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Prosegue l’aggressione turca in Siria. Uccisi anche donne e bambini 
di Ninni Raimondi
 
Prosegue l’aggressione militare della Turchia contro la Siria. L’aviazione turca ha ripreso stamani a bombardare aree nel nord est a ridosso della frontiera. Lo riferisce la tv panaraba al Arabiya citando i propri corrispondenti nella zona tra Qamishli e Tall Abyad. E’ stata colpita l’area di Tall Abyad e di Ras al Ayn, epicentro dell’offensiva turca contro i curdi. “Le forze militari turche hanno colpito finora 181 postazioni appartenenti alle organizzazioni terroristiche nel nordest della Siria come parte dell’Operazione Fonte di pace” scattata ieri contro i curdi. Lo annuncia il ministero della Difesa turco, citato dall’agenzia Anadolu, riferendosi alle milizie curde presenti sul territorio siriano che il governo turco considera “organizzazioni terroristiche”. Il governo del presidente siriano Assad condanna l’offensiva considerata una “aggressione criminale“. 
 
Uccisi diversi civili, tra cui donne e bambini 
Secondo fonti locali, i raid aerei hanno già provocato la morte di diversi civili nei villaggi frontalieri, tra cui donne e bambini. Almeno 15 i morti, di cui 8 civili, hanno riferito fonti locali. Decine i feriti, di cui molti bambini. E la risposta curda, per ora, si è limitata ad alcuni colpi di mortaio sparati verso la frontiera turca. Secondo quanto riporta l’agenzia governativa siriana Sana, i turchi hanno colpito le linee elettriche di una centrale idroelettrica e i condotti dell’acqua che riforniscono la città di Hasaka e quella di al Malkiyah nelle cui aree vivono circa due milioni di civili. 
 
La condanna di Onu, Ue, Russia e Iran 
Immediata è giunta la condanna internazionale, dalla Ue all’Onu fino a Russia e Iran, i partner della Turchia nei negoziati di Astana sulla Siria. Ankara ha informato sui primi sviluppi dell’operazione gli ambasciatori dei Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che oggi dovrebbe avere una riunione d’emergenza. “Molto preoccupato” si è detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo cui non può esserci “alcuna soluzione militare al conflitto in Siria“.Il presidente uscente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker che ha lanciato un “appello alla Turchia affinché blocchi l’operazione militare” e ha avvertito: “Non aspettatevi che la Ue finanzi una cosiddetta zona di sicurezza“. 
 
Senato Usa sta valutando di imporre sanzioni se aggressione prosegue 
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, che hanno avallato l’aggressione di Erdogan, il Segretario di Stato Mike Pompeo è intervenuto a sostegno dell’offensiva, affermando che Ankara ha motivi legittimi per temere la presenza delle forze curde ai suoi confini e ha diritto di difendersi. ”I turchi hanno preoccupazioni legittime legate alla sicurezza. Hanno una minaccia terroristica al loro confine meridionale”, ha detto Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. “Stiamo lavorando per avere la certezza di stare facendo tutto il possibile per evitare che una minaccia terroristica colpisca la popolazione in Turchia”, ha aggiunto. Tuttavia il Senato americano sta valutando di imporre sanzioni contro la Turchia e il presidente Erdogan nel caso in cui le forze armate di Ankara non si ritirassero. L’iniziativa bipartisan è stata lanciata dal senatore repubblicano Lindsey Graham e dal democratico Chris Van Hollen. Previsto il congelamento dei beni di Erdogan, del suo vice presidente Oktay e del ministro della Difesa turco Hulusi Akar. Previste anche sanzioni nei confronti delle entità che hanno rapporti commerciali con le forze armate turche o con compagnie petrolifere e del gas che collaborano con l’esercito di Ankara. “Mentre l’Amministrazione si rifiuta di agire contro la Turchia, mi aspetto un forte sostegno bipartisan” alla proposta di sanzioni, ha scritto Graham su Twitter. 
 
La condanna dell’Italia 
Anche l’Italia condanna l’intervento militare.  
“Preoccupazione” per “iniziative che possono portare ad un’ulteriore destabilizzazione della regione” è stata espressa dal premier Giuseppe Conte, mentre per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio “nessuna risposta militare può rappresentare una soluzione alla crisi in corso” e “azioni unilaterali rischiano solo di pregiudicare i risultati raggiunti nella lotta contro la minaccia terroristica, a cui l’Italia ha dato un significativo contributo nell’ambito della Coalizione anti-Daesh”. 
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