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I “Gretini” a Roma imparano la l
I “Gretini” a Roma imparano la lezioncina sull’ecologismo. Ma non la capiscono. 
di Ninni Raimondi
 
L’ecologismo è il loro Dio e Greta "la piccola Gretina" Thunberg il loro profeta.  
Sono migliaia i giovanissimi che stanno affollando Piazza del Popolo in queste ore per il Friday for Future: sotto il sole cocente – accidenti al riscaldamento globale! – aspettano come un oracolo l’intervento di Greta previsto per le 12:30.  
Arrivano da tutta Italia, agitando cartelli scritti in inglese maccheronico (“Greta we are together”), indossando magliette con slogan evocativi (chissà quante comprate su Amazon, alla faccia delle emissioni), le facce dipinte, organizzate in gruppi, comitive, da soli.  
Greta ieri ha dichiarato che “non siamo in piazza per farci i selfie”: invece, l’impressione è esattamente quella. 
 
Lezione “a pappagallo” 
Non serve porre loro le classiche “domande trabocchetto” per verificare se, diversamente dall’ultima manifestazione, hanno ripassato la lezione e si sono studiati il buco dell’ozono o la definizione di riscaldamento globale: non siamo stati così sadici come Il Messaggero.  
Piuttosto l’impressione è quella inversa, cioè che tutti si siano abbeverati alla stessa fonte e abbiano imparato “a pappagallo” la lezioncina imposta dall’alto dei cieli dell’ambientalismo: (quasi) tutti preparati sulle nozioni principali, imbevuti dell’illusione del “tutti insieme si può” ma senza che nessuno abbia dato loro uno straccio di visione “politica” della situazione a livello globale.  
Un altro dato che emerge a colpo d’occhio è la presenza femminile.  
Schiacciante, in primo piano, desiderosa di comunicare.  
I ragazzi sono in posizione marginale e sembrano essere presenti più per altri scopi meno nobili della lotta al riscaldamento globale. 
 
A bordo palco, il famoso sistema fantozziano di 128 biciclette collegate alle dinamo che alimentano l’impianto audio con energia green: alle dieci, orario in cui il palco era ancora raggiungibile, solo un paio di attempati signori cavalcavano i velocipedi, forse per buttare giù qualche etto in previsione degli imminenti stravizi pasquali.  
 
Tra alcune oscure presenze a bordo piazza che con uno striscione inneggiavano all’estinzione umana e un gentilissimo portavoce di una “associazione religiosa” che vede in Greta un segnale mandato da Dio, i militanti di Lotta Comunista distribuiscono i loro pamphlet dissentendo fortemente con lo spirito della piazza: a telecamera (purtroppo) spenta uno di loro ci ha spiegato come, secondo la loro visione, Greta sia un fantoccio dell’Europa utilizzato “per segare le gambe ai Paesi in via di sviluppo come Cina e India“.  
 
La realtà, stamattina, l’ha fotografata simbolicamente – e meglio di tutti – l’ambulante del Bangladesh, Paese in via di sviluppo che vagava vendendo di straforo alcune copie del libro di Greta: hanno capito tutto loro. 
Licenza Creative Commons  22 Aprile 2019
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