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Ninni Raimondi
E allora diciamoci due cosine 
di Ninni Raimondi
 
 
 
       
 
 
Coronavirus, Conte 
Il 3 aprile non basta. Blocco totale e chiusura scuole proseguiranno 
 
La serrata generale, il blocco totale e la chiusura delle scuole non cesseranno il 3 aprile. Come previsto da molti esperti, per far sì che i provvedimenti assunti dal governo giallofucsia per contrastare l’emergenza coronavirus siano davvero efficaci nel contenere i contagi “non potranno che essere prorogati alla scadenza“. Ad annunciarlo è il premier Giuseppe Conte in un’intervista al Corriere della Sera. Concetto ribadito anche dal comitato tecnico scientifico di consulenza del governo: “Non ha senso riaprire le scuole prima di 60 giorni“. Certo, visti anche i precedenti, si attende una comunicazione ufficiale. Per non seminare ulteriormente il panico tra i cittadini, alle prese con l’isolamento. 
 
“Quando i contagi caleranno non potremo tornare subito alla vita di prima” 
Conte non ha dubbi: “Le misure restrittive stanno funzionando, ed è ovvio che quando raggiungeremo un picco e il contagio comincerà a decrescere, almeno in percentuale, speriamo fra qualche giorno, non potremo tornare subito alla vita di prima. Al momento non è ragionevole dire di più, ma è chiaro che i provvedimenti che abbiamo preso, sia quello che ha chiuso molto delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza”. 
 
Spostamenti, “sanzioni per chi trasgredisce applicate in modo severo” 
Il premier poi fa riferimento alla stretta del Viminale contro i “furbetti dell’autocertificazione”, pizzicati in giro nonostante il divieto assoluto di spostarsi da casa: “Le sanzioni penali per chi trasgredisce ci sono e verranno applicate in modo severo e sono d’accordo con quei sindaci che hanno chiuso anche le ville e i parchi, una cosa è fare attività sportiva un’altra è trasformare i luoghi pubblici in punti di assembramento, cosa inammissibile. Al momento non sono previste altre misure restrittive di largo respiro, ma se non saranno rispettati i divieti dovremo agire“. 
 
Sulle prossime decisioni sarà “determinante il parere degli scienziati” 
In base all’evoluzione dell’epidemia e all’indice dei contagi, sia per quanto riguarda la chiusura delle scuole che quella di gran parte delle attività commerciali, il governo nei prossimi giorni deciderà come procedere. A tal proposito, ricorda Conte, “sarà determinante il parere degli scienziati, i migliori sul mercato e di cui ci stiamo avvalendo, visto che non rincorriamo i sondaggi ma abbiamo in qualche modo, doverosamente, ceduto il passo alla comunità scientifica, che in alcuni momenti della storia può anche guidare le decisioni politiche”. 
 
Il premier si sbilancia in annunci su nuove fantomatiche misure economiche 
Sul fronte dell’economia, messa a durissima prova dall’emergenza, anche in ragione delle critiche mosse per i pochi soldi finora investiti – 25 miliardi sono spiccioli rispetto a quanto serve veramente per difendere imprese e famiglie – Conte fa uno dei suoi fantomatici annunci: sarebbe in arrivo (“penso fra due settimane saremo pronti per firmarlo”)  “un’opera di sblocco di investimenti pubblici mai vista prima, per alcune decine di miliardi di euro. Non so dire al momento se saranno 50 o 70 o 100 miliardi di euro, ma di sicuro sarà il più grande provvedimento degli ultimi decenni in termini di semplificazione delle procedure e degli investimenti”. 
 
Si va verso il “golden power” per proteggere gli asset strategici dalle speculazioni 
Il presidente del Consiglio inoltre conferma che di concerto con il Dis, il coordinamento dei nostri apparati di sicurezza e il ministero dell’Economia, si sta pensando a come modificare la legislazione attuale in termini di “golden power“, ossia il potere che ha lo Stato di bloccare alcuni investimenti esteri se vanno ad attaccare asset industriali o aziendali nazionali ritenuti strategici. L’ipotesi allo studio sarebbe quella di considerare strategiche tutte le aziende quotate alla Borsa di Milano, comprese le banche e gli istituti finanziari. 
 
