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Le 10 parole inventate da D’Annu
 
Da “Velivolo” a “Scudetto”: Le dieci parole inventate da D’Annunzio 
di Ninni Raimondi
 
Sconfinata, la fantasia e genialità del Vate.  
Come un pozzo, profondo e ricco: dal quale, tuttora, attingere a piene mani. Sono sua invenzione parole entrate nel gergo quotidiano. Non solo: D’Annunzio ebbe anche successo come pubblicitario, coniando il nome “Rinascente” (la celebre catena di negozi). 
Quale cultore del bello, Gabriele D’Annunzio pose sempre l’accento sull’importanza della parola: sia scritta, che parlata. Si fece sempre vanto di aver, almeno, utilizzato nella sua vita una quarantina di “parole nuove”. Quelle da lui inventate, sono invece dieci. Come “scudetto“: il triangolo tricolore, dal 1925 cucito sulla maglia vincitrice del campionato di calcio, è ideazione dannunziana. Il simbolo rievoca lo “scudetto” che lo stesso D’Annunzio aveva fatto applicare alla divisa italiana, in una partita di calcio organizzata durante l’occupazione di Fiume. “Velivolo” è un’altra parola del Vate: “È leggera, fluida, rapida. Non imbroglia la lingua e non allega i denti. Di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fonica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti”. Così ne descriveva l’idea, l’ispirazione che partorì il termine “leggero, volante”, appunto. Sempre nel ’25 (come fu per lo scudetto), venne coniata la parola “tramezzino“: sgambetto voluto, cercato, a quell’ inglesismo inutile (“sandwich”). La parola italiana, allude alla farcitura (“intramezzo”) che all’epoca distinse subito quel panino dagli altri. Anche “automobile” cambiò identità, grazie alla fantasia del poeta abruzzese: non più maschile, bensì femminile. 
 
Persino un nome proprio: “Ornella“.  
Sarebbe stato da lui ideato, per nominare la protagonista della tragedia “La figlia di Jorio”. Come detto, anche “Rinascente” è opera del Vate: in seguito all’incendio che colpì il primo grande magazzino dei fratelli Bocconi, nel 1917 D’Annunzio benevolmente scelse questo nome. Ai “vigiles” dell’antica Roma, si ispira invece “Vigili del fuoco“: come per gli inglesismi, così il poeta eliminò quel francesismo (da cui derivava la denominazione originaria). Si era in piena autarchia culturale. Ci sono poi “fusoliera” (destinata a equipaggio, passeggeri e carico dell’aereo, per la prima volta usata nel romanzo “Forse che sì, forse che no”), il marchio Saiwa (acronimo di “Società Accomandita Industria Wafer e Affini”) e “Milite ignoto“. Molti attribuiscono a D’Annunzio la denominazione del militare italiano non identificato, caduto nella Prima Guerra mondiale e sepolto all’Altare della Patria. Nessuna prova che  certifichi questo. Mentre è sicuro il ruolo, decisivo, esercitato dal Vate nella scelta della salma: diventata simbolo dell’eroismo di caduti e  dispersi, durante il primo conflitto mondiale.  
A Gabriele D’Annunzio dobbiamo un’eredità profonda e ricca.  
 
Come la sua fantasia e genialità: davvero sconfinata. 
Licenza Creative Commons  5 Dicembre 2018
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