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Il fango
 
Affogare nella propria macchina del fango: niente salvagente per Asia Argento 
di Ninni Raimondi
 
A forza di far la morale a destra e a manca, ma soprattutto a destra, si finisce travolti dalla macchina della vergogna che dopo essere stata messa in moto prosegue coi paraocchi e meccanicamente devasta le vite altrui viste dal buco della serratura. Si tratta di una versione raccapricciante del voyeurismo classico, il quale prevedeva il godimento dallo spettacolo che si parava davanti, mentre in questo caso la scenetta spiata serve soltanto per accrescere l’idiota onda di indignazione che prosegue e travolge privacy e buon senso. La signorina Asia Argento sta affogando e nessun salvagente è più disponibile. 
D’altronde nient’altro ella può pretendere dopo aver dato il via alle danze, iniziando personalmente questa nuova sessione di neopuritanesimo sessuofobico per il quale ogni comportamento può risultare violento e prova di misoginia collettiva. E non potendo attendere i tempi della giustizia dei tribunali, proprio come direbbe il premier Conte, il suo movimento di esaltate paladine riteneva doveroso linciare mediatamente il mal capitato privandolo di quel diritto alla difesa e al contraddittorio ritenuto sacro in ogni paese civile. Per esser chiari: Asia Argento twittava “Brizzi predatore”, e la pubblica accusa ha poi chiesto l’archiviazione per lo stesso Brizzi. Nel lasso di tempo intercorso tra le scemenze della signorina e la richiesta di archiviazione la dignità personale e professionale dell’uomo è stata fatta a pezzi, e non abbiamo ancora ascoltato le scuse di chi quelle accuse le lanciava a squarcia gola alzando il pugno del femminismo molesto e cialtrone. 
L’assenza di idee ha comportato un ingrossamento nelle fila della setta denominata MeToo e roba simile: cosa c’è di meglio di far propria una battaglia in difesa di una presunta minoranza ritenuta violentata da dei presunti orchi? Niente, perché per l’appunto questi sono tempi in cui vince chi fa più vento agitando lo spauracchio dell’indignazione necessaria. Interventi sulle violenze sessuali perpetrate dagli immigrati afro-islamici: non pervenuti. E andiamo a capo. 
È venuto fuori che Asia Argento ha pagato 380mila dollari ad un ragazzo per comprarne il silenzio, visto che lui lamentava il trattamento che anni fa, quando aveva 17 anni e quindi era minorenne, la signorina Asia gli aveva riservato: si parla di un pompino e, da poco, anche di una scopata. In California è reato avere rapporti sessuali con un minore, ma questo è l’aspetto minoritario. La questione principale fa riferimento ai danni lamentati dal ragazzo e che, a detta sua, deriverebbero dal rapporto avuto con la regina delle paladine. Se ne sarebbe accorto anni dopo, proprio come è accaduto ad Asia con Weinstein, il produttore da lei accusato di violenza sessuale ma col quale ha lavorato e ha trescato per molto tempo. Dunque pare che il suo metodo barbaro e illogico di accusare qualcuno di violenza le si stia ritorcendo contro, perché è del tutto evidente che se consideriamo accettabile l’accusa postuma di anni basata solo su personali sensazioni, allora chiunque è un possibile violentatore seriale sessuale. 
 
Il rapporto tra i due sessi, come insegna l’esperienza comune, è fatto non solo di carezze ma anche di insistenze talvolta noiose e spiacevoli. Qualcuno ci prova per primo, qualcuno deve decidere se accettare o meno le avance, e trattandosi di rapporti non scanditi dal rigore normativo accade di frequente che si oltrepassi il limite del buon gusto. Ma se così non fosse, cosa otterremmo? Un contratto pazzesco in cui le due parti mettono nero su bianco le proprie intenzioni accettando di ricevere solo e soltanto le attenzioni elencate nel contratto stesso. L’unicità di questo rapporto che deriva dalla irrazionalità della passione verrebbe meno. E così sta avvenendo, col culto del sospetto nei confronti del maschio bianco predatore che, in quanto provvisto di pene, viene considerato un sospettato speciale. Epperò, veicolato questo messaggio minatorio, chiunque può dolersi e accusare chiunque di chicchessia. Soprattutto se le considerazioni personali assumono un ruolo preponderante rispetto alla logica e alla legge. E la signorina Asia Argento è rimasta definitivamente invischiata in una storia di violenza presunta e di danni patiti denunciati da un signorino che si è svegliato con anni di ritardo capendo che forse era giunto il momento di battere cassa. 
 
Non so come vadano le cose negli Stati Uniti: se a 17 anni un ragazzo tema veramente un rapporto orale preferendovi la visione di un cartoon per bambini. Generalmente, a quell’età come anche in momenti successivi, la caccia è sempre aperta e si tratta di caccia grossa. Tanto meglio se nella rete dovesse cadervi una preda più matura e ambita come può essere un’attrice famosa. A meno che non abbia ragione Vittorio Feltri, e che i confini del “vivaio di finocchi” si estendano anche oltreoceano. 
Licenza Creative Commons  14 Settembre 2018
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