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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
 
Amatrice somersa dalla neve
 
Amatrice sommersa dalla neve del silenzio: per i terremotati nessun “restiamo umani” 
di Ninni Raimondi
 
Nessun “porti aperti” o “restiamo umani”. E nessuna vignetta compassionevole o maglioncino rosso.  
Saviano, tace: esattamente come i vari Biancalani, Bergoglio, Boldrini e Mattarella.  
Per la narrazione buonista, troppo impegnata a parlare di naufraghi, porti da aprire e vite umane da salvare, gli abitanti di Accumuli e Amatrice non esistono. Loro, esattamente come tutti i terremotati, sono gli ultimi. Peggio, sono fantasmi: sommersi da quella neve copiosa, che copre macerie e “case” difficilmente definibili tali. 
Le Sae, l’acronimo che sta per “soluzioni abitative di emergenza”, sono come cubetti di ghiaccio: fa freddo, nel loro interno angusto.  
Ed entra tutto il vento, pungente, dell’ennesimo inverno d’abbandono. Amatrice ed i suoi abitanti non fanno più notizia: mediaticamente, poco rilevanti.  
Cronologicamente, fuori tempo: la contraddizione di chi necessita d’aiuto, per poi esserne ignorato. Oliviero Toscani darebbe ampio sfogo alla sua furia fotografica: quante campagne pubblicitarie e quanti scatti da immortalare! Se solo Amatrice fosse una nave, la neve il mar Mediterraneo. 
 
Al silenzio, assordante, che punisce e ferisce ancora i terremotati, si aggiunge il diktat della Kyenge: “Basta ‘prima gli italiani’!”.  
Esatto: basta discriminazioni, appunto.  
Ed autorazzismo, soprattutto (prendendo a prestito le parole Professor Meluzzi).  
Perché Amatrice, Accumuli ed Arquata sono emblema della disparità: mediatica, istituzionale.  
In primis, umana. I terremotati, fanalino di coda: per loro, nessun radical chic pronto a diventarne paladino.  
Per loro, nessun “prima gli italiani”.  
Solo il sipario, calato come neve e gelo in questo terzo anno: da terremotati, da ultimi, da abbandonati. 
Licenza Creative Commons  9 Gennaio 2019
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