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Cristo Lgbt
 
Massa, va in mostra il “Cristo Lgbt”: l’iconografia sacra si piega al diktat “arcobaleno” 
di Ninni Raimondi
 
Niente di nuovo sotto il sole: i paladini dell'”uguaglianza” sociale e di genere rispettano i diritti e le sensibilità ma solo della propria comunità “arcobaleno”. 
Sono in questi giorni in mostra a Massa le opere dell’artista Giuseppe Veneziano.  
Tali “espressioni artistiche” hanno in comune una particolarità: quella di avere come protagonista la figura di Gesù Cristo impegnato nelle più comuni attività quotidiane come mangiare in un fast food o mentre si fa un selfie. 
Fino a qui, niente di particolare: persino Madonna negli anni ottanta aveva abusato dell’iconografia cristiana per dare scandalo. 
 
Un’immagine però ha dato particolarmente fastidio ad alcuni appartenenti alla comunità toscana: quella che ritrae il Messia, crocifisso, coperto da un paio di mutande leopardate marchiate “Dolce e Gabbana”.  
Sulla croce la simbolica scritta “Inri” sostituita dall’acronimo “Lgbt”, ovvero “lesbiche, gay, bisessuali e transgender”. 
“Per me gli uomini e le donne sono tutti uguali e a me non importa che orientamento sessuale hanno” queste le parole dell’artista sulla sua “opera”: “Mi aspetto critiche dalla Chiesa.  
Mentre dipingevo questo quadro sapevo che avrei fatto irritare qualcuno, ma l’arte non si può permettere di rappresentare solo tramonti o fiorellini».  
Questo commento si conforma perfettamente alla più diffusa tendenza dell’arte contemporanea, quella che fa dello scandalo e del gossip la propria ragion d’essere – “validi” sostituti al talento e all’originalità (che non sono necessariamente “tramonti” o “fiorellini”). 
 
Ciò che fa riflettere è che questa mostra, he si tiene al Palazzo Ducale di Massa, è patrocinata dall’amministrazione pubblica nella persona del sindaco Francesco Persiani e dell’assessore alla cultura Eleonora Lama a dispetto dello pseudo-messaggio che potrebbe urtare le sensibilità di un pubblico tradizionale e legato ai valori del cristianesimo. 
E’ un vero peccato che tali iniziative – che oltre alle condivisibili reazioni sdegnate non ingenera, in realtà, alcuna effettiva riflessione sul potere temporale della Chiesa o simili argomenti – prendano magari il posto di altri eventi culturali molto più meritevoli di essere organizzati con i soldi e gli sforzi dei contribuenti. 
Licenza Creative Commons  7 Febbraio 2019
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