Questo Sito non ha fini di lucro, né periodicità di revisione. Le immagini, eventualmente tratte dal Web, sono di proprietà dei rispettivi Autori, quando indicato.  Proprietà letteraria riservata. Questo Sito non rappresenta una Testata Giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto non può essere considerato, in alcun modo, un Prodotto Editoriale ai sensi e per gli effetti della Legge n.62 del 7 Marzo 2001.
 
 
Scarica il PDF della situazione
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Interni
Esteri
Cultura
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie.
Vediamo un po’
Vediamo un po' 
di Ninni Raimondi
 
 
 
       
 
Dagli anni ’50 ad oggi: oltre mezzo secolo di incapacità di gestire l’immigrazione 
Nel secondo dopoguerra Francia, Belgio, Germania, Olanda e numerosi paesi scandinavi avevano urgente necessità di manodopera per l’industria sia mineraria che manifatturiera e proprio per questo accolsero lavoratori stranieri che, pur di fuggire da situazioni di povertà estrema, fecero la scelta di emigrare. 
Sotto il profilo strettamente sociale gli immigrati provenivano da Paesi ex coloniali come l’India, l’Asia centrale, l’Indocina, la Tunisia e l’Algeria. Fra le nazioni europee che li ospitarono vi furono il Regno Unito e la Francia. 
A questi flussi migratori, sorti per ragioni economiche, se ne aggiunsero altri sorti per ragioni di carattere politico. Infatti, verso la fine degli anni ’50, milioni di ungheresi lasciarono il blocco dell’Est per rifugiarsi in Austria. 
 
Complessivamente queste ondate non alterarono la dimensione demografica e culturale. Tuttavia i governi europei non attuarono una pianificazione razionale dell’immigrazione, non furono cioè in grado di riuscire a capire gli scenari che si sarebbero creati. Tanto è vero che non pochi Paesi europei erano convinti che molti di questi immigrati sarebbero ritornati in patria: al contrario non pochi di essi non solo rimasero ma costruirono i loro luoghi di culto e le loro famiglie cominciarono a rivendicare i diritti dello stato sociale. 
L’ondata d’immigrazione di allora determinerà così la formazione di un nuovo proletariato che finirà per sovrapporsi a quello che già esistente. Inoltre, a causa della religione, alcuni immigrati invece di integrarsi con la società locale finirono per costruire delle vere proprie enclave coese e chiuse alla influenza esterna, giungendo alla formazione per esempio delle ben note banlieues francesi. Queste comunità chiuse nel corso del tempo non solo gettarono le basi per atteggiamenti antieuropei ma hanno contribuito ad alimentare il terrorismo e la criminalità organizzata. 
 
 
 
       
 
Il delirio di Beppe Grillo: “Togliere il voto agli anziani, sono contro le nozze gay” 
Togliere il voto agli anziani. E’ questa la proposta di Beppe Grillo lanciata stamattina sul suo blog, prendendo spunto dal pensiero del filosofo ed economista belga Philippe Van Parijs. “Se un 15enne non può prendere una decisione per il proprio futuro, perché può farlo chi questo futuro non lo vedrà?”. Una seconda opzione sarebbe quella di dare ai genitori voti per procura per ognuno dei figli. 
“Una volta raggiunta una certa età, i cittadini saranno meno preoccupati del futuro sociale, politico ed economico, rispetto alle generazioni più giovani, e molto meno propensi a sopportare le conseguenze a lungo termine delle decisioni politiche“, spiega Grillo. “In tal caso, i loro voti dovrebbero essere eliminati del tutto, per garantire che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale”. 
Proseguendo con la lettura si capisce, finalmente, perché Grillo non vorrebbe più far votare gli anziani: la loro minore propensione a non voler sposare le cause progressiste, proprie anche dell’agenda grillina. “Sempre i dati ci dicono che gli anziani non amano particolarmente il progresso, scelgono risultati più “vicini” al loro stile di vita. Durante le elezioni negli Stati Uniti e nel Regno Unito, le persone con più di 65 anni – rispetto ai 30enni – avevano quasi il doppio delle probabilità di essere contrari ai matrimoni gay; il doppio delle probabilità di essere pro-Brexit; la metà delle probabilità di sostenere la legalizzazione della marijuana; quasi cinque volte meno propensi a voler spendere soldi per l’istruzione; 60% in più di probabilità di votare per Donald Trump; e quasi il 50% in più di probabilità di credere che gli immigrati avessero un impatto negativo sulla società, così come un forte disinteresse verso la salvaguardia del clima, che diminuisce man mano con l’età”. 
 