 
 
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L’immunità di gregge ha una sua logica 
La voce fuori dal coro del virologo candidato al Nobel 
 
Nei giorni scorsi il dibattito sulle possibile risposte all’emergenza coronavirus è stato piuttosto acceso. In realtà le formule sul piatto non erano molte; si parlava di “modello cinese“, basato su una chiusura totale, di “modello italiano“, sostanzialmente un modello cinese ma con i limiti di governance una società occidentale e “democratica”, e poi c’erano i britannici con la discussa teoria dell'”immunità di gregge” (che ha fatto passare Boris Johnson su molti media come una sorta di darwinista sanguinario). Ad onor del vero ora Londra sembra aver fatto marcia indietro rispetto ai propositi iniziali (che prevedevano l’infezione per il 60% della popolazione), procedendo con la chiusura di scuole e college a cui potrebbero seguire ulteriori restrizioni. 
 
Giulio Tarro e la logica dell'”immunità di gregge” 
Ci sono però degli esperti di altissimo livello che non hanno condannato l’iniziale approccio britannico. Tra questi figura il professor Giulio Tarro, candidato al Nobel per la Medicina nel 2015 e insignito nel 2018 negli Usa del premi come “miglior virologo dell’anno”. Insomma non proprio l’ultimo arrivato: fu lui ad isolare il vibrione del colera quando scoppiò l’epidemia a Napoli. In una intervista a Il Giornale spiega cosa si intende per “immunità di gregge”: “E’ quella che normalmente si cerca di ottenere con una vaccinazione verso un determinato agente che può essere un virus o un batterio. Attraverso questa si riesce ad ottenere il 95% della risposta immunologica delle varie persone, per questo si parla di “gregge”. Il che vuol dire arrivare ad un numero che ci rende abbastanza tranquilli sul fatto che quell’agente non circolerà più, perché troverà gente vaccinata e quindi verrà bloccato”. 
Secondo Tarro la scelta iniziale di Johnson non era stata un azzardo: “C’è una logica in questo, non bisogna fossilizzarsi su certe situazioni o perché sono di routine o perché sembrano più semplici, oppure perché fino ad allora si è fatto in quel modo. E’ anche bene avere la mente che possa spaziare. Colombo ha scoperto l’America perché ha deciso che magari c’erano le Indie da quel lato”. 
Una strategia che il premier britannico avrebbe concordato con i più importanti scienziati inglesi: “Sono certo che alle spalle potrebbe esserci l’Università di Cambridge o quella di Londra, o gente molto valida sul campo che pensa, viste le caratteristiche del Coronavirus, che proteggendo le persone che potrebbero risentirne di più come gli anziani o quelli affetti da altre malattie, di far circolare liberamente il virus, non usando quindi le misure che stiamo attuando noi come il rigore e l’isolamento, per cercare di debellare quella che tutto sommato è una malattia che al 96% si risolve senza mortalità. Quindi in base a questo noi avremmo un’immunità di tutta la popolazione”. 
 
Sotto accusa i tagli alla sanità 
Giulio Tarro punta poi il dito contro i tagli alla sanità, che sarebbero responsabili dell’emergenza più di quanto non sia l’effettiva pericolosità del virus: “Non lottiamo contro l’Ebola, per fare un esempio, o contro l’HIV prima che ci fosse la terapia. Lottiamo contro una malattia che quasi nel 96% dei casi non è mortale. Il problema è il rimanente 4% che si è scatenato contemporaneamente mettendo in difficoltà anche gli ospedali della Lombardia che sono il nostro fiore all’occhiello. Ma già questi, nell’inverno 2018, a causa di un’epidemia influenzale erano già sovraccarichi. Questo grazie ai tagli alla sanità compiuti negli anni. Di questo dovrebbero rendere conto anche secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, chi dal ’97 al 2015 ha dimezzato tutti i centri di terapia intensiva”. 
 
