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Venerdi 13 ottobre  del 1307
Venerdi 13 ottobre  del 1307 
di Ninni Raimondi
 
Venerdi 13 ottobre  del 1307, tutti i cavalieri templari che risiedevano in Francia vennero arrestati per ordine del re di Francia Filippo IV.   
Da questo avvenimento che nell’ immaginario collettivo venerdì 13 iniziava ad avere una triste fama, come giorno sfortunato e di cattivo auspicio. Grazie anche all’influenza manifestata dal  re nei confronti del Papa Clemente V, fece si che costui attuasse la soppressione dell’ordine dei Templari, e con questa influenza, il Papa emanò il 22 novembre 1307 una bolla “Pastoralis praeminentiae”, in cui si ordinava l’arresto dei templari in tutto il mondo cristiano. I templari sfuggiti alla cattura si rifugiarono in Scozia e in Portogallo. Il re scozzese Roberto I Bruce li accolse a braccia aperte, creando appositamente per loro la cosiddetta Massoneria. Ipotesi avvalorata dai più antichi documenti massonici, le “Old Charges”, risalenti alla seconda metà del 1300, ovvero subito dopo la soppressione dei templari. Ipotesi ulteriormente avvalorata dal massone scozzese Andrew Ramsey il quale nel XVIII secolo lasciava scritti sui legami tra templari e massoneria.  
 
E proprio nello stesso periodo il massone tedesco, barone Karl von Hund, dichiarava che la massoneria aveva avuto origine dall’ordine dei templari e che perciò ogni massone era anche un templare.  
In Portogallo i templari non furono mai torturati o imprigionati.  
Così nel 1318 nasceva ufficialmente la “Militia de Gesù Cristo”, chiamati anche “Ordine dei cavalieri  di Cristo”, i cui appartenenti erano chiamati con l’appellativo di “Cavalieri di Cristo”.  
Questa trasformazione permise  così ai templari di sopravvivere all’inquisizione contro  di loro che imperversò tra il 1307 e il 1314. Inoltre il 14 marzo 1319 il nuovo ordine venne ratificato dal nuovo papa Giovanni XXII che prese la forma della concessione di una costituzione detta “Ad ea ex quibus”.  Ci fu un interesse manifesto di tale ordine verso il fantomatico e mitico regno di “Prete Gianni” ( il regno di Prete Gianni altro non era che, una sorta di nuovo Eden) che fu guidato dal principe Enrico il navigatore, Gran Maestro dell’Ordine di Cristo. Nato nel 1394, la sua più grande ambizione era quello di acquisire la conoscenza dell’ubicazione della terra di prete Gianni, che l’ordine di Cristo teneva segretamente in Etiopia, cercandolo di raggiungerlo circumnavigando l’Africa. Secondo alcuni documenti segreti pubblicati da Jaime Cortezao nel 1924 sulla rivista “Lusitania” si seppe che un ambasciatore di Prete Gianni visitò Lisbona nel 1452, otto anni prima della morte di re Enrico, ed il nuovo re portoghese Alfonso V concedeva all’Ordine di Cristo la giurisdizione spirituale sull’Etiopia.  Forse perchè nella zona etiopica del lago Tana era custodita il fantomatico Santo Graal o l’Arca dell’Alleanza ? In molti ancora oggi sono propensi a crederlo. E proprio nel 1460 a Sines, porto nel sud del Portogallo nasceva Vasco de Gama, anch’egli un cavaliere dell’Ordine di Cristo. Da sottolineare il fatto che Vasco de Gama nei suoi viaggi portava sempre con sé due cose: una bandiera di seta bianca con la doppia croce rossa dell’ordine di Cristo e alcune lettere di credenziali da consegnare a prete Gianni.  
 
Anche se la sua destinazione finale era l’India, si dedicò anche all’esplorazione dell’Africa, fermandosi a Malindi, Mombasa,  e Brava dove costruì un faro esistente ancora oggi.  
Ma già 10 anni prima, nel 1487, l’Ordine di Cristo, di cui Gran Maestro era il re Giovanni II del Portogallo, aveva mandato un suo uomo di fiducia, Pero de Covilhan alla ricerca del mitico regno di prete Gianni alla volta dell’Africa sud-orientale. Costui, travestito da mercante, arrivò a Suakin nel 1488 via Alessandria e il Cairo ma fu solo nel 1493 che riuscirà ad arrivare in Etiopia, dopo che era stato coinvolto in una serie di avventurose peripezie. Appena giunto alla corte dell’Imperatore venne posto agli arresti. In molti oggi pensano che fosse stato mandato lì per indagare sul luogo dov’era custodita l’Arca dell’Alleanza, forse gli etiopi se ne accorsero e fu trattenuto lì per il resto della propria vita. Così finiva per sempre la sua azione di spionaggio. Comunque Covilhan era ancora vivo quando la prima missione ufficiale portoghese alla corte di prete Gianni attraccò nel porto di Massawa nel 1520 e si fece strada verso l’interno.  
 
Uno dei membri della missione era padre Francisco Alvarez, colui che scriverà del resoconto  fino al 1526, quando lascerà l’Africa.  
Intanto verso il 1525 l’Etiopia stava per essere attaccata da forze musulmane provenienti dall’emirato di Harar, ad oriente del corno d’Africa.  
Come capo c’era Ahmed Ibn Ibrahim el Ghazi, detto Gragn, il mancino, il quale dichiarerà la guerra Santa nel 1528 guidando truppe somale, con mercenari turchi ed arabi.  
Nel 1535 i musulmani attaccarono Axum, radendola al suolo e distruggendo la chiesa di Santa Maria di Sion, dove, con molta probabilità, era stata conservata fino ad allora una sacra reliquia, forse l’Arca dell’Alleanza. E fu proprio nel 1535 che l’Imperatore etiopico mandò un’ambasciata al re del Portogallo per chiedere  un aiuto  di assistenza militare. Intanto i musulmani avevano posto sotto il loro controllo tutta la costa del corno d’Africa, come pure tutti i porti del mar Rosso. Quindi fu solo nel 1541 che un contingente di 450 moschettieri portoghesi approdarono a Massawa, marciarono dalla costa verso l’entroterra,combatterono con grande valore e così ottennero una serie di decisive vittorie. Significativo che tali truppe erano comandate da don Cristoforo de Gama, figlio del famoso Vasco e anch’egli cavaliere dell’Ordine di Cristo. Ma nel 1542 don Cristoforo fu fatto prigioniero, per poi essere orribilmente torturato e ucciso con un taglio netto della propria testa ad opera dello stesso condottiero musulmano. Ma anche Gragn il mancino, in una battaglia combattuta sulle rive del lago Tana il 10 febbraio 1543, fu colpito a morte da Peter Leon che era stato “valent de chambre” di don Cristoforo.  
I musulmani, non accortosi dell’uccisione del loro capo, si fecero letteralmente massacrare fino a tarda sera dai portoghesi e abissini.  
Così dopo 15 anni finiva il tentativo musulmano di sottomettere l’impero cristiano d’Etiopia.  
I portoghesi lamentarono la perdita in battaglia di oltre la metà del contingente originario di 450 uomini. 
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