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Ninni Raimondi
Facciamo due chiacchiere e un po' il punto della situazione 
di Ninni Raimondi
 
 
 
 
      Sea Watch e Open Arms 
 
 
Sea Watch e Open Arms ci lasciano 241 clandestini 
Le Ong l’hanno vinta anche stavolta 
 
Le Ong hanno vinto anche questa volta. E’ arrivata stamattina alle 8 nel porto di Taranto la nave Ong Sea Watch 3.  
Sull’imbarcazione era trasportato il “prezioso carico”  di 119 immigrati recuperati in 3 operazioni nella giornata di giovedì scorso. Ad attenderli al molo era predisposta l’organizzazione di prima accoglienza ed assistenza del Comune di Taranto, Croce Rossa, 118 e organizzazioni di volontariato. Seguendo l’iter consueto, gli immigrati verranno poi trasferiti all’hotspot del porto di Taranto per la procedura di identificazione e fotosegnalamento. Qui resteranno per un massimo di 72 ore prima di essere destinati ad altre località. Sea Watch si affretta a specificare su Twitter che “il viaggio degli uomini e delle donne a bordo continua” e chiede che “i diritti delle persone che sbarcheranno siano rispettati anche nell’ambito dei negoziati ad hoc”. 
Ieri sera la Ong twittava le fotografie dei clandestini festanti alla notizia dell’assegnazione del “porto sicuro”: 
L’ennesima calata di braghe del governo italiano era arrivata nella giornata di martedì 14 gennaio, quando il Viminale aveva annunciato in una nota che “In seguito alle richieste avanzate, all’Open Arms  (con 118 clandestini a bordo) e alla Sea Watch 3 sono stati assegnati, rispettivamente, i porti di Messina e Taranto“. Il comunicato chiariva che “Francia, Germania, Portogallo e Irlanda hanno già dato la loro disponibilità ad accogliere i richiedenti asilo a bordo”. 
 
Anche la Open Arms è servita 
La nave della Ong Open Arms è invece attraccata nel pomeriggio di ieri al porto di Messina.  
I 122 immigrati irregolari, recuperati dalla nave al largo della Libia, sono sbarcati al molo Norimberga, dove sono stati accolti da medici, volontari e forze dell’ordine. Tra loro si segnala paresenza di due donne in gravidanza e tre famiglie con bambini. Verranno trasferiti nel centro di prima accoglienza dell’ex caserma Gasparro per l’identificazione, poi saranno ricollocati. “Dopo 5 giorni, siamo in un porto sicuro. Più di 100 vite, madri, figlie, ragazzi, si lasciano alle spalle la violenza per una nuova vita in Europa”, ha twittato Open Arms.   
 
Una raccolta fondi per riparare la nave 
Qualche giorno fa il patron della Ong Oscar Camps aveva lanciato un appello per una raccolta di fondi da utilizzare per la ristrutturazione della nave, in grave stato di obsolescenza, o l’acquisto di una nuova.  
“Operiamo con un rimorchiatore del 1974, che così com’è non può affrontare operazioni di soccorso nel Mediterraneo. I guasti sono continui e dobbiamo fare riparazioni provvisorie, perché quelle strutturali sono costosissime”. 
 
 
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        La Giunta per il regolamento 
 
 
Gregoretti, scontro giallofucsia-opposizione  
Convocata Giunta per il regolamento 
 