Fasce di età e comportamento del virus 
Tarro passa poi ad analizzare il comportamento del virus, alle sue conseguenze diverse in base alla fascia d’età e alle patologie pregresse: “Questa famosa fascia di età si basa a secondo delle condizioni fisiche. Abbiamo visto anche un altro aspetto, quello dei ‘cofattori’ di questa situazione che facilitano il virus. Vogliamo vedere ad esempio chi fuma e a chi no? Chi vive in un ambiente inquinato e così via? Le età sono relative a questo punto”. Secondo il virologo che fu candidato al Nobel dunque sono determinanti anche i vari stili di vita e le abitudini della nostra società. A finire sotto accusa è anche l’abuso di antibiotici che in Italia (e in buona parte dell’Occidente) è ormai una abitudine: “Si prevede che la resistenza agli antibiotici diventi la prima causa di mortalità. Ecco perché c’è una ricerca costante di nuovi ceppi e nuove forme per evitare questa resistenza. Sarebbe utile e importante non abusarne, e utilizzarli solo quando servono. Altresì sarebbe ancora più importante non usarli come anabolizzanti nei polli e nei maiali”. 
 
I bambini e l'”immunità innata” 
Interessante anche la spiegazione che Tarro dà in merito alla sostanziale immunità riscontrata nei bambini al Covid-19: “I bambini fino a sei mesi sono protetti dagli anticorpi materni. Successivamente hanno come dire l’esperienza di incontrare un microbo per volta, verso il cui hanno una risposta immunologica. E’ la natura che con tutta l’evoluzione che c’è stata che ci fa produrre gli anticorpi del sistema immunitario. Loro hanno anche “l’immunità innata”, che è indipendente dalla formazione degli anticorpi, per questo in un certo senso, non hanno i problemi che hanno gli adulti, e sono in grado tutto sommato di crescere e soprattutto di sopravvivere”. 
 
 
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Defender Europe, lo stop è solo parziale 
Esercito Usa in Europa anche se con numeri ridotti 
 
 
La società dello spettacolo trasforma il mondo vero in favola. Fa sì che sia vero solo ciò che appare, in una sorta di inveramento postmoderno del noto teorema di Berkeley: esse est percipi, l’essere coincide con l’essere percepito. Insieme, demonizza come “fake news” qualsivoglia narrazione che non sia coerente con i cristalli del potere e che, eventualmente, possa mettere a repentaglio la loro tenuta. 
L’abbiamo visto, per l’ennesima volta, con la vicenda dell’esercitazione Defender Europe, sulla quale per primo, con coraggio, ha richiamato l’attenzione il giornalista Manlio Dinucci: migliaia di soldati che dagli Usa giungono in Europa per un’esercitazione a fini difensivi. Difensivi rispetto a chi o a cosa, domandammo? La risposta è scontata: difensivi rispetto alla possibilità di un’Europa di Stati sovrani e sottratti alla presa neocolonialistica della monarchia dell’hamburger, che dal 1945 ad oggi occupa impunemente il territorio europeo con le sue basi. E chiama “protezione” e “alleanza” il proprio imperialismo a norma di Nato. 
 
L’immancabile “debunking” di Puente 
Oltre a ciò, l’operazione “Europe Defender 20” è, con tutta evidenza, finalizzata non già a difendere, bensì ad aggredire, presto o tardi, la Russia di Putin, rea di non essere allineata con il Washington Consensus. E, di più, di resistergli eroicamente. Con l’usuale solerzia di chi ama compiacere i potenti, subito gli anestesisti del consenso e i mediatori delle superstrutture si sono adoperati per spiegare che, ça va sans dire, era una bufala la notizia dell’arrivo di migliaia di soldati a stelle e strisce. L’immancabile David Puente, su Open (le mot d’ordre dei mercati oltre che il titolo della rivista di Mentana), si è adoperato per dimostrare che doveva trattarsi di una bufala: ogni qual volta vi sia da smascherare una notizia non allineata con l’ordine globalista, ecco che interviene questo attivissimo garante dell’ordine simbolico dominante. 
L’articolo di Puente del 12 marzo scorso, reca un titolo che rivela, in primo luogo, il posizionamento del suo autore nel diagramma della lotta di classe culturale: “La teoria di complotto: «Stanno sbarcando 20 mila soldati americani proprio durante l’epidemia coronavirus. Invasione?»”. Ebbene sì, lo sbugiardatore di tutte le prospettive sgradite al potere è diventata una nuova professione. Non molto diversamente, il rotocalco turbomondialista La Repubblica ha detto la sua con un esilarante articolo dal titolo “Coronavirus, le bufale sull’esercitazione Defender Europe e l’invio di soldati Usa”. 
 
