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In economia la sinistra sovranista ha qualcosa da insegnare alla destra? 
di Ninni Raimondi
 
Come abbiamo sottolineato più volte, il sovranismo non appartiene solo a quella che viene comunemente chiamata «destra» (sempre che questa categoria abbia ancora un senso). Il fronte sovranista, infatti, è quanto mai ampio e abbraccia anche i settori della sinistra anti-globalista. Si tratta, è vero, di una cerchia minoritaria all’interno della sinistra, che oggi è prevalentemente (e indiscutibilmente) neoliberale. Eppure questo «sovranismo socialista» esiste ed è, diremmo, essenziale. È essenziale soprattutto per un motivo: i sovranisti destrorsi sono tuttora ancorati a ricette economiche di stampo liberista, spesso incapaci di indicare coordinate macroeconomiche genuinamente sovraniste. 
 
La sinistra sovranista va ascoltata 
Un ottimo esempio di questa sinistra sovranista è senz’altro rappresentato dall’opera Sovranità o barbarie di Thomas Fazi e Bill Mitchell. Quest’ultimo, docente di economia all’Università di Newcastle in Australia, è il più autorevole esponente della cosiddetta «economia eterodossa», ossia quella corrente scientifica che ha attaccato frontalmente la teoria neoliberale dominante. Stamattina entrambi gli autori hanno tenuto una conferenza in Senato dal titolo MMT: un nuovo paradigma economico per uscire dalla crisi?, patrocinata da Gianluigi Paragone. L’evento ha rappresentato un’occasione per illustrare la Teoria monetaria moderna (Mmt), di cui Mitchell è tra i massimi rappresentanti a livello mondiale. 
Ad aprire i lavori è stato Thomas Fazi, specificando che «gli ultimi due anni sono stati decisivi: la Teoria monetaria moderna non può più essere ignorata, tant’è che lo stesso Draghi ne ha parlato, così come la Lagarde. Magari in maniera critica, ma ne parlano». La Mmt, che secondo i relatori «può portare a un cambio di paradigma», è del resto stata fatta propria da alcuni politici americani di peso, come ad esempio la democratica Alexandria Ocasio-Cortez. In questo senso, arriva però arriva la «nota dolente». «L’Europa e l’Eurozona – ha rimarcato Fazi – sono colpevolmente in ritardo in questo dibattito, tant’ che continuano a sostenere la fallimentare austerità fiscale. Ma la cosa è strutturale, vista la natura stessa della Ue». 
 
Una teoria rivoluzionaria 
Successivamente ha preso la parola Bill Mitchell, che ha ricordato come «l’ultimo cambio di paradigma economico sia avvenuto negli anni Settanta-Ottanta, quando il neo-monetarismo (o neoliberismo) ha soppiantato il keynesismo». Ora però – ha proseguito l’economista – ha avuto luogo «una generalizzata rivolta anti-establishment, che ha sancito il fallimento delle élite». Ricostruendo gli ultimi sviluppi dell’economia mondiale, Mitchell ha evidenziato che «ormai gli istituti bancari stessi stanno chiedendo agli Stati di riprendere in mano la politica fiscale, di fare politiche espansive, cioè in deficit. Anche gli investitori si stanno accorgendo che le ricette dei macroeconomisti mainstream danneggiano i loro interessi (un esempio è quello dei titoli giapponesi)». Ed infatti «il Giappone è la prova vivente che la teoria dominante è fallace: la nazione nipponica ha un rapporto debito/Pil altissimo, eppure è in salute e ha contraddetto tutti quegli economisti che ne profetizzavano la prossima implosione». 
 
La sinistra globalista ha fallito 
Mitchell prosegue poi sottolineando che, «di fronte a questo fallimento, la sinistra progressista non ha saputo opporre alcuna reale alternativa, perché politici e intellettuali di sinistra hanno ormai introiettato l’ideologia neoliberale». Eppure un’alternativa c’è: «La vera sfida al mainstream economico è la Mmt, e infatti il mainstream si sente insidiato da questa teoria e pertanto sta reagendo con forza. Ma ormai, e questo è fondamentale, non può più ignorarla. E, ovviamente, pratica la disinformazione e il terrorismo mediatico». 
Mitchell ci tiene poi a rimarcare che «la Mmt non è né di destra né di sinistra: è una lente che ci permette di vedere come funzionano veramente i regimi monetari». Poi sta a ognuno proporre le ricette che reputa più opportune. Di una cosa però Mitchell è convinto: «La sovranità monetaria è essenziale, e questo la Mmt lo dimostra. Con l’euro il neoliberismo è stato istituzionalizzato nei trattati. Chi rimane nell’euro è condannato a disoccupazione, stagnazione e austerità. Il sistema non è riformabile, ho fatto uno studio di 500 pagine per dimostrarlo. Se l’Italia non recupera la sovranità monetaria, non uscirà mai dalla crisi». 
 
Il M5S ha rinnegato il sovranismo? 
Infine è intervenuto anche Gianluigi Paragone: «L’architettura europea è sbagliata, e cadrà, ma cadrà, purtroppo, sulla società italiana», ha affermato il senatore. «Non è possibile correggere questa architettura – ha proseguito – siamo di fronte a un nodo di Gordio, come Alessandro Magno. Dobbiamo tagliarlo, ma il mainstream diffonde paura». Paragone è infatti convinto che, a tutti i livelli, regnino «ignoranza e sudditanza sui temi macroeconomici. Abbiamo paura di un’altra verità e ci rifugiamo nel dogma della Ue. La quale, peraltro, perpetua l’inganno semantico dei neoliberisti: Ue = Europa». 
 
Non manca poi un attacco al suo ex partito, il Movimento 5 Stelle: «La nostra società è sofferente e il 33% del M5S [alle Politiche 2018, ndr] è figlio di quella sofferenza. Il M5S, però, aveva solo suggestioni, non un’idea politica precisa, e ora è arrivato il tempo del redde rationem». La polemica di Paragone riguarda soprattutto la firma del Mes, approvata anche dal M5S, ma la critica è più generale. E coinvolge anche il mondo della stampa: «Il giornalismo non racconta il Paese reale e le sofferenze nel mondo del lavoro e della piccola impresa. Il governo ha abdicato alla sua funzione politica. Bisogna tornare a parlare di lavoro, e soprattutto di “buon lavoro”», ha tuonato il senatore. «Oggi si parla solo di “occupazione” e “paga”, non di “lavoro” e “retribuzione”. Questa è la lingua del neoliberismo». È per questo che «dobbiamo realizzare una profonda revisione politica e culturale, occorre rivedere tutto l’impianto del neoliberismo. Dobbiamo comunicare e diffondere queste idee, e non rinchiuderci nel “te l’avevo detto”». 
Licenza Creative Commons  8 Febbraio 2020
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