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La seconda guerra mondiale compie 80 anni.  
di Ninni Raimondi
 
Il 1° settembre 1939, esattamente 80 anni fa, le truppe della Wehrmacht varcano il confine con la Polonia. È l’inizio della seconda guerra mondiale. Due giorni dopo, il 3 settembre, Francia e Regno Unito – ma anche Australia, Nuova Zelanda e India – dichiarano guerra alla Germania. Il 17 settembre, in virtù del patto Molotov-Ribbentrop tra Unione Sovietica e Germania (il cui protocollo segreto prevedeva la spartizione della Polonia), la Russia attacca i polacchi da est. Tuttavia, Francia e Gran Bretagna non dichiareranno guerra all’Unione Sovietica.   
 
La «verità» di comodo 
L’ultimo punto dovrebbe far riflettere. Per quale motivo Francia e Regno Unito, che ufficialmente entrarono nel conflitto per difendere la Polonia, non dichiararono guerra anche alla Russia di Stalin? La risposta, in realtà, è semplice: perché a francesi e britannici, del destino dei polacchi, non interessava nulla. L’unico movente che li spinse a far guerra ai tedeschi fu il timore che la Germania, rafforzando le sue posizioni, potesse rimettere in discussione l’egemonia anglo-francese in Europa. Eppure, nonostante questo, i libri di scuola di tutto il mondo continuano a raccontare la narrazione edificante che tutti conosciamo: le democrazie occidentali, per «dovere morale», sfidarono la dittatura nazista «che voleva conquistare il mondo» (sic). La seconda guerra mondiale, in altri termini, viene così ridotta alla «guerra di Hitler», ossia a un conflitto voluto e scatenato da un folle sanguinario che intendeva governare da solo il pianeta Terra. 
 
Chi causò la seconda guerra mondiale? 
Questa versione propagandistica degli eventi, lo sappiamo, resiste ancora oggi, immutata e – a quanto pare – immutabile. Eppure sulle cause (e i mandanti) della seconda guerra mondiale molti studiosi hanno offerto analisi ben più equilibrate e fedeli alla realtà storica. Quella sulle origini del secondo conflitto mondiale, del resto, è una vecchia querelle storiografica, che fu aperta da alcuni storici di chiaro pedigree liberale, i quali, quando presero a spulciare documenti e testimonianze, misero in dubbio la versione ufficiale dei vincitori. Tutto partì dallo storico britannico A. J. P. Taylor che, con il suo Le origini della seconda guerra mondiale (1961), puntò il dito contro la miope diplomazia di Francia e Gran Bretagna. Ma si pensi anche a Chi ha provocato la Seconda Guerra? Una revisione nel segno della complessità di Romolo Gobbi (1995), il quale si vide sbattere in faccia la porta di numerose case editrici. Senza contare Le origini della seconda guerra mondiale di Richard Overy(2009), opera tradotta anche in italiano. 
 
Il punto è semplice: una guerra di dimensioni europee e mondiali non era assolutamente nei piani di Hitler che, malgrado la sua politica estera innegabilmente aggressiva, voleva unicamente gestire un limitato conflitto locale nell’Est europeo. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che, al momento dell’attacco alla Polonia, e nonostante la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna, l’esercito tedesco avesse lasciato quasi totalmente sguarnito il fronte occidentale. Senza contare che a dichiarar guerra furono esattamente francesi e britannici – ma alla sola Germania e non anche all’Unione Sovietica, appunto – e i continui rifiuti di trattativa che Hitler voleva intavolare per risolvere la contesa accontentando tutti. 
È proprio Overy, d’altronde, che ha posto l’accento sul timore di Francia e Gran Bretagna di perdere l’egemonia politico-militare in Europa e, insieme, i loro ricchi possedimenti coloniali. Così come Gobbi ha spiegato che gli Stati Uniti fecero di tutto per partecipare alla guerra, mettendo in moto l’industria degli armamenti. Che, da una parte, riuscì a risanare la morente economia dello Zio Sam – mai ripresasi dalla depressione del ’29 – e, dall’altra, consentì al gigante americano di metter definitivamente piede in Europa e di rompere così il suo isolamento. 
 
La fine dell’Europa 
Insomma, la seconda guerra mondiale non fu una lotta tra il Bene e il Male. Al contrario, fu sì un conflitto eccezionale per il suo impatto distruttivo e la sua carica ideologica, ma fu anche una guerra normalissima per ciò che riguarda le sue cause e i suoi moventi: egemonia politica, proiezione geopolitica, supremazia militare. Di più: la seconda guerra mondiale sancì la fine della centralità dell’Europa nello scacchiere politico planetario. Tutto questo divenne chiarissimo alla conferenza di Jalta (4-11 febbraio 1945). La Francia sconfitta non venne neanche invitata, diversamente dalla conferenza di Casablanca (gennaio 1943), mandando su tutte le furie Charles De Gaulle, mentre la Gran Bretagna dimostrò di aver vinto militarmente ma di aver miseramente perso politicamente e diplomaticamente, con buona pace del (famigerato) «impero su cui non tramonta mai il sole». A trionfare furono dunque esclusivamente Stati Uniti e Unione Sovietica. Da allora iniziava la Guerra fredda e tutta un’altra storia. Una storia che, purtroppo, non contempla più l’Europa come suo fulcro, ridotta ormai a terra di memorie rinnegate e sovranità perdute 
Licenza Creative Commons  2 Settembre 2019
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