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Europee, Di Maio e Dibba ripartono dall’anti-casta. Salvini: “Altre priorità” 
di Ninni Raimondi
 
Anno nuovo, vita nuova. Così si dice. Così non dicono – invece – Lega e M5S, i partiti di governo. I 5 Stelle, infatti, con il capo politico Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, di nuovo insieme dopo il ritorno in Italia dell’ex deputato M5S, si affidano al collaudato rancore anti-casta e registrano un videomessaggio dalle piste da sci per annunciare che nel 2019 regaleranno agli italiani “una bella legge per tagliare gli stipendi a tutti i parlamentari della Repubblica“. 
Il “globetrotter” appena rientrato nel Belpaese ha sfoggiato sintonia e intesa con Di Maio sul fronte dei tagli: “Sono d’accordissimo su questa cosa, fare le cose che danno passione, è stato bello per me rivedere Luigi dopo sette mesi.  
E’ stato un 2018 in cui abbiamo combattuto quella classe di italiani privilegiati che si è opposta al cambiamento, che ci sta combattendo anche in questi giorni: stiamo bloccando le pensioni d’oro, stiamo bloccando un sacco di cose che avevamo promesso avremo tagliato e le stiamo tagliando e soprattutto un 2018 in cui ci siete stati vicini, ci avete voluto bene e noi per questo vi ringraziamo, perché senza di voi non saremmo andati da nessuna parte”. 
Dal canto suo, l’alleato di governo, il leader della Lega Matteo Salvini, da Bormio, replica alla “strana coppia”: “Giusto tagliare sprechi e spese inutili, è nel contratto di governo e lo faremo.  
Ma per la Lega le priorità degli italiani sono cose anche più concrete“. 
“Avanti con il taglio delle tasse, estensione della flat tax e della pace fiscale, taglio della burocrazia e revisione del Codice degli appalti, cancellazione definitiva della legge Fornero, approvazione dell’autonomia e finalmente una legge nuova che garantisca il diritto alla legittima difesa”, incalza il ministro dell’Interno. 
Insomma, Lega e M5S sono tornati all’attacco puntando sui loro cavalli di battaglia per tenersi buoni gli elettorati di riferimento. 
Obiettivo è la campagna elettorale per le europee: a tal proposito, ufficialmente “Dibba” ha rifiutato ogni investitura, ma di fatto aiuterà i 5 Stelle, soprattutto sui social.  
In casa pentastellata poi questa rinnovata compatezza tra i due leader (in passato spesso contrapposti) serve a seppellire con entusiasmo e proclami il clima di epurazioni, dopo le quattro espulsioni di fine anno (compresa quella del comandante di Marina Gregorio De Falco). 
 
La decisione di Di Maio alimenta pericolosi malumori tra le fila pentastellate: trenta, forse quaranta parlamentari sono pronti a chiedere delucidazioni pubbliche sul metodo delle espulsioni e su come procedere in futuro. 
In ogni caso, per il M5S, in bilico al Senato con eventuali transfughi post-epurazioni, il percorso fino alle Europee è accidentato e pieno di insidie. 
 
Più in discesa la strada della Lega.  
Anche se, dopo i dietrofront sulla manovra in ossequio ai diktat Ue, i malumori nell’elettorato del Carroccio iniziano a farsi sentire. Ciò spiega il proclama fiscale di Salvini. 
Licenza Creative Commons  3 Gennaio 2019
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