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I dissidenti 5 stelle mettono a
 
Dl sicurezza, i dissidenti 5 Stelle mettono a rischio la maggioranza 
di Ninni Raimondi
 
Trema la maggioranza Lega-M5S sul decreto sicurezza. Nonostante gli appelli all’unità di Luigi Di Maio (che, nel tentativo di serrare i ranghi dei suoi, ha scomodato un paragone pesante: la testuggine romana), i pentastellati dissidenti potrebbero non partecipare al voto in Aula. Al Senato, i gialloverdi hanno sei voti in più rispetto alla maggioranza assoluta, che è di 161 senatori, e i numeri sono “ballerini” – visto che il dissenso tra i 5 Stelle si sta allargando. La tenuta della maggioranza è quindi a rischio. 
A firmare gli emendamenti per modificare il testo (alcuni dei quali peraltro già bocciati in commissione) sono stati in quattro: Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Elena Fattori e Matteo Mantero. Tuttavia i dissidenti pronti ad opporsi al provvedimento fortemente voluto dal vicepremier Matteo Salvini sarebbero più di dieci, sostengono fonti dei 5 Stelle. 
Insomma, in caso di voto di fiducia al dl sicurezza, il quadro si complicherebbe, e non poco. I tempi per l’esame del decreto sono già strettissimi, l’arrivo in Aula è per lunedì e nella stessa settimana il governo punta ad avviare l’iter alla Camera. 
Senza i voti dei dissidenti, scatterebbe il “mercato delle vacche”.  
“Significa che andremo a cercare i voti del gruppo misto, di FI e di Fdi”, sostiene un altro esponente grillino (ma, attenzione: tra forzisti e meloniani ci sono altrettanti malpancisti). 
In queste ore sarebbe in corso un dialogo tra Di Maio e il presidente della Camera Roberto Fico, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, che sta tentando un lavoro di mediazione e ha incontrato nei giorni scorsi il senatore ex militare De Falco, tra quelli che più chiedono modifiche al testo.  
E non è un caso che l’ex comandante di Marina abbia visto anche il premier Giuseppe Conte.  
“Io non sono qui perché mi devo mettere paura delle sanzioni. Siamo un movimento e non un esercito”, è convinto De Falco. 
 
Per quanto riguarda l’iter, “alcune norme eventualmente saranno cambiate dalla Corte Costituzionale, su altre interverrà la Corte dei diritti dell’Uomo”, sostiene un pentastellato vicino al presidente della Camera. Intanto gli emendamenti considerati più “critici” sono già stati accantonati, ma le posizioni sembrano sempre più distanti perché – a detta dei dissidenti 5 Stelle – sono stati presentati da governo e relatore emendamenti peggiorativi al testo. 
“Faccio un appello a Luigi di Maio ad aiutarci ad essere quello che siamo sempre stati. Vogliamo aiutare il governo ad andare nella direzione giusta”, sostiene la Fattori, “i nostri emendamenti sono di garanzia”. “Noi – puntualizza la Nugnes – non siamo ‘spingibottoni’. Vogliamo un confronto e una decisione che sia assembleare. Bisogna rispondere agli elettori a cui abbiamo chiesto il voto”. 
“Ognuno – è la reazione del capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, che ha difeso il decreto – si assuma la responsabilità del governo”. 
Sulla questione il capo politico dei 5 Stelle è stato chiarissimo: “Il voto contrario non è ammissibile, sarebbe il tradimento del Movimento: se lo faranno se ne assumeranno la piena responsabilità. Noi andiamo avanti come un treno – assicura Di Maio – . Le scelte politiche spettano al capo politico: noi ai ricatti non cediamo“. 
 
Il leader della Lega, dal canto suo, assicura che il decreto non sarà annacquato.  
“L’avevamo promesso – afferma Salvini – e andremo avanti”. 
Licenza Creative Commons  30 Ottobre 2018
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