro dell’Interno, ospite del programma di Rai3 Agorà – però da parte di chi ha governato per anni e anni e ha firmato e verificato le concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno. Chi è riuscito a fare polemica politica pure sui funerali di sabato andrebbe curato“. Sta tutta qui, in poche parole, la diagnosi centrata che il vicepremier formula in merito alla crisi del Partito Democratico. 
Salvini interviene anche sul tema della possibile nazionalizzazione di Autostrade, ipotesi lanciata dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Commenta il vicepremier: “Nazionalizzazione? Guardando i bilanci, rispondo di sì: io non sono pro e contro Autostrade o Benetton. Non sono contro i privati, ma in questo caso il privato ha fatto un disastro. Quello che faremo noi sarà dettato non da voglia di vendetta ma di giustizia”. Ancora: “Non vorrei che a Genova si arrivasse al doppio disastro che stanno vivendo le vittime di Viareggio”, dice Salvini in riferimento al lungo e complicato iter giudiziario relativo all’incidente ferroviario del 29 giugno 2009 nella città toscana. 
Per Salvini la revoca della concessione per le autostrade “non arriverà in 15 giorni, perché giustamente essendo noi un Paese civile, ci sarà spazio per la controparte, per spiegare cosa ha fatto, cosa non ha fatto, per giustificarsi. Durerà alcune settimane questo percorso; durante queste settimane valuteremo cosa è meglio per gli italiani”. 
Infine, la polemica sul selfie dopo i funerali di Stato a Genova. “Non mi colpisce la polemica strumentale di alcuni politici, mi colpisce il basso livello di una certa parte del giornalismo italiano che non rappresenta il bello del Paese. E il bello del Paese è che, nonostante la strage, c’è gente che già il giorno dopo mi diceva: ‘Salvini fateci ripartire’. Se alla fine di una funzione di due ore una ragazza, mi chiede: ‘Ministro, per cortesia, posso farle una foto?’ dovevo allontanarla o rispondere in modo educato?”. 
 
Il dato politico è che i dem sono alla canna del gas: cercano di cavalcare la ridicola ipotesi di una claque filo-governativa alle esequie di Stato di Genova, si attaccano al selfie – quando nello stesso Pd c’è chi si indigna perché in realtà Salvini ha anche accarezzato una donna nera ma questo viene taciuto dai media schierati – e si stracciano le vesti per i fischi, accusando il governo di aver alimentato un clima anti-dem(ocratico), per cui è normale che poi se arriva Martina viene insultato, visto l’odio che serpeggia tra i populisti. 
Il distacco dalla realtà da parte dell’élite progressista è ormai completato (a maggior ragione che la soluzione individuata al Nazareno per risollevare le sorti del partito, a quanto pare, sarebbe quella di cambiare nome). 
 
Persino Lucia Annunziata lancia l’allarme dal suo Huffington Post, ma tra feste dell’Unità per la terza età e livore da “rosiconi” sui social, il Pd si sta auto-eliminando dalla scena politica italiana. 
Licenza Creative Commons  21 Agosto 2018
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