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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
 
Oggi è la giornata mondiale cont
 
Oggi è la giornata mondiale contro il velo islamico: “Libere dall’oppressione” 
di Ninni Raimondi
 
Dal 2013 il World Hijab Day (Giornata Mondiale dell’Hijab) ogni 1° febbraio si batte contro la presunta “criminalizzazione” del velo islamico, a detta delle organizzatrici “indossato da milioni di donne con fierezza, senza intimidazioni o forzature”.  
Una dimostrazione di orgoglio identitario, simbolo di modestia e forza interiore, dicono. Ma per una larga fetta della popolazione femminile mondiale il velo non è una certamente una scelta: rappresenta un’imposizione, spesso esercitata con violenze fisiche e psicologiche, e una privazione della libertà personale della donna.  
Le testimonianze di chi si ribella sono lampanti, anche se il mondo politically correct occidentale porge colpevolmente l’orecchio a una narrativa diametralmente opposta. Il rifiuto del velo significa subire violenze e stigmatizzazioni da parte della società islamica; significa vivere da rinnegate, significa la morte civile. 
E’ per questo motivo che alcune attiviste per i diritti umani, quasi tutte di origini mediorientali, hanno organizzato la campagna che farà da contraltare a al World Hijab Day e hanno lanciato il No Hijab Day, la giornata contro ogni tipo di velo islamico che su Twitter e Facebook è tracciato con l’hashtag #FreeFromHijab.  
Da ogni angolo del mondo corrono sui social le testimonianze delle donne che hanno provato sulla loro pelle l’esperienza dell‘oppressione – la vera oppressione, non quella millantata dalle femministe occidentali e che riguarda idiozie come il manspreading – e che vorrebbero liberarsene.  
Chi prende parte alla campagna invita tutti a postare la foto di un velo appeso ad un bastone, o la sequenza di due foto “con” e “senza” hijab, come queste due aderenti all’iniziativa su Twitter: 
 
“Le donne non sono libere nei loro hijab” 
Tra le leader della campagna Yasmine Mohammed, blogger egiziana ma cresciuta in Canada, dove sperimentò l’oppressione di hijab e niqab (il velo integrale che copre tutta la faccia tranne una fessura per gli occhi) imposta dal patrigno poligamo e integralista: “Quando lo indossi ti senti un fantasma, come se non fossi un essere umano, solo che tu cammini fra gli umani. Ma sei invisibile”.  
Prosegue:  
“Non c’è libertà di scelta a meno che non ci sia libertà di rifiuto, la maggior parte delle donne non sono affatto libere nei loro hijab”. E scorrendo tra i suoi tweet: “Mio Dio…cauterizzano i seni, tagliano i clitoridi, ci avvolgono nei veli…Lasciate stare le donne! Il solo fatto che esistiamo continuerà comunque ad attirare le attenzioni non richieste di uomini! Qual è la risposta quindi? Ucciderci tutte? Smettetela di mutilarci perché non siete in grado di allevare uomini in grado di comportarsi da esseri umani”. Yasmine è anche autrice di Confessions of an ex muslim, libro e blog diventati una sorta di manifesto contro il fondamentalismo religioso. “Scelta significa poter decidere di mettere o togliere il velo come vuoi. Ma nulla di quel che riguarda l’hijab è una scelta”. 
Licenza Creative Commons  1 Febbraio 2019
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