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Come funziona il sistema politic
Come funziona il sistema politico italiano 
di Ninni Raimondi
 
Cercherò di spiegare, in modo semplice, come funziona il sistema politico italiano. Come  funziona la Repubblica parlamentare come forma di governo, il ruolo dei partiti e il potere dei cittadini. 
Tra le forme di governo, probabilmente la monarchia è quella che esercita più fascino.  
Ci siamo soffermati molto sulle monarchie in Europa e la differenza tra le varie monarchie (costituzionali, parlamentari e assolutistiche).  
Oggi voglio soffermarmi sul sistema politico italiano spiegando come funziona la nostra forma di governo.  
Ecco, dunque, un piccolo riassunto del panorama politico italiano e di come funziona il nostro governo in linea teorica
 
Repubblica italiana 
La Repubblica è una forma di governo nella quale la sovranità appartiene al popolo. E’ quindi il popolo che, esercitando il suo potere, elegge gli organi di Stato e, in particolare, il Parlamento. 
Esistono due tipi di Repubblica. La repubblica presidenziale e la repubblica parlamentare. La forma di governo italiana è quella della Repubblica parlamentare. 
Nella repubblica presidenziale, il capo dello Stato è eletto dal popolo ed esercita due ruoli: il capo di stato è sia presidente del Consiglio (Capo di Governo), sia capo di stato (Presidente della Repubblica). E’ il capo di Stato che nomina i ministri. Gli Stati Uniti sono un esempio di Repubblica Presidenziale dove il presidente copre sia la carica di Capo del Governo che di Capo di Stato. 
La repubblica italiana, come premesso, è di tipo parlamentare. Nel nostro paese, Presidente della Repubblica (quindi Capo dello Stato) e Presidente del consiglio (quindi Capo del Governo) sono due persone diverse. 
 
Per chiarezza: 
Presidente della repubblica = capo dello stato 
Presidente del consiglio = capo del governo 
Chi elegge il presidente della repubblica? 
Il Parlamento
 
Nel sistema politico italiano, così come in tutte le forme di governo definite come “Repubblica Parlamentare”, il capo dello stato o presidente della Repubblica NON è eletto dal popolo ma è eletto dal Parlamento. 
Il Capo dello Stato (Presidente della Repubblica) è garante della Costituzione e rappresenta l’unità nazionale. 
Il presidente del Consiglio (capo del Governo) viene nominato dal Capo dello Stato (dal presidente della Repubblica) che nomina i ministri che formano il Governo. 
Affinché Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio possano governare il Paese hanno bisogno della fiducia del Parlamento. Ecco perché questa forma di governo è definita Repubblica Parlamentare. 
 
Sistema politico italiano 
Il sistema politico italiano vede una ripartizione dei poteri in tre organi distinti. Sentiamo spesso parlare di camera e di senato, del governo, dei ministri…. ma come funziona la politica in Italia? 
Rifacendoci al modello della forma del governo presente nel nostro Paese e all’ordinamento dello stato italiano, proviamo a fornirti un riassunto atto a farti capire come funziona il sistema politico italiano. 
 
Il Parlamento 
Il Parlamento è formato dalla Camera e dal Senato. Le elezioni si tengono ogni 5 anni. Il parlamento italiano è eletto dal popolo. 
I cittadini che hanno compiuto 18 anni di età possono partecipare alle elezioni per la Camera. Per partecipare alle elezioni politiche per il Senato è necessario aver compiuto 25 anni d’età. 
Il parlamento detiene il Potere Legislativo. 
 
Il Governo 
Il potere esecutivo è messo nelle mani del governo che è formato dal presidente del consiglio dei ministri edal consiglio dei ministri. Quando si parla del governo si fa riferimento a un insieme di Ministeri. 
Avrete sicuramente sentito parlare di Ministero della Pubblica Istruzione, Ministero dei trasporti e delle Finenza, Ministero della Sanità o del Tesoro… i ministri, infatti, fanno capo ai vari ministeri che si occupano, in modo settoriale, di determinati campi esecutivi. 
 
La magistratura 
La Magistratura italiana detiene il Potere Giudiziario ed è formata dal Consiglio superiore della Magistratura, composto da tutti i giudici e magistrati. Il potere Giudiziario si esercita nelle aule dei tribunali. 
 