Dinucci sul Manifesto spiega che “non è una bufala” 
Manlio Dinucci, dalle pagine di Il Manifesto, è tornato il il 16 marzo sul tema, con un prezioso articolo dal titolo “Nell’Europa del virus i bombardieri Usa da attacco nucleare”. Anzitutto, Dinucci mostra come Defender Europe 20 non sia affatto una bufala, ma una triste realtà. E così scrive testualmente: “A causa del Coronavirus le American Airlines e altre compagnie aeree statunitensi hanno cancellato molti voli per l’Europa. C’è però una «compagnia» Usa che, viceversa, li ha aumentati: la US Air Force. In questi giorni essa ha «dispiegato in Europa una task force di bombardieri stealth B-2 Spirit»”. Defender Europe non si è fermato, dunque. Con numeri ridotti, come tra breve diremo. Ma comunque procede. E non è una bufala. 
Dinucci lo afferma a chiare lettere: la funzione dell’operazione è, astratto, difensiva e, in concreto, offensiva ai danni della Russia, utilizzando l’Europa come campo di battaglia e come docile serva. Così scrive Dinucci: “Capovolgendo lo scenario, è come se i più avanzati bombardieri russi da attacco nucleare operassero da basi a Cuba a ridosso degli Stati uniti. È evidente lo scopo perseguito da Washington: accrescere la tensione con la Russia usando l’Europa quale prima linea del confronto”. 
E tutto questo avviene – domandiamo – mentre per il vecchio continente si aggira lo spettro del coronavirus? Ebbene sì. Anzi, si potrebbe ragionevolmente sostenere che l’operazione Defender Europe risulta ipso facto agevolata, nel cuore di un’Europa ferita e stordita: afferma Dinucci, “oggi più che mai, in una Europa in gran parte paralizzata dal virus, gli Usa possono fare ciò che vogliono”. Non deve stupire, in effetti, più di tanto. È il solito modus operandi della talassocrazia neoleviatanica atlantista, che considera e tratta l’Europa come una colonia senza dignità. Quel che forse desta maggiore stupore è l’indecente silenzio complice dei giornali europei e dei grandi media: i quali fanno come se nemmeno esistesse quella che resta, ad oggi, il più grande dispiegamento di forze atlantiste in Europa dalla fine della Guerra Fredda. 
 
Ridimensionata ma non annullata 
La sola notizia che è trapelata, oltre all’affannato tentativo dei docili amici del padronato di smentire quella che han cercato di far passare per una bufala, è la seguente: quella per cui lo US European Command ha informato che, per via dell’emergenza Coronavirus, ridurrà i soldati Usa partecipanti all’esercitazione. Non saranno 30 mila come in origine doveva essere. Pur con quattro esercitazioni cancellate, Europe Defender 20 procede. Con un numero ridotto di militari: come ha mostrato Eugenio Palazzini in un puntualissimo articolo su Il Primato Nazionale, i soldati a stelle e strisce sono, alla fine, 6000. Lo US European Command ha, comunque, precisato che verranno conservati i suoi “obiettivi di più alta priorità”. Se poi, come pure potrebbe essere, vi saranno cambiamenti, lo scopriremo solo vivendo. Quel che è certo, e che è confermato sia da Dinucci sia da Palazzini, è che Defender Europe è ridimensionato, ma non annullato. 
 
 
 
 
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   Ninni Raimondi
 
E questo è tutto. 
Almeno per oggi e credo che basti. 
Grazie per aver letto 
Ninni Raimondi
 
    
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