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Funerali e saluti romani
 
Funerali e saluti romani: se è Peppone a dar lezione agli antifascisti 
di Ninni Raimondi
 
Funerali e saluti romani: se è Peppone a dar lezione agli antifascisti 
di Ninni Raimondi 
 
La notizia dell’indagine a carico dei protagonisti del saluto romano in occasione delle esequie del professore sassarese Giampiero Todini ha fatto tornare, ancora una volta, d’attualità il tema delle commemorazioni funebri.  
Occasione d’oro per un antifascismo morente che ha potuto così alzare la mano per dire che esiste ancora e pretende di dire la sua. 
Sul punto, numerose pronunce – ivi compresa la Cassazione – hanno però in passato dato torto ai sedicenti guardiani dell’ordine costituzionale, statuendo che il saluto romano fatto a scopo commemorativo non è reato, né rappresenta un pericolo per la democrazia.  
Ciò non sembra tuttavia bastare agli antifascisti in servizio permanente, per cui anche di fronte a sentenze diventate giurisprudenza ormai consolidata il gesto resta passibile di denunce, processi che diventano mediatici e stigma istituzionale. 
 
Una lettura curiosa, tanto più se avviene a quasi ottant'anni dalla fine della guerra e in palese assenza di fascismo.  
Si potrà obiettare che resta sempre un dato “morale”, al di là di quello giuridico. Ma anche qui, parole definite sono già state pronunciate.  
Parliamo di Giovannino Guareschi – antifascista, anche se di tendenze monarchiche – che nelle sue cronache dal “Mondo Piccolo” della Bassa emiliana affronta de relato anche questo tema.  
L’occasione è il funerale della maestra Cristina, titolare per anni della cattedra del paesino, la quale chiede di essere sepolta con la bandiera dei Savoia.  
 
Apriti cielo: la maggioranza comunista, formata in larga parte da ex partigiani, insorge compatta contro le sue ultime volontà.  
Il primo cittadino Peppone, tuttavia, non è dello stesso avviso: “In qualità di sindaco io non posso che approvare le vostre decisioni.  
Ma, siccome però in questo paese non è il sindaco che comanda ma i comunisti, in qualità di capo dei comunisti io me ne infischio del vostro parere.  
La signora Cristina andrà al cimitero con la bandiera che ha voluto.  
Perché vi dirò che io personalmente rispetto più lei morta che voi tutti vivi.  
E se qualcuno ha qualcosa da obiettare lo faccio volare dalla finestra”.  
Parliamo di oltre mezzo secolo fa.  
Ma qualcuno dovrebbe ancora imparare la lezione. 
 
Dal momento che i cattocomunisti, quelli che hanno un organo vocale grande, ma i testicoli piccoli, piccoli, ancora emettono forti urli di spavento al risuonare del termine "camerata", vale la pena specificare che in verità il nome si riferisce non solo a "compagni" d'armi che vivono insieme nella stessa camerata, ma anche a persone che si riuniscono a scopo di studio o d’arte.  
A mio parere, il termine da privilegiare e semmai da affiancare a camerata, dovrebbe essere "fratello", perchè i fratelli, per sangue o per vita, sono uniti da un patto profondo, "un patto naturale antico e potente, che affonda in un sodalizio di sostentamento e crescita che è onorevole paradigma della vita stessa." "Il fratello, insomma, è quel punto d'appoggio che permette di muovere la terra e il cielo." 
A riguardo del saluto romano, ricordando una recente sentenza che non ravvede nel saluto romano un reato "se ha intento non violento e commemorativo”, vorrei dire che esso ha una splendida storia ed una superiore bellezza rispetto all'altro saluto, quello a pugno chiuso, pur riconoscendo ad entrambi una profonda valenza sacrale durante un funerale! 
 
Sarebbe stato bello se l'Italia fosse stata come il Mondo Piccolo del Guareschi, dove ogni uno si batteva per le sue idee ma poi sulle cose che veramente contavano, per il bene comune ci si metteva sempre d'accordo.  
Ma quella era solo una bella favola o una nobile speranza di Guareschi, purtroppo. 
 
 
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