Alla fine la spunta l’opposizione. Il presidente del Senato Elisabetta Casellati ha convocato la Giunta per il regolamento sul caso Gregoretti per le ore 16 di oggi. Dovrà valutare se la Giunta per le immunità del Senato può riunirsi il 20 gennaio prossimo nonostante la sospensione dei lavori dell’Aula e delle commissioni dal 20 al 24 deciso nei giorni scorsi dalla conferenza dei capigruppo in vista delle elezioni regionali. La maggioranza giallofucsia, come è noto, vorrebbe rimandare il voto sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona aggravato dall’abuso dei poteri del ministro dell’Interno, per la vicenda della nave Gregoretti. Questo perché teme che il leader della Lega utilizzi il voto in Giunta come arma elettorale per l’Emilia Romagna, alle urne pochi giorni dopo, domenica 26. 
Lega, FdI, FI: “Volete processare Salvini ma non avete il coraggio di farlo prima delle elezioni” 
La richiesta di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia di convocare la Giunta per il regolamento aveva scatenato lo scontro con la maggioranza. “Noi riteniamo che il presidente Gasparri sia stato esaustivo e quindi che si debba conservare il calendario votato all’unanimità, l’abbiamo detto più volte – ha detto la capogruppo di FI Anna Maria Bernini in Aula – La maggioranza non vuole convocare la Giunta per il regolamento, perché loro vogliono farlo solo quando vincono“. Molto più diretto l’attacco del capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo: “Volete processare Salvini e non avete il coraggio di farlo prima delle elezioni“. Per Isabella Rauti, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, si tratta di “una questione esclusivamente politica” e “il rinvio della data è scandaloso“, perché “nasconde la volontà di processare Salvini, ma di farlo solo dopo le elezioni”. Ciò detto, FdI “rilancia l’appello di Giorgia Meloni per una mobilitazione generale, perché non c’è solo l’Aula ma anche il Paese e la piazza”. 
 
Marcucci: “Chiediamo integrazione membri mancanti” 
Dalla maggioranza ha replicato il capogruppo del Pd Andrea Marcucci: “Credo che la proposta della senatrice Bernini sia solo provocatoria. Noi abbiamo rinunciato a una nostra mozione per venire incontro” alle esigenze della minoranza. Poco prima alcuni senatori di maggioranza avevano sottolineato come nella Giunta per il regolamento non ci sia una completa rappresentanza parlamentare (formata da 10 membri di cui 3 della Lega, 2 di Forza Italia, 2 del Pd, 2 del M5%, uno di Fratelli d’Italia oltre alla presidente del Senato che guida la Giunta stessa). Marcucci ha quindi aggiunto: “Volevo capire se la convocazione della Giunta per il regolamento è per procedere, come prevede il regolamento, all’integrazione dei membri mancanti visto che non c’è equilibrio e che quell’organismo oggi non garantisce la corretta rappresentanza democratica di questo Senato. Io così la interpreto”. 
La replica della Casellati: “Io non rappresento il sesto membro dell’opposizione” 
A rispondergli indirettamente ci pensa la presidente del Senato: “Voglio fare una precisazione. Esiste la formazione cinque a cinque: io non rappresento il sesto membro dell’opposizione. Io rappresento l’intero Senato, maggioranza e opposizione”. “E’ una doverosa specificazione sui numeri” della Giunta, precisa la Casellati. 
Gasparri propone di bocciare la richiesta di autorizzazione a procedere 
Come è noto, il voto in Giunta per le immunità sarà sulla relazione con la quale il presidente Maurizio Gasparri propone di bocciare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno richiesta dal Tribunale di Catania per il caso Gregoretti. Il voto è previsto per il prossimo 20 gennaio. 
 
 
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        Vergogna 
 
 
Il parco ‘Martiri delle Foibe’ sfregiato con ‘Fasci mer*a’  
Vergogna a Udine 
 
 
Dobbiamo aspettarcelo: si avvicina il 10 febbraio, Giorno del ricordo, e già antifascisti e negazionisti dei massacri delle Foibe affilano le loro armi per sfregiare, negare, svilire il ricordo dei morti e degli esuli. E’ successo la scorsa notte a Udine, al parco “Martiri delle Foibe” di via Bertaldia, dove qualche spregevole vandalo – la collocazione politica è intuibile – ha cancellato la scritta sul cartello di denominazione dell’area verde e vi ha scritto “Fasci merda”.  
 
