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Renzi tiene in pugno il governo sulla prescrizione: “No all’accordo, non avete i numeri” 
di Ninni Raimondi
 
Matteo Renzi torna alla carica: Italia Viva non voterà la riforma della prescrizione targata M5S. E in ogni caso – ricorda – la maggioranza giallofucsia non ha i numeri per approvarla. Poi la stoccata al Pd: “Non capisco perché si fa dettare l’agenda dai 5 Stelle”. “Questo governo, che io stesso ho promosso, è nato per evitare l’Italexit di Salvini, ma non posso diventare giustizialista. Siamo una forza riformista, non cediamo al populismo nella giustizia. Non ce ne andiamo ma se ci vogliono cacciare, ce lo dicano“, dice Renzi ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital. 
 
“Appoggio esterno? Ci mettiamo un quarto d’ora a lasciare le poltrone” 
“Noi continuiamo a lavorare sui nostri settori, se ci vogliono buttar fuori ce lo dicono, se ci dicono o cambiate idea, o diventate anche voi giustizialisti o vi buttiamo fuori, noi diciamo subito che non cambiamo idea: per noi le idee sono più importanti delle poltrone. Io non cambio la natura della mia esperienza politica riformista per inseguire una cultura giustizialista e populista. Spero che non drammatizzino, che prevalga il buon senso”, ribadisce l’ex premier. Poi la minaccia: “L’appoggio esterno – spiega Renzi – significa che noi facciamo dimettere i nostri ministri. Penso che Teresa Bellanova sia la numero uno sull’agricoltura e stia lavorando benissimo; che Elena Bonetti stia lavorando molto bene sulla famiglia; sul sottosegretario, Ivan Scalfarotto, è l’unico che in quel gruppo di sottosegretari capisce qualcosa di export. Noi abbiamo queste tre postazioni, non vogliamo lasciarle. Se il presidente del Consiglio vuole che le lasciamo ce lo dirà e ci mettiamo un quarto d’ora a lasciarle, se vogliono drammatizzare facciano pure”. 
 
“Sulla giustizia non hanno la maggioranza in Parlamento” 
Poi un attacco ai 5 Stelle: “Sulla giustizia – insiste l’ex segretario Pd – non ci stiamo, se qualcun altro per mantenere una poltrona è disponibile a diventare socio della piattaforma Rousseau, faccia pure, ma noi siamo un’altra roba“. In ogni caso, carta canta, ricorda il leader di Iv: “A mio avviso questo accordo a tre che hanno fatto ieri” sulla giustizia (Pd-M5S-LeU hanno trovato l’intesa sul blocco della prescrizione dopo due condanne, in primo grado e in appello) “non ha la maggioranza in Parlamento. Può darsi che sbagli, leggo che Conte è pronto ad avere 50 parlamentari centristi che votano questa riforma, la votassero loro, io non la voto”. “Se si trova voti in Forza Italia, nella Lega che gli vota questa roba io sono contento per loro, un po’ meno per il Paese. Secondo me – fa presente Renzi – non hanno la maggioranza, ma se si stanno preparando con un’altra maggioranza, evviva, è la libertà, è la democrazia parlamentare. La mia impressione è che abbiano fatto male i conti, suggerirei prudenza. Io non mi sono sfilato, lo dico da sei mesi che su questa storia della giustizia non si può diventare populisti”. In effetti lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha da poco precisato che in questa legislatura non ci saranno altre maggioranze. Insomma, per il capo dello Stato se il Conte bis dovesse cadere, si tornerà alle urne. E su questo sta facendo leva Renzi. In un colpo solo, poi sconfessa anche i sospetti di una manovra architettata con l’ex capo politico M5S Luigi Di Maio per sostituire Conte: “Il mio obiettivo non è cambiare il presidente del Consiglio ma vorrei che Conte cambi passo“. 
 
“Sulla giustizia bisogna trovare un accordo. Ma il Pd si è schierato con il M5S” 
“Premesso che il Paese in questo momento ha ben altri problemi, come le infrastrutture o il coronavirus – continua Renzi – sulla giustizia bisogna trovare un punto d’accordo. Il Parlamento deve scegliere tra la legge di Bonafede e Salvini e quella di Gentiloni e Orlando. Io sto con questi ultimi due. La novità di ieri è che il Pd si è schierato con il M5S“. Infine l’ultimo attacco al suo ex partito: “Non riesco a capire perché il Pd non utilizzi la forza del risultato in Emilia Romagna per dettare l’agenda, ma continui a inseguire quella dei 5 Stelle“. 
 
La mossa di Renzi è chiara: le sue truppe cammellate, seppure esigue, sono essenziali per avere i numeri in Senato.  
In ragione di questo, l’ex premier alza la posta e chiede al Pd di non far passare la linea 5 Stelle.  
In tal modo, un domani potrà dire che ha salvato il Paese da una riforma manettara. Insomma, l’ex premier fa campagna elettorale, pensa a far crescere il suo piccolo partito e ogni volta che dice che non vuol far cadere il governo, il pensiero di tutti va a quel “stai sereno”, suo marchio di fabbrica.  
Conte è avvisato, sa che non può stare affatto sereno.  
 
E nemmeno Zingaretti. 
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