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Aquarius senza sponde amiche
 
Aquarius senza sponde amiche: tutti rifiutano i “preziosi carichi di migranti” 
di Ninni Raimondi
 
Il 15 settembre scorso, la Aquarius, nave “traghetta migranti” di SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere, lascia il porto di Marsiglia e fa rotta verso la Libia.  
Dopo lo sbarco dei 141 migranti a Malta del 16 agosto avvenuto dopo un accordo europeo intercorso tra il Premier Muscat e il Presidente francese Macron e il ritiro di Gibilterra come Stato di bandiera, il ritorno a Marsiglia della nave umanitaria non è stato scorrevole.  
La Aquarius, dopo aver appreso dalla radio di bordo di un barchino alla deriva, invertono la rotta e si dirigono verso le coste di Tunisia.  
Il 18 agosto, arrivata quasi in contemporanea con la Guardia Costiera Tunisina, la Aquarius ingaggia la solita battaglia all’ultimo migrante: tre delle cinque persone a bordo del barchino si gettano in mare per raggiungere i gommoni di salvataggio umanitari e così sottrarsi al rimpatrio.  
Per evitare una strage e consci di quanto successo il 6 novembre scorso in Libia dove morirono cinque persone a causa dell’irruzione di Sea Watch1, la Guardia Costiera di Tunisi fa un passo indietro e lascia che la Aquarius trasbordi i cinque migranti. 
 
Come prassi, le ONG iniziano con le solite richieste riguardanti un “porto di sbarco sicuro”, in seguito al rifiuto di consegnare i migranti alla Tunisia, come se in quel Paese fosse in corso unadevastante guerra. 
Il personale della Aquarius contatta altresì l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR, per chiedere un suo intervento immediato perché “il ritorno dei sopravvissuti nel loro Paese di origine (Tunisia) potrebbe violare le leggi internazionali sui rifugiati”.  
Non è una presa in giro, è successo veramente. 
 
UNHCR, che sappiamo essere vicina ideologicamente alle ONG, ha condotto una serie di interviste ai cinque migranti tunisini, cercando forse qualche scappatoia nel diritto internazionale.  
Nulla, i trasbordati devono essere riconsegnati alle autorità di Tunisi. 
Dopo essersi privata delle cinque risorse, il 25 agosto, la Aquarius fa rotta verso Marsiglia, presumibilmente battendo bandiera Jolly Rogers visto che quella di Gibilterra è stata sospesa cinque giorni prima. 
Infatti nel comunicato del 28 agosto di SOS Mediterranee si legge: “Il processo per la registrazione della Aquarius sotto la bandiera di Panama è in corso dal 20 di agosto, ma deve ancora essere formalmente completato in porto” 
Arrivati in Francia, gli umanitari, assistiti dal nutrito team legale, registrano la nave Aquarius a Panama, che diventa il nuovo Stato di bandiera. 
Mentre la Aquarius sta portando a termine nel porto francese le diverse procedure amministrative necessarie al cambiamento della registrazione, gli aggiornamenti tecnici, il cambio di equipaggio e i vari rifornimenti, abbiamo riscontrato due situazioni degne di nota. 
Innanzitutto, sedicenti scafisti tunisini chiedono a SOS Mediterranee quando la Aquarius ripartirà e il motivo del ritardo. 
 
Particolare è anche il sostegno degli organizzatori del Palermo Pride alle organizzazioni non governative, come Proactiva Open Arms che ha inviato come rappresentante il deputato di Sinistra Italiana (LeU), Erasmo Palazzotto, e SOS Mediterranee presente con il presidente della sezione italiana, Valeria Calandra. 
Il 15 settembre, la Aquarius riparte in direzione della zona SAR (ricerca e salvataggio) libica.  
Dopo settimane di partenze ridotte praticamente allo zero dalla Libia, come per magia, i trafficanti si rimettono all’opera, ammassando i migranti sui barconi: “Considerate le condizioni meteo favorevoli e le ultime notizie sulle partenze dalla Libia, Aquarius ha aumentato la propria velocità per raggiungere il prima possibile le acque internazionali e soccorrere eventuali imbarcazioni in pericolo”, riferisce SOS Mediterranee dopo sole 48 dalla sua partenza da Marsiglia. 
A bordo della nave umanitaria, troviamo ben quattro giornalisti, due francesi di Le Monde, uno di BuzzFeed e l’ultimo tedesco di Der Standard, ovviamente per produrre la maggiore propaganda possibile e urlare alla “strage” appena possibile, sull’esempio delle ultime missioni di Proactiva Open Arms. 
Come da tradizione, prima di entrare nella zona SAR libica, il transponder della Aquarius “salta” e non trasmette più il segnale AIS ai siti di tracciamento. 
 
