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Uomini più bravi ma discriminati
 
Uomini più bravi ma discriminati: il fisico italiano fa infuriare le femministe 
di Ninni Raimondi
 
Si è scatenata una vera e propria bufera su Alessandro Strumia, professore di Fisica presso l’Università di Pisa. L’accademico italiano, infatti, ha osato intaccare uno dei dogmi del femminismo radicale e politicamente corretto: la (presunta) discriminazione delle donne sul lavoro. Durante un convegno sul tema «Fisica e parità di genere», organizzato dal Cern a Ginevra, Strumia ha mostrato statistiche di pubblicazioni, citazioni in riviste scientifiche e assunzioni, per arrivare alla conclusione che, nel mondo della Fisica, le donne non sono affatto penalizzate, ma che anzi sono gli uomini a essere discriminati. 
Tra le prove fornite dal fisico italiano, ci sono per esempio l’Università di Oxford che «allunga i tempi degli esami per le donne», l’Australia che ha stabilito «quote rosa» per l’accesso ai posti di ricerca e, infine, l’Italia che favorisce l’iscrizione delle donne alle facoltà di scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. In base alle slide presentate al convegno, dunque, Strumia afferma che gli uomini, anche quando si rivelano più bravi e competenti, vengono discriminati proprio in quanto uomini: «La Fisica non è sessista nei confronti delle donne. Tuttavia la verità non conta, perché è parte di una battaglia politica che viene da fuori. Non è chiaro chi vincerà». 
 
L’intervento di Strumia non ha mancato di suscitare numerose polemiche, tanto che il Cern ha preso ufficialmente le distanze dal suo collaboratore. Immancabile, in questo caso, l’accusa di sessismo. Ma il fisico italiano si difende così: «Non ho mai fatto discorsi sessisti o discriminato le donne, ho semplicemente presentato una serie di dati, elaborati da ricerche degli ultimi anni, che dimostrano che nella fisica non c’è discriminazione delle donne, nonostante in tante al seminario al Cern abbiano voluto sostenere il contrario». Secondo Strumia, infatti, «i numeri oggettivi dimostrano che a livello di assunzioni si richiedono agli uomini parametri più elevati rispetto alle donne». 
Il problema, pertanto, non sarebbe scientifico, ma prettamente politico: infatti il professore critica in particolare «quella cultura politica, spesso non sostenuta dalle donne, che vuole sostituire la competenza e il merito con una ideologia della parità». Per molti versi, la vicenda di Strumia ricorda quella dell’ingegnere James Damore. Questi era stato licenziato da Google per aver pubblicato un documento in cui criticava le misure adottate dal colosso della Silicon Valley per favorire l’assunzione di donne e membri delle minoranze etniche. 
 
La cosiddetta 'parità di genere' non è un valore aggiunto, ma una ideologia (perversa!). Nei concorsi, nelle assunzioni, nelle carriere, non c'è alcun parametro che penalizzi una donna in quanto donna, spesso invece ci sono facilitazioni e privilegi riconosciuti alle donne in quanto donne, che sono di fatto discriminazioni nei confronti dei concorrenti uomini. 
Emblematico è il caso dell'accesso all'università di Oxford, citato dal professore: le donne hanno più tempo degli uomini, per affrontare gli stessi esami: è come se in una gara dei cento metri piani, a qualcuno fosse dato un vantaggio di 20 metri!! 
Le quote rosa e in generale le imposizioni di genere, sono uno degli orrori partoriti dalle ideologie gender degli ultimi decenni e in più mortificanti per tutti, soprattutto per le donne!! 
Licenza Creative Commons  5 Ottobre 2018
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