Insomma Grillo vorrebbe togliere diritto di voto al potenziale elettorato dei suoi concorrenti politici partendo dal presupposto (in Italia neppure troppo fondato) che i giovani siano più propensi a sposare le solite cause progressiste e anti-sovraniste. Del resto, a indottrinarli, ci penserebbe la scuola.  
E come si fa per problemucci come quello della discriminazione? Per Grillo è tutto falso: “Affinché vi sia discriminazione vi deve essere un trattamento diverso tra due o più gruppi/identità basato su alcune caratteristiche arbitrarie. In questo caso, le politiche differenziate per età non dividono la popolazione in due o più gruppi, poiché tutti, alla fine, diventiamo anziani”. Quindi secondo il comico non c’è ingiustizia. “Gli anziani non sono un gruppo che può essere discriminato, come per sesso, etnie, o scelte sessuali, tutti diventiamo ugualmente anziani”, spiega. “Con un preavviso sull’attuazione di 5 anni, ad esempio, anche gli anziani di oggi non si sentirebbero messi in castigo”. Insomma è tutto chiaro: per il comico ligure gli over 65 sono un’inutile massa da silenziare perché secondo le statistiche sarebbe meno propensa a farsi abbindolare dall’agenda dettata dal pensiero unico. E a noi viene solo da dire: Grillo, dai il buon esempio, inizia tu.  
 
 
 
        
 
Ong, rom e movimenti politici: ecco chi viene finanziato in Italia da Soros 
E’ risaputo che Open Society Foundations devolve fondi a varie organizzazioni, politiche e non. Ne abbiamo parlato più volte su questo giornale. Oggi però sono saltati fuori dati specifici, ottenuti dall’Adnkronos, riguardanti le sovvenzioni elargite in Italia dalla fondazione del magnate di origini ungheresi George Soros. Parliamo di cifre impressionanti, che gettano ulteriori ombre su queste attività “filantropiche”, ovvero più di 8,5 milioni di dollari nel biennio 2017-2018. A beneficiarne sono stati in particolare: i Radicali Italiani, l’Istituto Affari Internazionali, e varie Onlus e Ong particolarmente attive sul fronte dell’accoglienza degli immigrati. Non mancano neppure le istituzioni italiane, come il comune di Ventimiglia. In totale Soros ha finanziato 70 progetti: 32 nel 2017, con un esborso di 4.140.318 dollari; e 38 nel 2018, con 4.387.630 dollari. 
 
Milioni per l’accoglienza degli immigrati 
La fondazione del miliardario ungherese si è concentrata, guarda caso, in particolare sui finanziamenti a chi si occupa attivamente di promuovere l’immigrazione in Italia. A riguardo non mancano neppure precipue motivazioni: i Radicali ad esempio hanno ottenuto 298.550 dollari nel 2017 al fine di”promuovere un’ampia riforma delle leggi italiane sull’immigrazione attraverso iniziative che puntino a fornire aiuto agli immigrati e avanzare il loro benessere sociale”. Per motivi analoghi Soros ha deciso di sostenere l’Asgi, ovvero l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, che aveva pubblicato in passato la rivista ‘Diritto Immigrazione e Cittadinanza’ in collaborazione con la sempre imparziale Magistratura Democratica: 385.715 dollari ottenuti dalla Open Society nel 2018. Anche allo Iai, l’Istituto Affari Internazionali presieduto dall’ex commissario europeo Ferdinando Nelli Feroci, la fondazione dello speculatore Soros sempre nel 2018 ha gentilmente devoluto 230.192 dollari,“per educare e favorire il dialogo con gli attori politici sui nuovi approcci all’immigrazione e alle politiche di asilo europee, a beneficio di migranti, rifugiati e società ospiti”. 
 
Migliaia di euro anche ai rom 
Ci sono poi altre organizzazioni beneficiarie che potrebbero non essere riconducibili all’Italia, ma che in realtà in qualche modo lo sono eccome. Ecco così che Purpose Europe Limited, ha ottenuto nel 2017 addirittura 1 milione di dollari. La stessa organizzazione nel 2018 pubblicò un rapporto guarda caso su immigrazione e rifugiati in Italia. A questo simpatico elenco non poteva mancare poi la comunità rom, con l’Associazione 21 luglio che nel biennio 2017/2018 ha ottenuto dalla fondazione di Soros due sovvenzioni per un totale di 170.144 dollari. Poi ci sono altre sostenute, riguardanti per lo più: iniziative ambientaliste, difesa dei diritti umani, assistenza sanitaria agli immigrati. 
Per scostarsi leggermente, ma probabilmente neanche troppo, dalla questione immigrazione, Open Society ha però deciso di sostenere pure alcune università italiane.  
 
Ha così devoluto 25mila dollari nel 2017 all’Università di Urbino – Carlo Bo per un progetto sulla “mappatura dell’informazione politica sui media italiani in vista delle elezioni politiche del 2018”. Nello stesso anno ha stanziato altri 24.828 dollari per il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, da utilizzare per un bel workshop dedicato ai social e alla comunicazione politica. 
 
Buona giornata 
Licenza Creative Commons  19 Ottobre 2019
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019