Un parco che non ha pace 
Un parco, quello di Udine, tristemente noto per essere continuamente bersaglio delle manie talebane dei sedicenti nipotini dei partigiani: l’anno scorso, a febbraio, venne sfregiato il ceppo dedicato ad esuli con lo sradicamento di piante ornamentali e corone celebrative. Subito dopo, nel mese di marzo, sul muro frontale al parco comparve la scritta “Né vittime né martiri ma solo fascisti e spie”. Entrambe le denunce partirono dai militanti di CasaPound, diventati ormai i principali difensori del decoro dell’area.  
Ignoranza sconfinata 
“L’atto vandalico compiuto nel corso della notte al Parco Martiri delle Foibe dimostra ancora una volta che la mancanza di conoscenza della storia e l’ignoranza che ne consegue sono un problema che è ancora lontano dall’essere estirpato”. Lo ha dichiarato a Triestecafé  il Sindaco di Udine Pietro Fontanini. “Evidentemente la chiarezza fatta negli ultimi anni sulla tragica pagina delle Foibe, dopo decenni in cui si è dato spazio solo ed esclusivamente a una storiografia di matrice ideologica e tesa alla mistificazione e al negazionismo di quanto accaduto, non è ancora sufficiente. Finché ci saranno studiosi e storici disposti a sacrificare la realtà dei fatti sull’altare dell’appartenenza politica, per esempio facendo passare l’idea che gli infoibati fossero tutti fascisti, non ci sarà memoria e qualche ignorante si sentirà legittimato a compiere gesti come quello di oggi”. 
Il primo cittadino di Udine conclude così: “Nell’augurarmi che prima o poi si riescano a raggiungere equilibrio e serenità nell’interpretazione dei fatti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale al confine orientale, non posso che esprimere la vicinanza mia e dell’Amministrazione che rappresento ai parenti di coloro che hanno trovato la morte nelle foibe, la cui memoria va difesa senza compromessi”, conclude Fontanini. 
 
 
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        I nonni ci salvano 
 
 
Istat, i nonni “salvano” le famiglie italiane dalla povertà 
I dati ISTAT 
 
I nuovi dati dell’Istat ci rappresentano una situazione “vecchia”; per una famiglia italiana su tre i nonni rappresentano un fondamentale introito per la sopravvivenza. 
 
Confermata la tendenza dal 2017 
“Per quasi 7 milioni e 400mila famiglie con pensionati i trasferimenti pensionistici rappresentano più dei tre quarti del reddito familiare disponibile e nel 21,9% dei casi le prestazioni ai pensionati sono l’unica fonte monetaria di reddito (oltre 2 milioni e 600mila di famiglie)” rileva l’Istat. Così facendo l’istituto di statistica conferma i dati del 2017, stabilendo che “la presenza di un pensionato all’interno di nuclei familiari ‘vulnerabili’ (genitori soli o famiglie in altra tipologia) consente quasi di dimezzare l’esposizione al rischio di poverta`“. 
 
“Ampia disuguaglianza di reddito” 
“Nel 2018, i pensionati sono circa 16 milioni, per un numero complessivo di trattamenti pensionistici erogati pari a poco meno di 23 milioni. La spesa totale pensionistica (inclusa la componente assistenziale) nello stesso anno raggiunge i 293 miliardi di euro (+2,2% su variazione annuale)” dicono ancora i dati dell’Istat. “Il peso relativo della spesa pensionistica sul Pil si attesta al 16,6%, valore appena più alto rispetto al 2017 (16,5%), segnando un’interruzione del trend decrescente osservato nel triennio precedente”. Secondo tali dati, riferiti anche da Ansa, il 36,3% dei pensionati riceve ogni mese meno di 1.000 euro lordi, il 12,2% non supera i 500 euro. Un pensionato su quattro (24,7%) si colloca, invece, nella fascia di reddito superiore ai 2.000 euro”. Basandosi dunque sui dati del 2018, Istat descrive come “ampia la disuguaglianza di reddito tra i pensionati: al quinto con redditi pensionistici più alti va il 42,4% della spesa complessiva”. 
 
