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Trasfusioni, immigrati rigettano
Trasfusioni, immigrati rigettano sangue europeo. E la Ue corre ai ripari 
di Ninni Raimondi
 
Ci hanno detto che le razze non esistono come fatto biologico, che sono solo «costrutti sociali». Naturalmente si tratta di una mistificazione che non trova riscontro nei dati reali. Un’ulteriore conferma ci arriva dalla Germania. Qui una donna africana ha chiesto aiuto perché suo figlio soffre di una malattia del sangue molto grave. Per salvarlo sarebbe necessario un trapianto di cellule staminali. Il problema è che il sangue europeo causa molto spesso fenomeni di rigetto se trasfuso in individui africani o arabi. E le conseguenze per la salute possono essere molti gravi, in alcuni casi addirittura mortali. 
 
Il progetto di ricerca 
Per ovviare a questo problema, la Croce rossa tedesca ha lanciato un progetto di ricerca sul sangue e le cellule staminali su base etnica.  
Il progetto, denominato BluStar.NRW, ha ricevuto anche il finanziamento della Ue, grazie al Fondo europeo di sviluppo regionale.  
La ricerca sarà coordinata da Thomas Zeiler, direttore del Servizio di donazione del sangue della Croce rossa, in collaborazione con la Caritas e le cliniche universitarie di Essen e Düsseldorf.  
Il progetto prevede inoltre il lancio di una campagna di sensibilizzazione presso gli immigrati affinché donino il proprio sangue. In particolare si è alla ricerca di sangue e cellule staminali di africani, turchi e mediorientali.   
 
Parlare di razza ormai sembra essere un tabù.  
La Francia ha persino tolto questa parola dalla Costituzione. Tuttavia, in mezzo a questo delirio buonista, fatto di parole, c’è chi zitto zitto ricorre al dna per schedare le persone. Si tratta dell’accoglientissimo Canada di Justin Trudeau, il paradiso del multiculturalismo, che utilizza i test sul dna per stabilire la nazionalità degli immigrati illegali ed espellerli.  
Tali test vengono utilizzati anche per bloccare i falsi ricongiungimenti familiari. 
In particolare i test sul dna e il ricorso a database sugli alberi genealogici vengono effettuati sui detenuti a lungo termine per accertarsi che la nazionalità dichiarata sia quella reale, quando tutte le altre tecniche per rivelare la vera nazionalità dei detenuti si rivelano insufficienti.  
Va notato che in questo modo viene smontata la tesi secondo cui l’appartenenza etnica non ha nulla a che vedere con la nazionalità. 
 
DNA 
A rivelare l’utilizzo dei test sul dna è stata un’inchiesta di Vice, che ha citato il caso di un immigrato, in galera per traffico di eroina e per questo destinatario di un decreto di espulsione, che affermava di essere della Liberia ma in realtà era nigeriano.  
Solo analizzando il suo dna e spulciando i database dei siti sulla genealogia si è potuto determinare che il Paese di destinazione per la sua espulsione doveva essere la Nigeria. 
L’avvocato dell’africano, nigeriano finto liberiano, ha sollevato la questione dichiarando che occorre fare luce su questa pratica, dal momento che non si sa esattamente quante volte e soprattutto in che modo, essa venga messa in atto: “Ci sono chiare preoccupazioni sulla privacy. In che modo la CBSA – l’agenzia canadese per i servizi di frontiera – è in grado di accedere a queste informazioni e quali misure vengono messe in atto per garantire che tali informazioni rimangano riservate?”. 
La domanda è più che lecita, soprattutto per un Paese che si vuole proporre al mondo come il Bengodi dell’accoglienza e dell’immigrazionismo selvaggio, dove tutti hanno diritto a vivere.  
 
E la legge canadese? 
Tuttavia, in Canada la legge prevede che se l’identità di una persona non è del tutto chiara, o se la persona in questione rappresenta un pericolo per la sicurezza pubblica, può scattare il carcere.  
A questo punto il governo Trudeau, messo alle strette e forse per salvare la sua immagine accogliente, ha dichiarato che farà di tutto per trovare alternative alla detenzione a tempo indeterminata per questi soggetti non canadesi.  
Ma sulla questione dei test sul dna non vengono rilasciati commenti, e nessun paladino occidentale del buonismo immigrazionista si sogna di additare Trudeau come un moderno Goebbels. 
 
Il sangue non è acqua 
Questa campagna si è resa tanto più urgente in quanto le cliniche tedesche hanno denunciato una crescente difficoltà nel trattare pazienti immigrati, soprattutto se si tratta di trasfusioni di sangue e di trapianto di cellule staminali.  
Insomma, in Europa la ricerca ematologica su base etnica è ancora in ritardo, soprattutto a causa delle resistenze ideologiche degli "antirazzisti" che, contro ogni evidenza scientifica, si ostinano a negare l’esistenza delle razze in nome del politicamente corretto.  
Ora, però, l’emergenza – anche medica – provocata dall’immigrazione di massa sta riaprendo la questione. Si avrà finalmente il coraggio di abbattere questo grottesco tabù e di accettare, una volta per tutte, quello che è un evidente dato di fatto? 
 
Licenza Creative Commons  28 Febbraio 2019
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