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Global Compact
 
Global Compact, l’ennesimo trionfo del globalcapitalismo  
di Ninni Raimondi
 
Ancora una volta trionfa il Signore global-elitario contro il Servo nazionale-popolare.  
E lo fa con il Global Compact, la via per scavalcare le sovranità nazionali democratiche e imporre dall’alto la voluntas dell’élite turbofinanziaria.  
L’immigrazione di massa oggi dilagante è, sotto ogni profilo, una pratica ripugnante per la ragione, in quanto segna essa stessa l’apice della mercificazione e dello sradicamento coatto.  
Si regge su traffici di esseri umani ridotti ad articoli in vendita e alimenta immancabilmente i più biechi interessi padronali.  
Dà luogo a un vero e proprio mercato di vite umane ridotte a materia di scarto, secondo quello che, con l’espressione di Sartre, si pone come l’ennesimo streaptease nel nostro umanesimo occidentale. 
L’immigrazione di massa nulla ha di emancipativo e di esaltante (se non per il capitale e per il Signore globalista), in antitesi con le edulcoranti narrazioni apologetiche cantate all’unisono dalla liberista Destra del Danaro e dalla libertaria Sinistra del Costume, la new left di completamento ideologico della mondializzazione finanziaria.  
 
Dalla prospettiva del Servo precarizzato, l’immigrazione è, poi, l’ennesimo strumento nella lotta di classe in mano al Signore precarizzante.  
Permette non solo di esercitare una radicale pressione al ribasso sui salari dei lavoratori: spezza, inoltre, l’unità – ove essa ancora sussista – nel movimento operaio e inoltre, consente ai padroni cosmopolitici di sottrarsi ai crescenti obblighi di diritto del lavoro. 
In forza della situazione di miseria e disperazione in cui versano, gli immigrati sono costretti ad accettare qualsiasi condizione lavorativa.  
Ciò determina che, in seconda battuta, lo stesso sia necessariamente accettato anche da chi, in altre condizioni, mai l’avrebbe fatto.  
Il fatto che la popolazione migrante sia disposta, per via della sua condizione, a lavorare senza la copertura dei diritti e per quote di danaro risibili fa sì che, in tempi rapidi, anche la tradizionale popolazione lavoratrice non migrante e dotata di diritti debba adeguarsi a un analogo trattamento, a meno che non voglia essere sostituita e fatta precipitare nell’esercito industriale di riserva. 
 
È per queste ragioni che, come il vampiro alla vista del sangue, oggi il capitale giubila all’arrivo dei migranti, per poi trattarli alla stregua di nuovi schiavi e insieme, di armi nella lotta di classe ai danni del lavoro.  
Di più, la nuova aristocrazia finanziaria neo-feudale favorisce materialmente i processi di immigrazione di massa destabilizzando mediante bombardamenti etici e interventismi umanitari i Paesi da cui poi gli esseri umani saranno costretti a fuggire come profughi, per approdare nell’“ospitale” Occidente, vampiro in cerca di nuove fonti di pluslavoro da estorcere smisuratamente. 
Ai tempi dell’imperialismo denunciato da Lenin e studiato dallo Schumpeter della Soziologie des Imperialismus (1919), il Signore, mediante le più nefande operazioni colonialistiche, si recava direttamente nei Paesi interessati per strappare gli schiavi e la manodopera alle loro terre.  
Il Global Compact ratifica e favorisce tutto questo. 
Licenza Creative Commons  15 Dicembre  2018
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