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Per il M5S il day after è terribile. I grillini rischiano di sparire, tra faide e assenza di leader 
di Ninni Raimondi
 
Mai così male, mai così in basso. Dopo il tracollo in Emilia Romagna e Calabria, i pentastellati si ritrovano in un mare in burrasca, per di più senza scorgere alcun approdo all’orizzonte. L’ex leader Luigi Di Maio, l’unico che aveva un minimo di intelligenza politica, aveva fiutato la mala parata e si era pertanto fatto da parte. E il M5S, come aveva avvertito, è affondato: appena due consiglieri eletti a Bologna, nessuno a Catanzaro. E il Movimento è sprofondato ben al di sotto della soglia psicologica del 10%. Un’ecatombe che, il 4 marzo 2018, veramente in pochi avrebbero profetizzato. 
 
Aria di scissione 
Quel che più preoccupa, però, non è tanto l’aver toccato il fondo, ma la totale assenza di proposte per invertire la rotta. Privi della guida di Di Maio, che fungeva un po’ da catalizzatore, un po’ da capro espiatorio interno, i grillini sono ormai allo sbando. Tant’è che nel M5S tira aria di scissione. Ad evocarla è stato soprattutto Max Bugani, ex consigliere comunale di Bologna e ora capo staff di Virginia Raggi: «Nell’ultimo anno e mezzo – ha dichiarato – non si e` voluta guardare in faccia la realtà. Ognuno voleva un M5S fatto a sua immagine e somiglianza. Oggi il M5S non sa più dove andare». 
 
M5S a un tornante decisivo 
In un’intervista al Fatto Quotidiano, giornale da sempre vicino al movimento, Bugani è stato chiarissimo. Il M5S è spaccato in tre correnti antagoniste: «C’e` chi soffre la distanza da Salvini, chi vorrebbe fare un terzo polo autonomo e chi vuole andare a sinistra», ha spiegato. Un passaggio decisivo saranno gli Stati generali del movimento che si terranno a marzo, e che sarà un po’ una resa dei conti. «Prima vorrei capire dove andiamo. Comprendere se sono ancora a casa mia o se quello nel M5S e` stato un meraviglioso viaggio», ha chiosato Bugani. Agli Stati generali verrà discussa anche la questione della leadership del movimento, ma Bugani si augura che sia un’occasione per «prendere atto di una diversità». E aggiunge: «Ricordando che talvolta un matrimonio può finire, ma senza odi e rancori. Andare avanti litigando tutti i giorni non fa bene ai figli e alla famiglia». Insomma, tra faide, mancanza di leader, litigi, scontri e il Pd che ora vuole rivedere gli equilibri della maggioranza, il M5S si trova a un tornante decisivo.  
 
E le attuali premesse non trasmettono certo ottimismo. 
Licenza Creative Commons  29 Gennaio 2020
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