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Orlando e la disobbedienza
 
Immigrazione, Orlando sfida Salvini: “Non applicherò il dl sicurezza”. La replica: “Ridicolo” 
di Ninni Raimondi
 
“Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati…”, così su Facebook il vicepremier Matteo Salvini replica al primo cittadino del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, che ha deciso di non applicare la legge sulla sicurezza voluta dal leader della Lega. 
Con una nota inviata ai suoi uffici, il sindaco di Palermo ha infatti disposto di non applicare nella sua città le misure che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. 
Insomma – sulla falsa riga dell’altro sindaco nemico giurato di Salvini, quello di Napoli, Luigi De Magistris – sul fronte dell’immigrazione Orlando torna a sfidare il governo centrale.  
Le sue posizioni peraltro scontentano innanzitutto i palermitani, come messo in evidenza a più riprese da CasaPound Palermo, che in occasione del Natale ha esposto sulla cancellata del teatro Politeama uno striscione eloquente: “Orlando augura buone feste ai 12 mila palermitani emigrati“. 
 
In un altro striscione della Tartaruga frecciata sempre apparso nel capoluogo siciliano si legge: “Orlando augura buone feste ai 107 mila palermitani disoccupati“. 
Insomma, come sottolineano i militanti di CasaPound, il sindaco si dà tanto da fare ad andare nei talk-show a difendere la causa degli immigrati.  
 
A spese dei palermitani. 
Disoccupazione, emigrazione forzata, povertà diffusa.  
“E’ singolare che di fronte a una così catastrofica situazione – si legge in una nota di Cpi – il sindaco Orlando faccia salotto con il presidente Mattarella alla Bohéme del Teatro Massimo esaltando i titoli di ‘Capitale della Cultura e dei Giovani’ quando persino Save the Children ha lanciato l’allarme sulla mancanza di opportunità concrete nei ‘quartieri dormitorio’ in cui risiede il 60% dei bambini palermitani.  
L’augurio che gli porgiamo, stavolta senza sarcasmo, è quello di fermare il bombardamento di slogan d’accatto con cui ha trasformato la nostra città in Capitale delle Apparenze”. 
Tornando a quella che possiamo considerare solo una boutade del primo cittadino palermitano, nello specifico, Orlando ha chiesto ai suoi tecnici del Comune di “approfondire tutti i profili giuridici anagrafici” che deriveranno dall’applicazione della norma in questione, ma, scrive il primo cittadino, “impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”. 
 
Le norme, sia chiaro, dal 3 dicembre scorso – con la pubblicazione della legge nella Gazzetta Ufficiale – sono un obbligo per tutti. Eppure il sindaco di Palermo ha deciso di sfidare (si fa per dire) Salvini sul proprio terreno, cioè sulle competenze degli enti locali in materia di anagrafe. 
Palermo, scrive il sindaco, è “da sempre luogo di solidarietà e impegno in favore dei diritti umani, in coerenza con posizioni assunte e atti deliberativi adottati da parte di questa amministrazione che considera prioritario il riconoscimento dei diritti umani per tutti coloro che comunque risiedono nella nostra città”.  
La nuova legge – sostiene Orlando – “continua a suscitare riflessioni, polemiche e allarmi diffusi anche a livello internazionale per il rischio di violazione dei diritti umani in caso di errata applicazione, con grave pericolo di violazione anche della legge umanitaria internazionale”. 
Un armamentario immigrazionista in piena regola, che contrappone alla legge italiana il desiderio di fare di Palermo un “porto aperto” all’accoglienza indiscriminata. Una sfida di per sé ridicola – sia chiaro – visto che la legge dello Stato “vince” sulle decisioni dei sindaci. 
Sfida che a quanto pare non preoccupa minimamente Salvini. 
Licenza Creative Commons  3 Gennaio 2019
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