Questa volta però non siamo rimasti a guardare e abbiamo attivato l’opzione satellite, alla quale nessuna nave può sfuggire. La mappa con il tracciato della Aquarius dall’arrivo in Libia del 18 settembre al 25 mattina, quando ha annunciato il ritorno a Marsiglia era chiarissimo. 
 
Cronistoria della Aquarius: 
-Appena arrivata in zona SAR libica, la Aquarius viene accolta da un “volo di ricognizione” della ONG francese, Pilotes Volontaires, che con il suo aereo Colibrì è solita segnalare barconi in partenza dalla costa. 
-Dopo 2 giorni di “canto delle sirene” nella medesima lingua di mare a nord di Zuwara, il 20 settembre arriva la prima consegna di un “prezioso carico di esseri umani”: 11 migranti vengono trasbordati sulla Aquarius. 
-Contattate dalla Guardia Costiera Libica responsabile della zona SAR, SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere si rifiutano di consegnare i migranti e si rivolgono agli MRCC di Roma e di Malta per l’assegnazione di un “porto di sbarco sicuro”.  
-Le ONG ricevono il rifiuto da entrambi i centri di coordinamento che negano la loro competenza sui salvataggi avvenuti in quella zona. 
-Il 21 settembre, Panama dichiara che ha avviato le procedure per la cancellazione della Aquarius dai registri navali.  
In un solo mese, la nave umanitaria rimarrà, per la seconda volta, sfornita dello stato di bandiera. 
SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere accusano delle pressioni su Panama, il Governo italiano: “Siamo sconvolti dall’annuncio dell’Autorità marittima di Panama di essere stata costretta a revocare iscrizione dell’Aquarius dal proprio registro navale sotto l’evidente pressione economica e politica delle autorità italiane”. 
-Il 22 settembre, la Aquarius sconfina in acque della SAR tunisina e viene contattata dalla Marina Militare nazionale per un riconoscimento. 
-Dopo qualche ora, SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere contattano gli MRCC di Francia, Spagna e Grecia per chiedere l’autorizzazione ad un porto di sbarco. 
-Il 23 settembre, l’Aquarius fa un improvviso cambio di rotta dopo la chiamata di Alarm Phone (ore 01:18) che riferisce di un barcone alla deriva con a bordo una cinquantina di persone a nord di Zuwara (coordinate precise comunicate). 
Alarm Phone è la piattaforma “segnala migranti” di Padre Mussie Zerai, attualmente indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina presso la Procura di Trapani perché “il sacerdote riceveva le comunicazioni dai migranti imbarcati sui gommoni dei trafficanti e quindi avrebbe fatto da tramite con i membri delle ONG segnalando giorno, ora e posizione delle imbarcazioni da soccorrere”. 
Come accade spesso, i barconi dei migranti chiamano con il telefono satellitare Alarm Phone (come da testimonianze, hanno già il numero salvato in rubrica) e solo successivamente, i centri internazionali di soccorso in mare. 
-La Aquarius allerta MRCC di Roma (non si capisce per quale motivo visto che l’Italia non ha nessuna competenza della zona SAR libica) e JRCC di Tripoli, mentre si dirige verso le coordinate segnalate da Alarm Phone. 
-La Guardia Costiera Libica ordina agli umanitari, che sono già arrivati in prossimità del barcone, di limitarsi a stabilizzare l’imbarcazione e di non trasbordare i migranti, ma gli ordini non vengono rispettati.  
-La Aquarius imbarca altri 47 migranti. 
-Le autorità libiche, a questo punto, ordinano alla Aquarius di lasciare immediatamente la zona SAR di loro competenza: “siete un grosso problema e non siamo in grado di portare le persone a bordo perché avete già iniziato a trasbordare i migranti. Quindi lasceremo il soccorso a voi. Però dovrete andare immediatamente via dalla costa libica, almeno a 94 miglia nautiche. Avete interrotto una nostra operazione in questa zona, non siete più i benvenuti”. 
Alle 08:19, la Aquarius fa rotta verso nord, senza aver ottenuto nessuna autorizzazione allo sbarco dei migranti, nemmeno dall’accogliente Francia. 
