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Pamela uccisa un’altra volta
Pamela uccisa un’altra volta: pena dimezzata per i pusher Awelima e Lucky 
di Ninni Raimondi
 
Pene ridotte per Lucky Awelima e Desmond Lucky, i due nigeriani coinvolti e poi esclusi dall’inchiesta sull’omicidio di Pamela Mastropietro.  
La Corte d’Appello ha dimezzato la condanna dei due nigeriani, che erano stati condannati in primo grado per spaccio di droga a una pena rispettivamente di 8 e 6 anni di carcere: il nuovo grado di giudizio ha ridotto a entrambi la sentenza a 4 anni e sei mesi. I magistrati hanno infatti preso in considerazione le attenuanti previste per chi è incensurato: una decisione che ha del grottesco considerando che nel processo è emerso che la droga consumata da Pamela prima del barbaro stupro, seguito dall’omicidio e dallo smembramento, le era stata ceduta proprio da Awelima Lucky. 
 
“Inaudito” 
Dura la reazione dell’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime e Garante per le vittime alla Regione Lombardia «È inaudito apprendere di notizie del genere.  
La pena è stata quasi dimezzata. Vigendo il divieto di dare pene maggiori del grado precedente, anche in Cassazione si avrà certamente la conferma della condanna, almeno che non li si voglia assolvere. A differenza di altri Paesi dove c’è la possibilità nel grado successivo di avere una condanna più alta, in Italia al massimo i due si ritroveranno con 4 anni e 6 mesi. Che poi, non faranno mai poiché – continua l’avvocato – essendo incensurati, dopo un anno di reclusione potranno richiedere le misure alternative al carcere». Inotre, spiega Aldrovandi, «i due sono richiedenti asilo. Chi sono? Da dove vengono? Dovremmo tenere conto di questo. È una vergogna, visto l’ambito in cui si è svolta la cessione di eroina le attenuanti potevano non essere riconosciute». 
 
Il commento di Verni 
Ovvio sbigottimento anche per l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale dei Mastropietro.  
«Prima di tutto i due non sono ancora usciti formalmente dal processo, visto che la richiesta di archiviazione formalmente non è ancora stata emessa. Non conosco le carte processuali e non posso valutare la correttezza o meno dell’operato della Corte d’appello di Ancona, ma posso dire che assistiamo per l’ennesima volta a una riduzione di pena in secondo grado. Qui – specifica Verni – si sottovaluta il reato di spaccio. Incredibile che da 8 anni in primo grado si passi a 4 anni e 8 mesi. La magistratura sta perdendo un po’ quella funzione di protezione sociale che dovrebbe avere». E conclude: «Dobbiamo interrogarci sul ruolo della magistratura oggi. Perché ciò che sta accadendo è clamoroso. Dove ce li ritroveremo questi tra qualche mese?». 
Licenza Creative Commons  10 Aprile 2019
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