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L’Umbria come regione rossa non
L’Umbria come regione rossa non esiste più 
di Ninni Raimondi
 
Così in 10 anni è cambiato il mondo 
Più delle piazze stracolme ai comizi di Salvini, per capire cosa è effettivamente successo in Umbria bisogna guardare con molta attenzione la foto di anteprima di questo articolo: è Catiuscia Marini, ex presidente Pd della Regione, che vota contro le sue stesse dimissioni il 19 maggio scorso. Era la rappresentazione plastica del crollo di un sistema di potere che si reggeva ormai solo sull’arroganza politica, le clientele e un voto “abitudinario” di chi da sempre sceglieva la stessa parte. Ieri sera abbiamo avuto la controprova: l’Umbria come regione rossa non esiste più. Il destra-centro ha rifilato 20 punti di distacco al centrosinistra: 57,5% per Donatella Tesei, sostenuta da Lega, Fdi e Forza Italia, 37,4% per Vincenzo Bianconi espressione dell’alleanza giallofucsia M5S-Pd. 
 
Il confronto impressionante con 10 anni fa 
In dieci anni è cambiato il mondo, anzi si è proprio ribaltato: nel 2010 era stata la Marini a vincere con il 57,2%, risultato identico a quello del destra-centro di oggi. Anche in termini numerici lo “specchio” è impressionante: 257 mila voti per la Marini nel 2010, 255 mila per la Tesei oggi. Per il Pd 36% e 150 mila voti nel 2010, per la Lega 37% e 154 mila voti nel 2019. Questi dati speculari fanno comprendere il cambiamento profondo sul piano politico e sociale avvenuti in un decennio nel cuore verde d’Italia. Lo scandalo della sanità che ha travolto la giunta di palazzo Donini e l’inciucio giallofucsia hanno fatto sicuramente da detonatore, ma il cambio storico sarebbe arrivato lo stesso. 
Le dinamiche nazionali e le dimissioni della Marini hanno reso il dato solo più clamoroso, come dimostrano i numeri incredibili dell’affluenza: in un periodo storico di disaffezione dalle politica, senza elezioni nazionali in contemporanea, ben 9 punti percentuali in più rispetto alle regionali di quattro anni fa. Segno che i cittadini si sono mobilitati per mandare al centrosinistra un messaggio piuttosto chiaro: andatevene a casa. Ad ogni modo i primi scricchiolii si erano avvertiti già alle regionali del 2015, quando la Marini ottenne il secondo mandato superando di soli 3 punti l’allora candidato del centrodestra Claudio Ricci (non proprio un fulmine di guerra): il centrosinistra vinse con il 42% contro il 39% del centrodestra, che vide forse il primo exploit della Lega sotto il Po (14%). 
 
Un cambiamento profondo 
Il cambiamento in Umbria è passato attraverso le vittorie del centrodestra nei comuni principali: da Perugia a Terni, da Foligno a Spoleto, tutti i principali centri della regione negli ultimi anni hanno scaricato il centrosinistra. Restava il “mostro finale”, quel potere regionale, in una regione di meno di un milione di abitanti, retto da clientele politiche da far invidia a quelle dei territori del profondo Sud d’Italia (chi ha preso parte ad una campagna elettorale in Umbria sa di cosa parliamo). Insomma se c’era una regione indiziata per fare da apripista al crollo dell’arco rosso dell’Appennino era proprio l’Umbria, prima ancora di Emila-Romagna, Toscana e Marche. 
Siamo nel 2019 e per la prima volta dal 1970, ovvero da quella legge che istituì l’elezione del consigli regionali – voluta proprio dal Pci per poter governare sui territori di “casa” – cade una regione rossa nell’Italia centrale.  
 
E soprattutto il partito di sinistra del momento (Pci/Pds/Ds/Pd) non è più il riferimento elettorale, scivolato per la prima volta nella storia in una di queste regioni sotto un terzo dei consensi totali (il Pd addirittura al 22%…).  
Il dato politico va dunque letto nella sua interezza, non legato esclusivamente alle contingenze favorevoli all’affermazione del destra-centro e in particolare della figura di Matteo Salvini.  
 
Altra storia sarà ora quella di riuscire a distruggere definitivamente l’apparato Pd in Umbria.  
Vedremo se in questo caso il leader leghista avrà più lungimiranza di quanta non ne abbia avuta in ambito nazionale negli ultimi mesi. 
Licenza Creative Commons  28 Ottobre 2019
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