Ormai fuori dalla zona SAR libica, la Aquarius inverte improvvisamente la rotta per recarsi a nord di al Khoms (est di Tripoli) dopo aver appreso di un barcone con 100 migranti alla deriva. 
Purtroppo per gli umanitari, il salvataggio è già stato effettuato verso le 23:00 dalla Guardia Costiera Libica prima che potessero arrivare: 90 migranti stati salvati e riportati in Libia. 
-Arrivata sulla luogo del naufragio verso le 08:00 del 24 settembre, alla Aquarius non rimane che verificare il “corretto” salvataggio effettuato ore prima dalla Guardia Costiera Libica.  
Come una iena che si avventa sulle carcasse. 
Forse le ONG francesi avrebbero preferito trovare cadaveri e una testimone sopravvissuta (Josefa), come successe a Proactiva Open Arms il 17 luglio scorso durante il più opaco salvataggio della storia della Libia? 
Giornalisti spagnoli interpellati, riferiscono che Josefa sia ancora ospite di un convento “fortezza” a Maiorca e che non possa rilasciare interviste. 
Aquarius, riprende la rotta verso nord, continuando a mandare richieste all’Italia e a Malta per l’autorizzazione allo sbarco dei 58 migranti a bordo. 
-Alle 18:00 circa ascolta un messaggio diramato da un aereo di pattugliamento marittimo, presumibilmente di EUNAVFOR MED Operazione Sophia, in merito ad un altro barcone alla deriva nelle vicinanze della piattaforma petrolifera di Sabratah. 
-Gli umanitari, ormai allo sbando, allertano tutte le MRCC europee (Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Grecia, Olanda, Norvegia, Polonia, Svezia, Gran Bretagna, Germania, Danimarca, Finlandia, Croazia, Belgio, Irlanda, Gibilterra, Montecarlo, Svizzera e Malta), per chiedere il coordinamento del salvataggio in zona SAR libica.  
-Nel frattempo si dirige sul luogo della segnalazione. 
-Alle 21:00 circa, MRCC di Roma informa la Aquarius che il salvataggio è stato coordinato dalla competente Guardia Costiera Libica. 
I migranti salvati sono stati trasbordati a bordo di un mercantile, in attesa dell’arrivo della motovedetta libica. 
La nave umanitaria mette a disposizione le proprie “capacità mediche” tramite un messaggio inviato a tutti gli MRCC europei. 
Alle 07:00 circa del 25 settembre, non avendo ottenuto un riscontro, la Aquarius fa nuovamente rotta verso nord, cercando un “porto sicuro” pronto ad accoglierla. 
Alle 13:00, in seguito al rifiuto della Francia, SOS Mediterranee pubblica il solito video lacrimevole nel quale un “volontario” italiano chiede con urgenza l’autorizzazione a sbarcare i migranti in un porto europeo, motivando che le condizioni meteo stanno peggiorando e che si prevedono “onde alte fino a cinque metri” (ricordo che la Aquarius era una nave rompighiaccio della flotta della Guardia Costiera tedesca usata nel Mar del Nord). 
-Le dichiarazioni del Ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, rinnegano quelli che fino all’altro giorno sono stati i messaggi di solidarietà e accoglienza della Francia: “Per ora, la Francia dice no. Se non definiamo delle regole comuni, non riusciremo ad affrontare la sfida dell’immigrazione. La Aquarius deve attraccare nel porto più vicino. Non a Marsiglia“.  
Concetto ribadito anche dal Ministro degli Affari Europei, Nathalie Loiseau: “I naufraghi devono essere sbarcati nello sbarco nel porto sicuro più vicino. Come sanno tutti si tratta dell’Italia o di Malta. Non si può reinventare la geografia“. 
Le dichiarazioni dei Ministri francesi mostrano tutta l’ipocrisia “dell’accoglienza con i porti degli altri” dei galletti. 
Anche l’Unione Europea si è sfilata, nel primo pomeriggio, dall’affaire Aquarius. Alla portavoce Natasha Bertaud è stato chiesto se la Commissione Europea abbia un ruolo di coordinamento sulla vicenda della nave con 58 migranti a bordo: “La situazione legale della Aquarius è questa: è una nave senza bandiera europea, e ha operato in un’area di ricerca e salvataggio libica. Questo non impegna la responsabilità europea”. 
Concludiamo con una domanda a Monsieur le Président Macron, sempre se non impegnato con "nonna Brigitte": Stante tutto questo, Monsieur, chi è il vomitevole adesso? 
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