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Islam  e occidente
 
Islam e occidente: la grande illusione di una possibile “integrazione” 
di Ninni Raimondi
 
In un’intervista pubblicata 17 gennaio 2016 su Il Giornale, Giovanni Sartori definiva un’illusione l’idea che fosse possibile «integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica», e citava, a sostegno della sua idea, un fatto: «dal 630 d. C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione membri dell’Islam all’interno di società non-islamiche sia riuscita».  
Sartori individuava nella radicale differenza fra la cultura occidentale e quella islamica l’origine del divario incolmabile che pregiudica qualsiasi forma di integrazione: «le società libere, come l’Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare», mentre l’Islam «si fonda sulla sovranità di Allah», con la conseguenza che «se i musulmani pretendono di applicare tale principio [il principio di sovranità di Allah] nei Paesi occidentali, il conflitto è inevitabile». 
Sartori e altri studiosi (come Alessandro Meluzzi) hanno messo in evidenza la superficialità della tesi che chiameremo pluralista, secondo la quale il contatto con la società occidentale democratica dovrebbe – immediatamente o in breve tempo – “convertire” gli esponenti dell’Islam alla democrazia e alla convivenza con culture diverse: secondo questa visione, i musulmani potrebbero mantenere la loro fede pur assumendo un atteggiamento rispettoso e tollerante (anzi, di accoglienza) nei confronti delle altre culture.  
Questa visione è frutto di etnocentrismo; essa è il risultato di un errore: il considerare la democrazia contemporanea (e, dal punto filosofico, il postmodernismo in tutte le sue forme) non come un semplice tassello nell’evoluzione della cultura, ma come un epilogo, un risultato finale ormai raggiunto che non sarà mai abbandonato. Paragonare l’Islam e la società democratica postmoderna è, semplicemente, un errore di giudizio: l’Islam ha millequattrocento anni ed è un religione immobile, «un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo», come ricordava Sartori, che raccoglie un miliardo e ottocento milioni di fedeli; la società postmoderna esiste da forse cinquant’anni, ed è il risultato di movimenti e mode culturali che, in quanto tali, sono destinate a dissolversi e cambiare (e che sono già profondamente in crisi). 
 
La tesi pluralista, per essere valida, presuppone, necessariamente, che ognuna delle culture che vengono in contatto abbia un atteggiamento accogliente e disponibile all’integrazione nei confronti delle altre. Questo non avviene nel caso dell’Islam, che è per sua stessa natura avverso al cambiamento e all’accettazione di altre culture e religioni. Le Sure Coraniche (le ripartizioni del Corano), infatti, stabiliscono, fra le atre cose, che tanto l’abiura quanto la blasfemia siano punite con la morte: queste punizioni sono effettivamente applicate (perlomeno, in molti Stati), dal momento che il sistema giuridico islamico, regolato dalla legge islamica, la Shari’a, segue pedissequamente quanto stabilito dal Corano, a dimostrazione del fatto che, come ebbe a dire Alessandro Meluzzi in una recente trasmissione di Matrix, «l’Islam, prima che una religione, è un colossale e rigido sistema giuridico». Quello che la sinistra radical chic e pluralista non ha capito è molto semplice: che i musulmani – se sono veramente tali – non solo non vogliono, ma non possono integrarsi. 
 
