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Sono passati quasi 15 anni dalla approvazione della legge 92/2004 che istituiva la solennità civile del “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata; in particolare grazie all’opera del prof. Raoul Pupo, dell’Università degli Studi di Trieste, è ormai pervenuta a una serie di risultati consolidati e non equivoci sull’argomento.
Quest’anno, rimediando all’imperdonabile omissione degli anni passati, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di riportare al Quirinale la celebrazione del “Giorno del Ricordo”.
Ma c’è poco da fare.
L’ampio schieramento di sinistra che va dai centri sociali ai partitini di estrema sinistra, all’Anpi, alla Cgil per arrivare al Partito Democratico, con l’ausilio dei propri terminali (scarsamente fedeli ai propri obblighi deontologici e d’ufficio) annidati nelle redazioni degli organi di informazione, nelle scuole, nelle università, nelle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e negli enti locali, boicotta sistematicamente l’applicazione della legge 92/2004. Le modalità operative di questo boicottaggio sono due. Da un lato viene evitata ogni iniziativa pubblica di celebrazione della solennità civile del “Giorno del Ricordo”, in primo luogo da parte delle Prefetture. A questo riguardo Matteo Salvini, che la mattina del 10 febbraio sarà presente a Basovizza, è informato di quello che (non) fanno i suoi Prefetti? Non parliamo delle scuole e delle università, oppure degli organi di informazione, su cui è meglio stendere un velo pietoso.
Dall’altro lato, università, scuole ed enti locali patrocinano, generalmente in collaborazione con l’Anpi, convegni dal chiaro indirizzo giustificazionista o addirittura negazionista tenuti da sedicenti storici, in realtà dilettanti senza qualificazioni accademiche che nella propria vita si occupano di tutt’altro, in particolare di militanza nell’estrema sinistra.
Tra costoro, le note Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi, quest’ultima addirittura autodefinitasi “Capitano dell’OZNA” – la polizia segreta di Tito responsabile degli infoibamenti – sulla propria pagina Facebook). Questo è, ad esempio, quanto è avvenuto a Sassari e Alghero negli scorsi giorni.
I sindaci piddini di Alghero (Mario Bruno) e di Sassari (Nicola Sanna) in collaborazione con la locale sezione Anpi, hanno patrocinato e ospitato in locali pubblici due convegni (il 30 gennaio 2019 a Sassari, presso la sala della Provincia e il 31 gennaio 2019 ad Alghero, presso la Fondazione Alghero) sulla storia del confine orientale.
Il relatore è stato tale Eric Gobetti di Torino, sedicente storico (si autodefinisce “free lance”, modo elegante per dire che se la canta e se la suona da solo), che a parte qualche insignificante e faziosa pubblicazione sulle vicende del 1941-1945 nella ex Jugoslavia e sul confine orientale (tra cui una su www.academia.edu dal titolo “Com’è bello far le foibe da Trieste in giù!”) o qualche convegno per l’ANPI, è noto soprattutto per essere uno sfegatato ammiratore del criminale Tito, massimo responsabile della tragedia delle foibe e dell’esodo.
I suoi convegni si tengono generalmente in sale addobbate dalla bandiera jugoslava ed egli stesso ama farsi ritrarre, con il fazzoletto rosso al collo, in fotografie con statue o magliette del suo idolo, oppure irrigidito nel saluto militare davanti alla sua tomba. Non risulta che questa inqualificabile vergogna, perpetrata dalle amministrazioni comunali di Alghero e Sassari a spese dei contribuenti, sia stata condannata dal mondo della cultura o dai locali organi di informazione, per tacere dell’opposizione nei consigli comunali di Alghero e Sassari, che ha dimostrato distrazione, disinteresse o peggio connivenza nella vicenda.
Di certo, è stata profanata e insultata la memoria di 350.000 esuli e oltre 10.000 vittime giuliano-dalmate.
A Fertilia, il 10 febbraio 2019, i buoni cittadini e patrioti di Alghero, di Sassari e di tutta la Sardegna daranno compostamente e ordinatamente la propria risposta, rendendo i dovuti onori ai martiri e agli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia.
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