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Chiave inglese e insulti a Ramel
Chiave inglese e insulti a Ramelli. Lo schifo sulla pagina antifascista 
di Ninni Raimondi
 
A 44 anni di distanza da quel 29 aprile nulla è cambiato. L’antifascismo in tutte le sue forme oltraggia la memoria di Sergio Ramelli.  
C’è quello “istituzionale” che vieta un corteo sacrosanto e utilizza il pugno duro della polizia, c’è quello “culturale” dei Gad Lerner della situazione che parlano di “alibi per i fascisti”, e c’è infine quello “militante”, ai tempi dei social network ridotto all’infamia da tastiera. Se l’hazet 36 una volta era “l’orgoglio” di chi la utilizzava per assassinare barbaramente un adolescente colpevole di avere idee non conformi, oggi la chiave inglese è derubricata a simbolo di chi nell’orticello di casa Zuckerberg partecipa alla gara dell’antifa più “matto”. 
 
La locandina con la “beta” 
E’ il caso della pagina Azione Antifa Roma Est, che in occasione dell’anniversario della  morte di Sergio Ramelli ha pensato bene di pubblicare una locandina con una chiave inglese su sfondo rosso e la dicitura “Legittima difesa – autodifesa popolare”.  
La frase “antifascismo militante contro razzismo e xenofobia” e poi una serie di hashtag tra cui “#antifascismo”, “#hazet36” e “#beta” (la marca della chiave inglese). Il post da duri ha portato in dote ai nostri antifa cattivoni un centinaio di like o poco più, un po’ di visibilità e parecchi commenti. 
Tra i vari mentecatti qualcuno lo è un filino meno, e così ogni tanto ecco che arriva l’antifascista “moderato” che prova a dissentire: “Sono antifascista ma tacciare i propri avversari politici di disumanità e poi mostrare la chiave inglese con riferimento a Ramelli non mi sembra proprio una mossa intelligente” dice Armando, che almeno dimostra di familiarizzare un po’ di più con la logica. Non la pensano così i fan più oltranzisti della pagina, che subito lo redarguiscono: “sei un criptofascista“. 
 
La censura vale solo a “destra” 
Singolare ad ogni modo il comportamento di Facebook e dei suoi “controllori”, visto che a distanza di quasi 24 ore dalla pubblicazione il post è ancora lì.  
Solo la locandina è stata tolta, probabilmente dagli amministratori stessi della pagina, mentre la frase insulto a Ramelli è ancora lì. La solerzia dei censori di Zuckerberg vale se c’è per i dirigenti di CasaPound o per le foto della Mussolini nella cripta del nonno. Quello viola gli standard della “comunità”, inneggiare al massacro di un adolescente no. 
Licenza Creative Commons  1 Maggio 2019
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