I partiti e il sistema politico italiano 
Dopo aver visto come funziona la nostra forma di governo, soffermiamoci sulla politica e sul ruolo dei partiti. 
I partiti sono molto importanti. Rappresentano l’entità che mette in relazione i cittadini con il governo a tutela della democrazia. Ogni cittadino può decidere di far parte di un partito o sostenerlo con il suo voto. 
Lo stato del sistema dei partiti può essere visto come un “indicatore di salute” di una democrazia: è attraverso i partiti che i cittadini possono entrare nelle istituzioni esercitando il proprio diritto al voto e tutelando gli interessi della collettività. 
Ogni partito italiano ha il dovere di essere responsabile nei confronti del popolo. Un funzionamento anomalo dei partiti potrebbe compromettere i principi democratici e rappresentare una minaccia 
In pratica i cittadini esercitano il loro potere in due modi: con il voto, con la possibilità di realizzare liberamente un partito per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. 
I cittadini esercitando potere sui partiti politici e liste elettorali, influenzano i gruppi parlamentari. Il parlamento italiano è quindi eletto dal popolo e, a sua volta, elegge il presidente della Repubblica. 
 
Ricapitolando, dunque, abbiamo
Il sistema politico italiano è simile ai sistemi politici di quasi tutte le democrazie occidentali dove i partiti politici svolgono un ruolo fondamentale per l'esercizio e la tutela della democrazia. 
Infatti, i partiti politici sono l'entità che mette in relazione individui, gruppi e strutture, rappresentando sia la sintesi delle istanze dei cittadini (che decidono di farne parte o di sostenerli con il voto), che l'anello di congiunzione con le istituzioni. 
Al sistema dei partiti si affiancano gli altri corpi intermedi come i sindacati, le associazioni di categoria e, più in generale, tutte le organizzazioni abilitate a rappresentare presso le istituzioni le esigenze dei cittadini in determinati contesti. Tuttavia, il ruolo dei corpi intermedi nel sistema politico italiano appare sempre più debole, tant'è vero che si parla di crisi dei corpi intermedi. 
Il numero di partiti politici attivi all'interno di un sistema istituzionale può determinare la modalità di funzionamento delle stesse istituzioni. E' infatti possibile distinguere almeno tre configurazioni: 
il monopartitismo, che generalmente determina l'egemonia di una sola forza politica al governo; 
il bipartitismo, che generalmente determina l'alternanza delle forze politiche al governo; 
il pluripartitismo che può dar luogo a diversi assetti istituzionali caratterizzati sia dall'alternanza (in particolare, ma non esclusivamente, se c'è bipolarismo, cioè quando i partiti si aggregano formando due poli), sia dall'egemonia di una o più forze politiche (ad esempio, quando c'è consociativismo, cioè quando le forze politiche principali collaborano permanentemente alla direzione dello Stato). 
 
E questa è la cronaca odierna  
Il Ministro degli Interni, Sen. Matteo Salvini, si è rimangiato quello che aveva detto e ha accettato l’offerta di Di Maio, cioè tagliare il numero dei parlamentari e poi votare: la riforma sarà votata alla Camera giovedì prossimo 
Martedì sera la conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso che giovedì 22 agosto ci sarà l’ultima lettura della riforma costituzionale che dovrebbe tagliare il numero di parlamentari – i deputati da 630 a 400, e i senatori da 315 a 200 – e che è stata finora sostenuta dalla vecchia maggioranza formata da Lega e Movimento 5 Stelle. Il voto di giovedì prossimo è l’ultimo che manca per approvare la legge (che essendo costituzionale prevede però un lungo iter prima di essere promulgata). È l’ultimo sviluppo di una giornata lunga e complicata della politica italiana, nel mezzo della crisi provocata dal ritiro del sostegno al governo annunciato dalla Lega cinque giorni fa. 
La decisione della conferenza dei capigruppo è seguita all’annuncio a sorpresa del segretario della Lega Matteo Salvini di voler votare la riforma: Salvini ha contraddetto quello che diceva solo ieri, dicendo di accettare la richiesta del M5S, che da giorni chiedeva che si votasse la riforma e solo in seguito si organizzassero le elezioni, che la Lega vorrebbe il prima possibile. Con la sua mossa di Salvini ha provato a tirarsi fuori da un angolo, secondo la gran parte degli osservatori: dopo l’annuncio della sua decisione di ritirare il sostegno della Lega al governo Conte, infatti, stava maturando la possibilità di un’alleanza tra M5S e Partito Democratico, che avrebbe di fatto evitato le elezioni anticipate. Ora il boccino è tornato di fatto nelle mani di M5S e PD: il primo ha già detto di voler approvare la riforma, mentre non è ancora chiaro quale sarà la strategia del secondo (che però finora aveva votato contro la riforma). 
In tutto questo, il voto più atteso della giornata era quello del Senato, che ha deciso che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferirà in aula il prossimo 20 agosto sulla crisi politica.  
Il calendario è stato approvato con i voti del M5S e del PD, mentre la richiesta di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – votare il prima possibile la mozione di sfiducia contro Conte – è stata bocciata. Al Senato si è formata quindi per l’occasione una nuova maggioranza, quella tra PD e M5S, diversa da quella che sosteneva il governo ancora in carica e diversa da quella che ci si aspetta sosterrà la riforma sul numero dei parlamentari: la situazione è complicata, sì. 
 
