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Punti deboli dell’inchiesta su S
 
Tutti i punti deboli dell’inchiesta a carico di Salvini 
di Ninni Raimondi
 
Un’inchiesta aperta in fretta e furia, quella della Procura di Agrigento, nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che mostra evidenti segni di debolezza giuridica e rischia di diventare un flop dalle conseguenze imprevedibili. Colpisce subito un fatto: se davvero qualcuno avesse creduto di trovarsi dinanzi a un sequestro di persone come mai non ha proceduto alla liberazione dei presunti ostaggi, attraverso un blitz delle forze dell’ordine, e all’arresto dei presunti sequestratori? Provate a immaginare un sequestro vero: sarebbe possibile una cosa del genere? Ciò premesso registriamo l’intervento dell‘avvocato Massimiliano Gabrielli, che si occupa anche di diritto marittimo e di naufragi ed è uno dei legali di parte civile, nei processi Costa Concordia, crollo della Torre Piloti, Norman Atlantic e per lo scontro tra i treni di Ferrotramviaria. 
 
L’avvocato Gabrielli, sul proprio sito, prevede una archiviazione del caso da parte del Tribunale dei Ministri con l’ovvia motivazione che trattasi di atto discrezionale politico non sindacabile in sede penale. Dopo una ampia disamina del caso, Gabrielli conclude “che secondo il diritto marittimo, interno e comunitario, l’operato di Matteo Salvini rientri senza ombra di dubbio nell’ambito dell’esercizio della discrezionalità politica del Viminale, attività che esorbita dal vaglio della magistratura, anche perché le disposizioni ministeriali sono finalizzate ad un’efficace contrasto delle organizzazioni criminali, il traffico degli esseri umani e la salvaguardia degli uomini, donne e bambini a mare”. Si chiede il penalista “perché il procuratore di Agrigento apre un fascicolo penale e indaga su fatti avvenuti fuori dal suo territorio?”, e continua “la nave Diciotti era ormeggiata nel porto di Catania ed i reati ipotizzati dal PM, a tutto voler concedere, si configurano non nel punto di recupero ma solo nel momento in cui la nave attracca e non vengono fatti scendere i migranti, perciò senza dubbio nel territorio di competenza della Procura di Catania”. 
 
Secondo Gabrielli infatti “prima dello sbarco i migranti, dal punto di vista del loro status giuridico ed il diritto della navigazione, sono dei naufraghi, non sono ospiti e tantomeno passeggeri della nave militare italiana” e “il quadro normativo al riguardo si compone delle regole internazionali Solas, la Convenzione sulla ricerca ed il salvataggio marittimo (Sar) e la Convenzione Onu sul Diritto del Mare (Unclos). L’art. 98.1 della Unclos e il Cap. V, Reg. 33 della Solas, stabiliscono che il comandante di una nave ha l’obbligo di prestare soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita, mentre la Convenzione SAR impone un preciso dovere di sbarcare i naufraghi in un luogo sicuro. Nel 2004 (…) gli Stati membri dell’Imo hanno disposto che il governo responsabile per la regione Sar, in cui sia avvenuto il recupero, sia tenuto ad assicurare un luogo sicuro di sbarco. Per l’Italia, inoltre, valgono gli obblighi derivanti dal Regolamento UE n.656/2014 e, a livello nazionale, dal Codice della navigazione, dal Piano Nazionale per la Ricerca ed il Salvataggio in mare e dal Decreto Interministeriale 14/07/2003, che ripartisce le competenze alle autorità preposte ai controlli in mare”. Sempre secondo l’avvocato Grabrielli “in questo complesso framework normativo si è inserito, e veniamo al punto, il Decreto Legge Minniti (DL 17 febbraio 2017, n. 13) che attribuisce appunto al Ministro dell’Interno il compito di indicare il luogo di sbarco dei migranti salvati a mare, per la loro traduzione ad un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) ai fini di identificazione.  
 
Il decreto Minniti non stabilisce alcun termine massimo entro il quale il ministro debba indicare il porto di destinazione. Salvini, per quanto è dato sapere ed al di là delle esternazioni sui social, istituzionalmente non ha ordinato l’arresto o il sequestro di persone a bordo, ma molto più semplicemente non ha fornito indicazioni sul porto di destinazione ed ha negato il suo consenso per lo sbarco dei migranti a Catania (ad eccezione dei minori non accompagnati e soggetti con esigenze mediche)”.  
Il penalista specifica anche che “l’assenza di ordini sul luogo di sbarco e traduzione dei migranti ad un CPR, ha fatto si che la nave – seppur ormeggiata in banchina, fosse giuridicamente tuttora in transito e i migranti a bordo della Diciotti ancora nella condizione di naufraghi. I migranti sono soggetti privi di documenti, per i quali il Ministero degli Interni, come per qualsiasi altro soggetto intra/extra UE presente sul territorio nazionale, ha competenza esclusiva (art. 4 e ss. TULPS) e dovere di procedere alla identificazione”. 
 
Alla luce di quanto premesso l’avvocato Gabrielli afferma che il Procuratore Luigi Patronaggio “ha avviato di sua iniziativa una indagine per fatti avvenuti ampiamente fuori dalla sua competenza territoriale (…) e ha ipotizzato reati che non possono in alcun modo configurarsi in danno di naufraghi o clandestini da identificare, a meno di voler ritenere sequestrati tutti gli immigrati che sbarcano dalla nave che li ha salvati e vengono portati nei campi profughi, anche in quel caso senza potersi allontanare a loro piacimento dai CPR”.  
 
La conclusione di Gabrielli è precisa: 
“Matteo salvini ha agito nell’ambito della discrezionalità politica del Viminale, attività che esorbita dal vaglio della magistratura”. 
 
Licenza Creative Commons  27 Agosto 2018
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