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Diamanti: Le banche sapevano
Diamanti: “Le banche sapevano”, così hanno truffato i loro clienti 
di Ninni Raimondi
 
Una forma di investimento sicura, al riparo dalle oscillazioni di mercato. E con rendimenti promessi che potevano raggiungere cifre considerevoli. Protagonisti i diamanti, uno dei “beni rifugio” per eccellenza. Numeri e caratteristiche da far ingolosire chiunque, nell’epoca dei tassi bassi. Peccato che i valori fossero gonfiati. Così come gonfiate erano le commissioni per le banche, che dall’affare hanno incassato lauti compensi. Facendo ricadere il costo sugli ignari risparmiatori. 
 
Truffa aggravata e autoriciclaggio 
La truffa dei diamanti, esplosa nei giorni scorsi con il sequestro di 700 milioni operato dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Milano, continua ad espandersi. Nel mirino degli inquirenti due società: la milanese Intermarket Diamond Business (oggi fallita) e la Diamond Private Investment di Roma.  
Pesanti le accuse: truffa aggravata, autoriciclaggio e corruzione fra privati. Secondo gli inquirenti, le società avrebbero proposto i diamanti a prezzi dal 50 all’80% superiori rispetto a quelli di mercato. 
 
Le banche coinvolte 
L’inganno era sostenuto da quotazioni fasulle (pubblicate, capziosamente tramite inserzioni a pagamento, sulle pagine dei listini di mercato anche su vari quotidiani) e dalla complicità degli istituti di credito.  
Nel mirino sono così finite Unicredit, Intesa SanPaolo, MontePaschi, Banco Bpm e Banca Aletti. Se in origine la rete degli sportelli era pensata come canale per la “semplice” diffusione del materiale pubblicitario relativo all’investimento, con il tempo consulenti e direttori di filiale hanno assunto ruoli da protagonista. Arrivando a caldeggiare ai propri correntisti anche con insistenza gli acquisti, nonostante già dal 2017 un’indagine dell’Autorità per la concorrenza avesse accese un faro su pratiche giudicate scorrette, parlando di “informazioni ingannevoli e omissive diffuse attraverso il sito e il materiale promozionale”. 
 
Commissioni e “regali” 
Ad invogliare le banche erano anche le laute commissioni: “Nella mia carriera ed esperienza bancaria non ho mai visto alcun prodotto che garantisse alla banca un rendimento del 15%“, ha spiegato un direttore di Banco Bpm, citato dal quotidiano milanese Il Giorno. Un margine di intermediazione elevatissimo: stando ad una prima stima, i vari soggetti coinvolti avrebbero incassato quasi 200 milioni di euro.  
Somme golose per istituti alle prese con la continua ricerca di sistemi per puntellare i propri bilanci. Non solo: ai dirigenti bancari le due società dei diamanti garantivano anche soggiorni in alberghi di lusso, vacanze, perfino reperti archeologici in “omaggio”. Si parla di regali per centinaia di migliaia di euro, allo scopo di invogliare i clienti a investire i propri risparmi. 
 
Migliaia di truffati 
Non solo grandi nomi. Oltre ai Vari Vasco Rossi, Federica Panicucci e Diana Bracco, sarebbero migliaia – se non decine di migliaia – i comuni risparmiatori finiti nella rete di queste pratiche. Le banche cercano così di correre ai ripari: Mps starebbe già rimborsando al 100% i clienti, mentre Intesa ha già da qualche tempo avviato le pratiche per il riacquisto dei diamanti ai prezzi di vendita.  
Ma l’impressione è che i 700 milioni sequestrati potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg del valore totale della truffa. 
Licenza Creative Commons  21 Febbraio 2019
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