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La triste storia della sardina Ogongo: cerca la scissione ma finisce per autoespellersi 
di Ninni Raimondi
 
E’ caos all’interno delle sardine: la mossa alquanto azzardata e parecchio discussa dei quattro leader del movimento, che nel fine settimana scorso si erano fatti fotografare in grembo all’industriale Benetton a margine di una visita “non ufficiale”, ha scatenato più di un malumore. Dall’attivista Jasmine Cristallo, che dopo aver espresso il proprio dissenso è però compostamente ritornata nei ranghi, al caposardina capitolino e re dei segnalatori social Stephen Ogongo, che di chinare il capo d’innanzi agli scivoloni di Santori non ne ha voluto proprio sapere. 
 
L’apertura a CasaPound 
Ogongo, un po’ “pecora nera” – ci si passi il gioco di parole –, un po’ pasticcione: l’avevamo già capito il dicembre scorso, quando aveva maldestramente “aperto” a CasaPound riguardo a un’eventuale presenza del movimento alla manifestazione nazionale delle sardine che si sarebbe tenuta a Roma. Simone Di Stefano aveva colto la palla al balzo accettando l’invito e i pescetti, pur pregiandosi di sfuggire a qualsiasi rete, avevano abboccato come tonni, sperticandosi in proclami di antifascismo e costringendo Ogongo a scusarsi. “Un’ingenuità, le nostre piazze sono antifasciste”. 
 
La condanna 
Da quella gaffe in poi sembrava andare tutto liscio. Fino a ieri, quando Ogongo, in un post su Facebook, ha preso drasticamente le distanze dall’avvicinamento di Santori & co. alla famiglia Benetton, maggior azionista di Atlantia e della società infrastrutturale Autostrade per l’Italia, tuttora compromessa con il tragico crollo del Ponte Morandi: “E’ stato sbagliato e inopportuno, un errore politico ingiustificabile, che è solo l’ultimo dei tanti commessi nelle ultime settimane”, spiega. “Chi lotta per la giustizia sociale e per un nuovo modo di fare politica non può dimenticare il grido di dolore delle famiglie delle vittime di Genova. Per chi ha creduto nei valori espressi nelle piazze delle Sardine è stata una delusione enorme che ha minato gravemente l’integrità e la credibilità del movimento“. 
 
Lo scisma di Ogongo 
Ma Ogongo non si ferma alle stigmatizzazioni. Il potere fa gola a tutti, soprattutto ai sinceri democratici, e così si proclama tanto disgustato da annunciare la scissione dal nucleo felsineo e la creazione di un nuovo movimento. Con a capo sé stesso: “Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai 4 fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando”. Una decisione tutt’altro che democratica: di questa mossa il buon Stephen non aveva avvisato nessuno. Questo divorzio, sostanzialmente, se l’era “acchittato”, come dicono i romani, tutto da solo. E quello che voleva essere un colpo di Stato è risultato, di fatto, in una autoespulsione, perché il coordinamento dei pescetti romani gli si è subito rivoltato contro, accodandosi subito all’ingresso dell’ovile santoriano.  
 
Le sardine si oppongono 
Lo hanno rivelato stamattina proprio le sardine romane tramite un post comparso sulla bacheca della coordinatrice capitolina Barbara Linardi: “Un gruppo di 145.000 membri (-2000 da ieri a oggi) in mano all’uomo solo al comando è inaccettabile. Cosa ne farà?”. Linardi ha raccontato delle inclinazioni dittatoriali di Ogongo, unico e indiscusso amministratore del gruppo capitolino: “Non ha mai nominato un altro amministratore nonostante gli fosse da più parti richiesto“. 
La presa di posizione dell’ex capo sardine è arrivata “a insaputa di tutte le persone che hanno organizzato la manifestazione del 14 dicembre, dopo giorni di silenzi, di mancate risposte alle mille telefonate fatte e messaggi inviati” e “dopo aver passato la mattina a rimuovere i moderatori del gruppo Facebook ‘Sardine di Roma’, di cui era volutamente unico amministratore”.  
 
E ha aggiunto, invitando le sardine romane a seguire le iniziative su un altro gruppo e pagina: “Cerchiamo di riparare al danno uscendo dal gruppo ed invitando gli amici a fare lo stesso”.  
 
Insomma, Ogongo, wannabe dittatore pasticcione, cercava lo scisma ma si è scisso solo da sé stesso.  
Licenza Creative Commons  4 Febbraio 2020
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