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Comoda la vita per Jean-Paul “sciatica” Juncker.
Secondo dati ufficiali riportati dal Daily Mail il presidente della Commissione Europea avrebbe fatto uso di costosissimi jet privati o “air taxis” durante la metà dei propri spostamenti.
In 21 casi su 43, tra gennaio e novembre del 2018, Juncker avrebbe noleggiato voli privati per una cifra stimata sopra le centomila euro.
Tutti a spese dei contribuenti, cioè noi. Gli air taxis, secondo le ferree regole della Commissione Europea, possono essere utilizzati esclusivamente nel caso in cui non siano disponibili voli commerciali.
I costi della comodità del sobrio presidente della Commissione raggiungono cifre da emiro: 37mila euro per un viaggio di una notte a Tunisi, 26mila per una cena Helsinki con vari leader del panorama internazionale, 8mila per un tour di quattro giorni nei Balcani.
Juncker avrebbe noleggiato 6 jet per recarsi nella vicinissima Germania. E così via. Nel febbraio 2017, Juncker e altre 9 persone del suo staff hanno speso quasi 27.000 euro per un volo da Bruxelles a Roma.
Una bella dimostrazione di austerità e coscienza ambientale, dal momento che proprio Juncker l’anno scorso declamò un toccante discorso sui pericoli del cambiamento climatico, provocato principalmente dalle emissioni industriali e dal traffico aereo.
“Il nostro compito è lasciare un pianeta pulito e vivibile alle generazioni future”, ha tuonato. Ma molti dei voli da lui utilizzati coprivano distanze relativamente brevi, come Berlino-Bruxelles. Era davvero necessario saturare ulteriormente i cieli europei con emissioni di jet privati? L’ennesimo “scivolone” (questa volta non causato dal presunto abuso di alcol) del presidente della Commissione Europea, così solerte nel predicare le misure d’austerità e così poco puntuale nell’applicarle su se stesso.
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