Servizio  
 
 
 
Questo Sito non ha fini di lucro, né periodicità di revisione. Le immagini, eventualmente tratte dal Web, sono di proprietà dei rispettivi Autori, quando indicato.  Proprietà letteraria riservata. Questo Sito non rappresenta una Testata Giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto non può essere considerato, in alcun modo, un Prodotto Editoriale ai sensi e per gli effetti della Legge n.62 del 7 Marzo 2001.
 
 
Scarica il PDF della situazione
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie..
Italia Viva vuole schedarci sui
Italia Viva vuole schedarci sui social: “Per usarli si depositi documento d’identità” 
di Ninni Raimondi
 
E’ ormai noto a tutti come la sinistra, da mesi, sia alacremente al lavoro nell’elaborare proposte per silenziare il dibattito e la pluralità di opinioni sui social, in favore del verbo della Bontà e della Giustizia (quella che giova a loro) che ricorda sempre più quello de Il mondo nuovo di Huxley.  
Salvo poi lamentarsi di ricevere il medesimo trattamento censorio da Facebook, quando il Pd sostiene qualcuno di non gradito a Zuckerberg. 
Ad esempio, stamattina il deputato di Italia Viva Luigi Marattin si è svegliato con un’ideona: obbligare la gente a depositare un documento d’identità nel momento in cui si apre un profilo social.  
L’economista renziano, che poteva pure continuare a occuparsi di economia senza invadere altri terreni, lo annuncia così: “Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo utilizzando un documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così”. 
 
Una sorta di schedatura, così che i cittadini italiani dovranno rendere conto anche delle foto del gatto di casa o delle lasagne domenicali, nel caso in cui la Social Polizei capitanata da Fiano e Boschi dovesse svegliarsi con il piede sbagliato e ritenerli offensivi.  
L’idea non è piaciuta ai follower di Marattin, men che meno ai suoi haters. Ed è stata subito pioggia di critiche e ingiurie, che hanno ulteriormente inasprito le posizioni del deputato: “Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle). Si mettano l’animo in pace. Il limite è stato superato, ed è ora di agire”. 
E’ probabile che Marattin sia stato ispirato – nientemeno –  dal regista Gabriele Muccino: “Subito, al più presto, occorre una legge che obblighi chiunque apra un account social a registrarlo solo tramite l’invio di un documento d’identità”.  
E aggiunge: “Sapremo solo così chi si nasconde dietro la rete commettendo reati penali sotto l’impunità dell’anonimato”.  
 
E’ il caso di dire che forse dovrebbe preoccuparsi più dei suoi flop cinematografici e lasciare in pace la libertà di espressione. 
 
Imbecille! 
Licenza Creative Commons  30 Ottobre 2019
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019