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Lo “zio” Sala e il governo giallofucsia: ridere per non piangere 
di Ninni Raimondi
 
 
Ci mancava anche questa. Non bastavano la forsennata propaganda immigrazionista, l’endorsement pro Lgbt con tanto di calzini arcobaleno, l’aumento del biglietto dei mezzi pubblici, la crociata contro le auto di chi lavora e ogni genere di arrogante faziosità politica. Beppe Sala ora pretende pure di diventare nostro parente. “Non ho avuto figli, vorrei essere lo zio di tutti i giovani milanesi”, scrive su Instagram il sindaco, accompagnando così una foto con militanti dem alla Festa dell’Unità di Milano Metropolitana. 
Ecco, le battute verrebbero facili e anche un po’ grevi come una delle più note esclamazioni alternative alla deprecabile bestemmia.  
Ne facciamo a meno limitandoci a sottolineare come, a scandalo Bibbiano ancora caldo, un amministratore del Pd potrebbe essere più cauto e delicato evitando di imporsi a famiglie a lui estranee. 
 
Sala il papà di tutti i milanesi 
Torna in mente anche il dileggio cui fu sottoposto l’ex vicepremier e ministro dell’interno, Matteo Salvini, quando auspicò di essere considerato “il padre di 60 milioni di italiani”. In effetti un’esagerazione, che denunciava già la perdita di qualche coordinata da parte del “capitano” leghista, ma mentre a lui nulla veniva perdonato, una scemenza come quella dello “zio” Beppe alla critica compiacente risulta perfino simpatica. Tutto normale. 
 
Il palco della Festa dell’Unità 
Pretese parentali e facezie a parte, Sala dal palco della Festa dell’Unità ha avuto modo di dire la sua anche sul nascente governo giallofucsia.  
Lui che non ha mai nascosto ambizioni politiche nazionali aspettando però, da vecchio volpone qual è, l’occasione giusta e sicura, dipinge in chiaroscuro la nuova compagine targata M5S-Pd-Leu, su cui si dice “fiducioso”. Poi ecco la prima perplessità dal sapore localista: “Se mostriamo un governo troppo a trazione centro sud corriamo il rischio di suscitare simpatie leghiste. Niente in contrario se si enfatizzano gli aiuti a Roma, ma si aiuti anche chi sta tirando la carretta come Milano e il nord, non solo chi è più in difficoltà“. Quindi la solita tirata sulla parità di genere su cui evidentemente zoppica anche un’alleanza molto pendente a sinistra: “Solo sette donne? Non mi piace, non sono soddisfatto. Era il momento di dare un segno”. Sui nomi il sindaco torna a fare il veteroleghista rosso muovendo altre critiche: “sembra un po’ una squadra a trazione sud. Bene l’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese al Viminale, era il momento di un tecnico e non di un politico, positivo la De Micheli alle Infrastrutture, forse il Pd avrebbe dovuto pretendere il Lavoro facendo a meno della Difesa. Ma aspetto di vedere i nomi dei sottosegretari”. 
 
“Vanno aboliti provvedimenti contro profughi” 
Quanto alla sicurezza e all’immigrazione Sala afferma che “bisogna dare un segno.  
Vanno aboliti i provvedimenti targati Salvini. E sui profughi va coinvolta l’Ue e serve un’operazione verità, quanti ne arrivano e quanti ne sono stati rimpatriati”. Il governo uscente per il primo cittadino milanese “ha fatto molte chiacchiere e ha distolto l’attenzione dai problemi veri”. E detto da un esperto in materia ci sarebbe da credergli, nell’attesa che lo “zio” faccia alla sua città il regalo più bello: ritirarsi in una delle sue case di lusso. I nipotini ringrazierebbero. 
Licenza Creative Commons  7 Settembre 2019
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