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La malattia culturale, tra fantasma giuridico e settarismi 
di Ninni Raimondi
 
Il debito mondiale ammonta a 253 mila miliardi di dollari e continua ad aumentare grazie al basso costo del denaro e all’accesso agevolato al credito [1]. Gli analisti più disincantati da tempo denunciano il rischio di un nuovo 2007 e l’approssimarsi di una gigantesca bolla finanziaria ma, come di consueto, i campanelli d’allarme rimangono inascoltati. L’esplosione dei debiti non si concretizza in migliorie per l’economia reale e le diseguaglianze nella concentrazione della ricchezza lo testimoniano periodicamente [2]
Ora, il problema principale che affligge la costruzione della nostra società, quella che il compianto Giacinto Auriti chiamava la “malattia culturale”, è la distorsione dei giudizi di valore e la confusione – l’inversione – tra il momento strumentale (previsione del bisogno) e quello edonistico (effettiva soddisfazione, godimento di quest’ultimo) e il loro rapporto, che definisce l’utilità. È così che viene a crearsi il concetto di fantasma giuridico, dove l’interesse della società è diverso da quello dei soci che la compongono: l’entità astratta diviene proprietaria ed unica fruitrice del diritto. Nello stato liberale come in quello socialista, l’élite rappresentante la società strumentalizzante (i partiti o il partito e le sue gerarchie, la Costituzione, le SPA, le banche, etc.) realizza un esproprio generalizzato in piena regola. 
Così, ad esempio, i cittadini sono costretti a pagare tasse e balzelli allo stato (sempre più spesso in assenza di un corrispettivo in termini di servizi e garanzie) e di conseguenza alle banche per l’emissione di nuovo denaro. Beninteso, togliere la leva monetaria agli esecutivi è stato probabilmente un atto dovuto, o comunque necessario per tentare di ridurre il clientelismo elettorale, ma doveva essere propedeutico alla proprietà della moneta al portatore, unico modo per uscire dalla logica dei cicli deflattivi programmati nella quale ci troviamo; e non, invece, all’internazionalizzazione dei “debiti sovrani”. 
 
Un movimento rivoluzionario che voglia rovesciare il sistema del godimento dei beni per rappresentanza non può ignorare l’opera di Auriti, né tantomeno farsi abbindolare dalle infatuazioni di un veteromarxismo o dalle teorie di monete moderne o complementari che siano.  
Per essere un vero polo di attrazione e influenza, l’azione politica deve essere coadiuvata da quella culturale e metapolitica.  
L’organizzazione dovrebbe quindi essere collegiale e riunire il meglio dal punto di vista militante e non, per puntare a costituire una strategia (finalmente) vincente. 
 
Note 
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