Il senatore Stefano Patuanelli, che è intervenuto a nome del Movimento 5 Stelle, ha provato a rispondere al rilancio di Salvini dicendo che per votare la riforma costituzionale serve prima che la Lega ritiri la mozione di sfiducia contro Conte. Parlando fuori dall’aula con i giornalisti, Salvini ha detto che non se ne parla. La riforma costituzionale, comunque, non sarebbe promulgata immediatamente: dovrebbero passare tre mesi e probabilmente bisognerebbe organizzare un referendum confermativo. Salvini ha detto però che la riforma entrerebbe in vigore nella legislatura successiva, quindi si potrebbe votare subito con le norme attuali – quindi con le attuali dimensioni del Parlamento – senza intralciare l’iter di promulgazione della riforma costituzionale. Ovviamente, però, su questo bisognerebbe fare i conti sul presidente della Repubblica. 
Nel pomeriggio Matteo Renzi, a lungo il dirigente del PD più ostile alla possibilità di un governo PD-M5S, alle 16.30 aveva indetto una conferenza stampa per spiegare perché sia necessario, dal suo punto di vista, un governo sostenuto da PD e M5S che possa evitare l’aumento automatico dell’IVA che scatterebbe probabilmente in caso di elezioni anticipate, visto che sarebbe molto difficile in quel caso approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. Nel corso del suo intervento Salvini si è più volte rivolto ai parlamentari del M5S invitandoli a non allearsi con il PD. 
Anche Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, al termine dei lavori del Senato aveva rilanciato rispetto alla proposta di Salvini, scrivendo su Facebook che «Settimana prossima tagliamo 345 parlamentari» ma aggiungendo: «Abbiamo fatto 30, facciamo 31! Tagliamo 345 parlamentari e contestualmente dimezziamo anche gli stipendi di deputati e senatori. Facciamolo subito. In ufficio di presidenza della Camera abbiamo ancora la maggioranza, non serve neanche convocare le Camere». Poi ha concluso: «Per quanto riguarda il voto, il MoVimento 5 Stelle è nato pronto, ma è il Presidente della Repubblica il solo ad indicare la strada per le elezioni». 
In caso di crisi di governo, infatti, sarebbe il presidente della Repubblica a decidere come procedere: e la sensazione è che i tempi di scrittura e approvazione della legge di bilancio pesino sul suo giudizio molto più di tutto il resto. 
 
In un secondo post su Facebook, Di Maio ha poi aggiunto un commento sul fatto che quella di Salvini è «la mossa della disperazione» e che «si sono infilati in un vicolo cieco», perché «quando viene sfiduciato un governo, si paralizza anche l’attività parlamentare e si cancellano i calendari. Dunque, se la Lega sfiducia Conte il 20 agosto lo fa solo per non tagliare i parlamentari due giorni dopo. E avrà preso in giro ancora una volta gli italiani.» 
 
Prossime tappe, quindi: il 20 agosto, invece, Giuseppe Conte riferirà al Senato sulla crisi politica in corso, il giorno successivo riferirà alla Camera, e quello dopo ancora si voterà la riforma dei parlamentari.  
Nel frattempo, però, potrebbero succedere molte altre cose: la situazione politica di fatto in questo momento è incertissima. 
 
Sic transit glori mundi 
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