L’integralismo islamico trova terreno fertile in Occidente. La nostra è affermata come una cultura debole, la loro come una cultura forte. In Occidente l’Islam può diffondersi, può continuare il suo percorso senza essere intralciato, trovandosi in una società, caratterizzata da una cultura sfilacciata e debole, che accoglie senza distinzione, che non ha la forza né i mezzi per distinguere ciò che è bene da ciò che non lo è. In una condizione di questo tipo, la colonizzazione islamica dell’Occidente è un esito certo: è sufficiente considerare che, oggi, la stragrande maggioranza di nascite è dovuta ai musulmani e agli immigrati (il Corano impone di fare figli, per diffondere l’Islam) e che ogni neonato di genitori islamici è cresciuto nella fede islamica (mentre i figli di italiani sono cresciuti nei laicismo più totale), per comprendere che, forse più lentamente di quanto previsto, ma sicuramente, l’Islam diventerà la religione più diffusa in Italia. Questo esito è grave non soltanto perché va a disgregare le basi della nostra società (che, come dovrebbero ben ricordare i fautori del postmodernismo e del laicismo, è comunque fondata sul cattolicesimo), ma anche perché, come appena detto, il musulmano non distingue fra legge degli uomini e legge di Dio. 
Partendo da questa premessa – che è un fatto, non un’illazione – potremmo cominciare a pensare a cosa succederebbe se i musulmani avessero libero accesso alle cariche pubbliche, ai ruoli dirigenziali nello Stato e nelle istituzioni, ai vertici dell’istruzione: si avrebbe, semplicemente, una sottomissione della democrazia occidentale all’Islam.  
 
Oppure, potremmo domandarci: cosa succederebbe se i musulmani si organizzassero in un partito politico? Oggi (relativamente) pochi musulmani hanno cittadinanza italiana; ma cosa sarebbe successo se il cosiddetto ius soli fosse stato approvato? Probabilmente, entro pochi anni si sarebbe creato un partito islamico, e si può essere certi che avrebbe ottenuto il voto di tutti i musulmani italiani. E se avesse ottenuto la maggioranza? Parliamo al passato, ma non è da escludere che, semmai la sinistra avesse una revanche, questa tragedia si possa realizzare. È sufficiente guardare all’interno dell’Europa, per vedere che questa è un’eventualità per nulla lontana: non è forse vero che il sindaco di Londra – della città che è sicuramente una fra i più importanti centri culturali e simboli dell’Occidente – è governata da un islamico? «Con il ventre delle nostre donne conquisteremo l’Occidente», enunciava nel 1974, davanti all’assemblea ONU, il Presidente d’Algeria ed ex combattente per l’indipendenza dalla Francia Houari Boumedienne. 
 
Chi sostiene l’ipotesi pluralista pecca di enorme arroganza, e anche di ignoranza, perché ignora la profonda crisi nella quale la società democratica, capitalista e consumista occidentale si trova; una crisi che sta scuotendo gli animi e sta portando a cambiamenti radicali, sul piano sociale, economico e politico; una crisi che, partendo da problemi economici, abbraccia l’intero sistema occidentale, in ogni suo aspetto, e si manifesta prima di tutto come crisi valoriale, dovuta alla consapevolezza della precarietà e della futilità dei valori (consumo, edonismo, successo, ecc.) che, sin dal secondo dopoguerra, hanno caratterizzato – e infettato – la società occidentale.  
 
Una società in cui aumentano costantemente i disturbi mentali, fatta di individui sempre più soli e sempre più confusi dall’assenza di limiti e regole, la cui libertà è diventata, di fatto, prigionia, perché si è tradotta in ricerca del piacere fine a se stessa, e destinata, in quanto tale, all’insoddisfazione; una società che, mancando di valori condivisi, si trova ancora più spiazzata di quanto già non sarebbe di fronte alla crisi economica che stiamo vivendo; una società, infine, che si trova immobilizzata, incapace di reagire alle numerose minacce che le si presentano. Come si può sostenere che questa società – la società dell’anonimato e delle creme di bellezza, delle palestre, dei centri benessere, dei social network – possa anche soltanto essere considerata come un’alternativa per un islamico? Per poter affrontare con saggezza – e non con soluzioni brutali – il problema dell’immigrazione e del rapporto con le altre culture (e in particolare con l’Islam) è necessario rinsaldare i principi che fondano la nostra società. Come questo sia possibile non è semplice dirlo, né questa è la sede; ma è chiaro che – se vogliamo guardare alla realtà e non alle nostre illusioni – la situazione così com’è non può che portarci al disastro. 
Licenza Creative Commons  22 Agosto 2018
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