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Vietato parlare della correlazione tra immigrazione clandestina e morte del carabiniere accoltellato da due marocchini: è sciacallaggio. Si è affrettato di gran carriera a rimarcarlo il bardo cosmopolita Roberto Saviano, che con un post su Facebook ha aperto le danze ai sostenitori del mantra “parlare delle vittime è strumentalizzazione – ma solo se lo fanno i populisti”. Alla fine, lo capiamo, Saviano in cuor suo cerca di salvare la barca che affonda: dopo i fatti di Bibbiano per cui la stragrande maggioranza degli italiani ha sonoramente fatto sentire la propria voce, dopo Carola – che pur non avendo raccolto dissenso planetario, lo ha fatto attestare sul 60% della popolazione dello Stivale – ormai la sinistra si sente il ghiaccio sottile sotto i piedi.
Se dovesse essere confermata la colpevolezza di due nordafricani (tesi che, lo diciamo per onestà giornalistica, in queste ore è vacillata, ma la possibilità resta) per loro sarebbe l’ennesimo chiodo sul coperchio della bara.
Inferiori contro menti eccelse
“La morte di un Carabiniere in servizio non può essere usata come orrido strumento politico contro i migranti”, tuona il bardo. “La sua morte è già territorio saccheggiato dalla peggiore propaganda”, scrive “Delinquenti politici che, per allontanare da sé i sospetti sui crimini commessi, non esitano a usare i più deboli tra voi, e i più esasperati (ognuno ha una ragione per esserlo), per alimentare sentimenti razzisti che non hanno ragione di esistere”.
Quel “i più deboli tra di voi” che sottintende come al solito la povertà intellettuale del seguace di Salvini, che invece si contrappone alla mente illuminata degli alfieri del pensiero libero. Come al solito: cari inferiori, vi diciamo noi quello che dovete pensare.
A lezione da Roberto
“Quando la camorra uccide, non è pensabile incolpare tutti i campani. Mi rendo conto che non è semplice, ma sta a noi comprendere la reale situazione criminale del nostro Paese e difendere il sacrificio di un uomo, di un Carabiniere caduto mentre agiva rispettando il giuramento prestato alle leggi democratiche del suo Paese”. Quello che a Saviano sfugge (o che finge di non capire) è che non si stanno incolpando tutti i magrebini.
Semmai si incolpa chi ha fatto entrare nel nostro Paese assassini, stupratori, spacciatori e delinquenti, e ce li ha fatti restare. Ma lui prosegue a testa bassa e ci tiene lezioni tecniche: “non esistono mai servizi semplici quando si è in strada”, ci spiega. “Vivo tra i Carabinieri da 13 anni”. Lo sappiamo, Roberto.
Te li paghiamo noi…
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