 
 
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        Macron nil furbacchion 
 
 
La Francia blocca la riforma liberista delle pensioni 
Prendiamo esempio 
 
Doveva essere l’anno della “liberazione universale”. E della fine di tutte le forme di oppressione e di sfruttamento, di miseria e di barbarie. Così si diceva, e molti continuano a ripeterlo, che dovesse essere il 1989. E, invece, a uno sguardo non offuscato dal vitreo teatro delle ideologie, il mondo che abbiamo dinanzi è un mondo intriso di miseria e soprusi, ingiustizia e barbarie. Un mondo che, sotto questo profilo, non ha nulla da invidiare al Novecento. Per questo, con le parole di Oscar Wilde, the dislike of actuality dovrebbe essere, propriamente, il contegno di chi quotidianamente patisce sulla propria carne viva le conseguenze del mondo della “democazia conforme ai mercati”, come ebbe a definirla Angela Merkel. 
A meno che non si sia membri della global class dominante, la ristrettissima power élite che occupa la plancia del comando del mondo ridotto a mercato, non v’è, in effetti, motivo reale per amare l’indecenza alienante chiamata capitalismo. La quale resiste e, anzi, prospera, grazie all’indisponibilità dei dominati. I quali amano le proprie catene. E, di più, come nel mitologema platonico dell’antro, sono pronti a battersi unicamente in loro difesa. Prodigi dell’ideologia! 
 
La buona novella d’Oltralpe 
Eppure, ogni tanto giunge una buona novella. Che aiuta, se non altro, la fiamma della speranza a non spegnersi in via definitiva. Accade così, in questi giorni, che dalla Francia giunge una notizia che non può non rallegrare quanti ancora non abbiano venduto testa e cuore alla classe dominante: le proteste di piazza, vibranti e organizzate, hanno bloccato la riforma ultraliberista delle pensioni voluta dal governo di Macron, il prodotto in vitro dell’élite turbofinanziaria targata Rothschild. Nunc est bibendum! Vive la France! Il fabula docet che ne traiamo è una lezione semplice ma importante di ontologia dell’essere sociale: dalla nostra capacità di organizzarci e di lottare dipende la possibilità di fermare la scellerata avanzata del liberismo cosmopolita e del suo massacro preordinato dei ceti medi e dei lavoratori, dei popoli e delle nazioni. 
Forse aveva ragione Kant, allorché scriveva che un evento come la Rivoluzione del 1789 (non la controrivoluzione del 1989, sia chiaro) non si oblia mai più: si conficca, nella memoria di un popolo, come una spina inestirpabile. Una spina che, aggiungiamo noi, torna a pungere all’occorrenza, risvegliando gli impeti rivoluzionari. Impeti dei quali le gloriose giubbe gialle sono l’ultimo, in ordine cronologico, esempio. 
 
Le pensioni dei bancocrati del Fondo Monetario 
A suffragio della “diversa temperatura storica”, come la appellava Gramsci, tra Francia e Italia, basti rammemorare che nel Belpaese si respira ben altro clima, more solito. Mario Monti, l’euroinomane più impenitente, celebra Macron come esempio per tutti gli europei. E Tito Boeri, la Pizia dei mercati sans frontières, ci spiega che abbassare l’età pensionabile è una follia. Non specifica – peccato, davvero! – che di follia si tratta se e solo se la si guarda dal punto di vista dei mercati. Se, invece, la si osserva dalla prospettiva dei dominati (ceti medi e classi lavoratrici), follia criminale è l’opposto: ossia l’innalzamento dell’età pensionabile, modalità riforma Fornero (2011). Può forse giovare un richiamo a un fatto che senz’altro non sarà sfuggito all’informatissimo Tito Boeri: la normale età pensionabile dei bancocrati del Fondo Monetario Internazionale è – pensate un po’ – di 62 anni. E costoro fanno pressioni, poi, per innalzare senza limiti quella di chi, in basso, dovrebbe subire in silenzio, sentendosi tacciare di populismo se osa opporsi. 
 
 
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Ninni Raimondi
 
E questo è tutto. 
Almeno per oggi e credo che basti. 
Grazie per aver letto 
Ninni Raimondi
 
    
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