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Fiume
Non esiste pace per Fiume: torna la stella rossa sul grattacielo (come nel 1945) 
di Ninni Raimondi
 
Uscirà mai la città di Fiume dal turbine cieco dell’ideologia? A quanto pare no: scelta ufficialmente come installazione artistica del progetto “Fiume Capitale Europea della Cultura 2020”, torna la stella rossa a cinque punte in cima al Grattacielo, come successe nel 1945. 
L’opera, firmata dall’artista croato Nemanja Cvijanovic, vuole ricordare i 2800 antifascisti caduti durante la presa della città da parte delle truppe jugoslave sul finire della Seconda Guerra Mondiale. L’artista-militante non è nuovo all’utilizzo dell’arte come mezzo per celebrare l’operato di Tito, per questo motivo è lecito pensare che anche questa installazione possa avere un ulteriore significato rispetto a quello dichiarato ufficialmente. A Fiume e nei dintorni esistono già centinaia di monumenti a ricordo di tale evento, ma nessuno aveva mai osato riposizionare la grande stella rossa simbolo delle truppe comuniste jugoslave e di orrende pagine insaguinate di dolore italiano in cima al grattacielo. Questo gesto appare quindi una chiara presa di posizione politica anti-italiana da parte di chi fino a ieri cianciava di voler iniziare il 2020 dando una svolta al tumultuoso passato della città, rendere finalmente protagoniste le minoranze e affacciarsi al nuovo decennio con un nuovo volto. 
 
Il grattacielo di Fiume, il primo dell’intera regione, venne progettato e costruito a cavallo fra gli anni ’30 e ’40 dall’affermato architetto triestino Umberto Nordio, già firma di importanti opere tra cui il palazzo dell’Università di Trieste. L’edificio alto tredici piani tutt’oggi svetta sulla città quarnerina rappresentando la secolare presenza italiana. Ironia della sorte, dal 1945 è stato utilizzato dal governo titino come veicolo di messaggi politici a partire dalla stella rossa per arrivare alla gigantesca scritta TITO o al simbolo comunista della falce incrociata con il martello. 
 
Fino allo scorso anno la partecipazione della città come “Capitale Europea della Cultura 2020” aveva dato alla Comunità Italiana di Fiume molte speranze e creato grandi aspettative per un atteso rinnovamento. Speranze che si erano clamorosamente e sospettosamente avverate dopo l’annuncio del sindaco socialdemocratico Vojko Obersnel di approvare il progetto di bilinguismo visivo. Questo progetto si è però ridimensionato poco dopo, limitandosi all’aggiunta di targhe riportanti la vecchia toponomastica italiana e tedesca nel solo centro storico, tra l’altro quasi completamente raso al suolo per lasciare spazio negli anni ’70 ai famosi mostri architettonici comunisti. 
Il colpo definitivo agli italiani viene dato però negli scorsi giorni dove, oltre al vergognoso endorsement post-titino della suddetta stella rossa, tutti e tre i progetti della Comunità Italiana di Fiume in concorso vengono rigettati, svelando quindi la solita faccia dei croati nei confronti degli italiani di Fiume. 
 
A distanza di un secolo, parafrasando d’Annunzio, Fiume è ancora la Città Olocausta e pare lo sarà nonostante il titolo di Capitale Europea della Cultura. 
Licenza Creative Commons  13 Gennaio 2020
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