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Foibe: a Gorizia il delirio nega
Foibe: a Gorizia il delirio negazionista dell’Anpi 
di Ninni Raimondi
 
Sembra essere quasi una direttiva nazionale dai vertici: la campagna di odio dell’Anpi 2019 verte in modo barbaro dalla mistificazione alla minimizzazione o addirittura passando per la negazione fino all’ “invenzione fascista” della tragedia delle foibe.  
Dopo i casi Rovigo, Parma e Venezia, anche a Gorizia in Friuli Venezia Giulia, l’Anpi prova a teorizzare una sorte di revisionismo con un  post e una conferenza dai toni tutt’altro che storici, ma faziosamente e squisitamente politici. Che questo accada nel 2019 risulterebbe già un fatto gravissimo; che a farlo sia un’associazione situata proprio nel territorio dove il dramma delle Foibe si sia consumato, gli conferisce quel carattere grottesco e aberrante di cui avremmo fatto volentieri a meno. 
 
Dalle parti del Carso giuliano, infatti, la propaganda revisionista “neo-partigiana” punta tutto sulla teoria secondo la quale il dramma dell’esodo dei popoli giuliano-dalmati e degli italiani infoibati fu normale conseguenza all’invasione “razzista nei confronti dei sloveni e dei croati”, classificando quindi come causa il fascismo, e ribadendo con forza che le angherie, le violenze e i soprusi subiti dagli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia dai partigiani affiliati a Tito non vadano catalogate come “pulizia etnica e genocidio”. 
Vale la pena di ricordare, poi, che post di questo tipo non risultano essere una novità nell’estremo nord-est: ogni anno, infatti, decine di “jugo-nostalgici” sfilano per Trieste assieme al corteo del primo maggio “armati” di bandiere titine e “titovke” in testa.  
Uno rievocazione perlomeno di pessimo gusto di quello che rappresentò quella data per Trieste con l’ingresso dei criminali di Tito e l’inizio dei 40 giorni di occupazione. 
 
Non sorprende, quindi, che da più parti in Italia venga richiesto di tagliere i fondi ad un’associazione che, oltre a mantenere vivo l’odio politico in tutta la penisola, si propone anche come forza politica: a Gorizia, ma anche a Trieste e in tutta la Venezia Giulia, recenti episodi confermano come l’Anpi si ponga all’interno del contesto politico come tentativo di fermare quelle formazioni politiche all’antitesi del pensiero “neo-partigiano”, su tutte la Lega di Matteo Salvini e CasaPound. Il vice-ministro leghista, infatti, ha dichiarato nei giorni scorsi, proprio a margine degli episodi di Parma e Rovigo, che “è necessario rivedere i contributi alle associazioni, come l’Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra”. Una posizione netta, che trova fondamento soprattutto se il contesto in cui si nuove l’Anpi non rimane quello di “memoria” dei partigiani, ma pretesto per elargire patenti politiche. 
Anche per il dramma delle foibe il contesto nel quale Anpi di Gorizia tenta il suo revisionismo è squisitamente politico: il tentativo (maldestro) di giocare con i numeri per condannare “questo” e giustificare “quello” denota alla base una volontà precisa di minimizzare quelli che furono i comportamenti squallidi e violenti nelle zone della Venezia Giulia dei partigiani affiliati alle formazioni titine. 
 
Forse è giunto il momento che non solo gli italiani ma anche l’Italia cominci a dissociarsi da queste persone. Il finanziamento pubblico ad associazione come l’Anpi, oggi, rappresentano un’offesa a chi ha vissuta sulla pelle della propria famiglia il dramma dell’esodo. Libertà di fare ricerca si, ma con fondi propri. Si dia un segnale, nel 2019, e si dica forte e chiaro che lo Stato Italiano si dissocia nella maniera più assoluta da chi, oggi, continua a distorcere fatti e numeri di un dramma che meriterebbe un rispettoso silenzio e non un dibattito politico. 
 
Rimane un quesito fondamentale: se a parti invertite fosse stata CasaPound a confutare i numeri del dramma dell’Olocausto sarebbe passato tutto sottotraccia come accade ogni anno con le farneticazioni dell’Anpi?  
No, anzi se ne sarebbe chiesta la chiusura immediata ed è per questo motivo che il taglio dei fondi alle associazioni come l’Anpi oggi sia del tutto legittimo. 
Licenza Creative Commons  8 Febbraio 2019
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