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Draghi va da Mattarella
 
Draghi va da Mattarella e minaccia il governo: “L’Italia rischia la Troika” 
di Ninni Raimondi
 
Il governo giallo-verde, sotto pressione per gli attacchi di Ue e mercati per via dell’aumento del deficit stabilito nella manovra – e poi via via ridotto – , ora deve fronteggiare un fuoco incrociato molto più pesante: quello di Bce e Colle.  
Sì perché il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi a quanto pare è andato al Quirinale per un incontro riservato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.  
Motivo? Mettere in guardia il capo dello Stato dai rischi di uno spread troppo alto. Rischi che a detta di Draghi il governo Lega-M5S starebbe sottovalutando. 
Secondo quanto riporta La Stampa, dopo diverse telefonate, con lo spread in aumento il governatore della banca centrale Ue e il Presidente hanno voluto incontrarsi a quattr’occhi e Draghi “ha voluto rappresentare di persona i rischi cui andrebbe incontro l’Italia, nel caso in cui i mercati iniziassero ad accanirsi contro i titoli pubblici“.  
Secondo la ricostruzione del quotidiano torinese, “Draghi ritiene (e di sicuro al presidente ne avrà parlato) che nel governo italiano ci sia una forte sottovalutazione del contesto in cui si sta scrivendo la manovra”.  
Anche perché – il banchiere centrale punta il dito contro Salvini – “la scommessa dell’ala più radicale della maggioranza sbaglia bersaglio: più che l’atteggiamento delle istituzioni Ue, l’Italia deve temere il declassamento da parte delle agenzie di rating” che potrebbe arrivare a fine ottobre e “provocare danni incalcolabili, moltiplicando la sfiducia sui mercati“. 
 
Senza contare che con lo stop al quantitative easing (l’aumento da parte della Bce della liquidità nel sistema finanziario con la creazione di moneta a debito) “gli strumenti a disposizione di Draghi sono terminati: dal primo gennaio l’Italia sarà senza rete.  
In caso di difficoltà avrebbe come unico salvagente il ricorso al cosiddetto ‘Omt’ (ossia l’acquisto diretto da parte della Bce di titoli di stato a breve termine emessi da paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata, ndr), lo strumento di sostegno finanziario che costringerebbe Roma ad un programma concordato con la Commissione europea e il Fondo salva-Stati.  
Di fatto il commissariamento del Paese“. 
Insomma, il messaggio è chiaro: se il governo continua così, l’Ue emetterà una procedura d’infrazione fino ad arrivare all’extrema ratio: quella Troika che viene puntualmente evocata per spaventare tutti. 
 
A questo punto non è da escludere che il colloquio Draghi-Mattarella abbia inciso sulla decisione del governo di ridurre ulteriormente il deficit, fissato al 2,4% per il 2019 – come stabilito inizialmente – , ma poi abbassato gradualmente fino all’1,8% del 2021 (e non più al 2%, come precedentemente annunciato).  
Ieri poi il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha scritto una lettera all’Europa in cui fissa le stime del Pil e in cui sottolinea come il governo voglia puntare tutto sulla crescita.  
Il ministro ha sottolineato più volte che le misure messe in campo puntano a stimolare investimenti e sviluppo. 
Insomma, fare deficit per tornare a crescere. Sempre se Ue, Bce, Colle, mercati e agenzie di rating ce lo permetteranno. 
Licenza Creative Commons  5 Ottobre  2018
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